martedì 29 dicembre 2009
mercoledì 16 dicembre 2009
giovedì 3 dicembre 2009
Catseggio massimo
Mi dispiace non aver postato niente nell'ultimo periodo, ma diciamo che sono stato un pò indaffarato, ecco. Tra università, concerti pazzeschi (di cui non scrivo un resoconto per pura accidia, comunque erano Il Teatro Degli Orrori e ancora gli ISIS però stavolta supportati dai Dälek, quindi goduria estrema, soprattutto visto e considerato che gli ISIS hanno fatto il miglior concerto che abbia mai visto, insieme a quello di Rimini dei Tool, quindi voglio dire), impegni coniugali, film da vedere ma intercettare con maestria, l'admin del 3rdeye che mi chiede di scrivere per il Panopticon e io che ancora non gli ho risposto, mortacci miei, eccetera eccetera.
Ultimamente poi ci si sta mettendo anche il fottuto pc, con Windows che non vuole partire e Ubuntu che fa dei capricci che mi fanno imbestialire. Un bel periodo, insomma.
Aggiungiamoci anche il fatto che stia per finire il 2009, quindi si avvicina ineluttabile la stesura della classifica del decennio che sta per finire. Per non parlare della classifica 2009. Entrambi sfide avvincenti. Cose brutte.
E visto che vi ho a cuore, miei manzoniani 25 lettori (se, magari), per non avervi fatto leggere queste righe a vuoto, vi metto dei download di dischi che mi stanno facendo compagnia in questo periodo. O perlomeno, metto quelli che non compariranno di certo nella classifica del decennio di cui sopra, visto che spero di riuscire a mettere tutti i download di tutti i dischi.
Indi:
Bohren & Der Club Of Gore - Sunset Mission (pt. 1)
Bohren & Der Club Of Gore - Sunset Mission (pt. 2)
The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble - The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble
Che sono due dischi jazz, fondamentalmente. Soprattutto il primo. Questo perchè sono entrambi parte di un genere abbastanza particolare, come avrete potuto intuire in particolare dal nome del secondo gruppo, che si fregia dell'attributo specificativo Darkjazz. Si, dark jazz. Ora, non è esattamente quello il nome del genere, per quanto Last.fm lo riporti tra le papabili opzioni. E' comunque jazz, però sempre più contaminato di musiche estranee all'ambito jazzistico, quali possono essere l'ambient, piuttosto che il dub, l'avantgarde piuttosto che il black metal. In genere, infatti, i componenti di questo genere di gruppi provengono da scene ben più estreme e più movimentate: penso, per esempio, ai Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, che conta nella loro formazione membri provenienti da o che hanno avuto a che fare con i Saint Vitus, nota formazione doom metal. E questa gente porta proprio le atmosfere dilatate e spesso cupe tipiche di altri lidi musicali in un genere di suo abbastanza aperto alle contaminazioni. Se già in passato è stato possibile mischiare il jazz con l'elettronica, con l'hip hop e con il rock, non vedo perchè la dark ambient o il metal non possano entrare a far parte della festa.
Tant'è.
Due dischi diversi, due atmosfere diverse, due approcci alla musica molto simili.
2562 - Aerial
Qui invece si cambia.
Quello di prima era jazz, per quanto strano possa sembrare, qui siamo nell'ambito dubstep. Si, il genere nuovo nato in Inghilterra, hypato in modo sovrumano, eccetera eccetera. Si.
Per questo vi dò un solo consiglio: ascoltatelo quanto volete, ma poi fatevi il favore di ascoltarlo in cuffia, con un volume dei bassi adeguato. Io lo amavo già da prima, ma è solo con l'ascolto attento dei bassi che mi sono reso conto di quanto grande sia questo disco. Davvero, ci sono delle tracce che non lasciano scampo, vi può fare male la testa tanto sono profondi i bassi e tanto sono martellanti i ritmi. Non dimentichiamo, poi, che comunque, bassi si o bassi no, c'è anche un'estrema maestria nella composizione. I bassi aiutano, ok, ma non bastano. Ascoltatelo bene e vi darà soddisfazioni.
Il titolo è estremamente adatto alle atmosfere che ci troverete: nebbiose, nuvolose, annacquate e umide.
Ultimamente poi ci si sta mettendo anche il fottuto pc, con Windows che non vuole partire e Ubuntu che fa dei capricci che mi fanno imbestialire. Un bel periodo, insomma.
Aggiungiamoci anche il fatto che stia per finire il 2009, quindi si avvicina ineluttabile la stesura della classifica del decennio che sta per finire. Per non parlare della classifica 2009. Entrambi sfide avvincenti. Cose brutte.
E visto che vi ho a cuore, miei manzoniani 25 lettori (se, magari), per non avervi fatto leggere queste righe a vuoto, vi metto dei download di dischi che mi stanno facendo compagnia in questo periodo. O perlomeno, metto quelli che non compariranno di certo nella classifica del decennio di cui sopra, visto che spero di riuscire a mettere tutti i download di tutti i dischi.
Indi:
Bohren & Der Club Of Gore - Sunset Mission (pt. 1)
Bohren & Der Club Of Gore - Sunset Mission (pt. 2)
The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble - The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble
Che sono due dischi jazz, fondamentalmente. Soprattutto il primo. Questo perchè sono entrambi parte di un genere abbastanza particolare, come avrete potuto intuire in particolare dal nome del secondo gruppo, che si fregia dell'attributo specificativo Darkjazz. Si, dark jazz. Ora, non è esattamente quello il nome del genere, per quanto Last.fm lo riporti tra le papabili opzioni. E' comunque jazz, però sempre più contaminato di musiche estranee all'ambito jazzistico, quali possono essere l'ambient, piuttosto che il dub, l'avantgarde piuttosto che il black metal. In genere, infatti, i componenti di questo genere di gruppi provengono da scene ben più estreme e più movimentate: penso, per esempio, ai Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, che conta nella loro formazione membri provenienti da o che hanno avuto a che fare con i Saint Vitus, nota formazione doom metal. E questa gente porta proprio le atmosfere dilatate e spesso cupe tipiche di altri lidi musicali in un genere di suo abbastanza aperto alle contaminazioni. Se già in passato è stato possibile mischiare il jazz con l'elettronica, con l'hip hop e con il rock, non vedo perchè la dark ambient o il metal non possano entrare a far parte della festa.
Tant'è.
Due dischi diversi, due atmosfere diverse, due approcci alla musica molto simili.
2562 - Aerial
Qui invece si cambia.
Quello di prima era jazz, per quanto strano possa sembrare, qui siamo nell'ambito dubstep. Si, il genere nuovo nato in Inghilterra, hypato in modo sovrumano, eccetera eccetera. Si.
Per questo vi dò un solo consiglio: ascoltatelo quanto volete, ma poi fatevi il favore di ascoltarlo in cuffia, con un volume dei bassi adeguato. Io lo amavo già da prima, ma è solo con l'ascolto attento dei bassi che mi sono reso conto di quanto grande sia questo disco. Davvero, ci sono delle tracce che non lasciano scampo, vi può fare male la testa tanto sono profondi i bassi e tanto sono martellanti i ritmi. Non dimentichiamo, poi, che comunque, bassi si o bassi no, c'è anche un'estrema maestria nella composizione. I bassi aiutano, ok, ma non bastano. Ascoltatelo bene e vi darà soddisfazioni.
Il titolo è estremamente adatto alle atmosfere che ci troverete: nebbiose, nuvolose, annacquate e umide.
venerdì 23 ottobre 2009
Su, su, su.
Siccome ormai sono un coglione e praticamente parlo quasi solo di film, parlo nuovamente di un film.
Up.
Giusto per chiarire in che termini ne parlerò e per cercare di far capire come sono entrato nel cinema (perchè è lì che va gustato il film, al cinema, di qualsiasi film si tratti), la mia situazione era questa: RateYourMusic lo dava come film migliore dell'anno, superiore anche a Inglorious Basterds di Tarantino, che ho adorato, e tanti altri film meritevoli (Basta Che Funzioni, per esempio, ma anche I Love Radio Rock di cui ho già parlato). Ciak lo dava come Colpo Di Fulmine insieme a Totoro (e vorrei vedere, ma di questo ne parlo), gran parlare dappertutto, John Lassenter ha vinto anche il Leone D'Oro alla carriera eccetera.
Aspettative alle stelle.
Entro nel cinema.
Esco dal cinema.
Aspettative stracciate dai fatti.
Capolavoro assoluto del cinema.
Ci sono cose che, volenti o nolenti, vi fanno entrare in voi stessi. Senza necessariamente scatenare infinite discussioni e marasmi interiori che scuotano dalle fondamenta alcune convinzioni, no: semplicemente, vi rendono partecipi di un dolore, o di una gioia, o di un semplice piacere temporaneo talmente personale, privato e delicato che con la persona soggetta a tutto questo (che decide di condividere con voi tal piacere/dolore/goia) si crea, per forza di cose, magari involontariamente, un sentimento di intimità estrema. Vi sentite partecipi, vi sentite affranti per il suo dolore, vi sentite incredibilmente felici per la sua felicità, ridete per le sue malefatte, sapete tutto di lui senza che nessuno ve l'abbia detto, basta guardarlo, basta anche solo sentirlo. E sono quelle cose che poi quella persona non ve la fanno lasciare più, vi rendono sempre legati in un modo o nell'altro. Succede solo con quelli che poi chiami "veri amici", direte voi. Non sono tanto d'accordo, ma il concetto è chiaro, perlomeno.
Bé, è esattamente così che ci si sente dopo aver visto questo film.
Avete un rapporto incredibilmente profondo con una persona nuova, siete estremamente sereni seppur distrutti, siete in un modo o nell'altro semplicemente accresciuti spiritualmente.
E' un film che ti accompagna in un viaggio importante, non trascinandoti o convincendoti rompendoti le palle. No, ti prende per mano, gentilmente, e dopo un sorriso decidi tu autonomamente di seguire questo amico perchè cazzo, è un tuo caro amico e dei tuoi amici ti fidi.
E attenzione, ho detto "accompagnare in un viaggio", non "raccontare una storia". Sono due cose diverse. Una storia te la racconta chiunque, chi peggio chi meglio, ma è facile che succeda una cosa del genere.
Quello che io reputo il film perfetto, Il Cavaliere Oscuro, racconta una storia, per quanto lo faccia con una perfezione insuperata e insuperabile.
Ed a questo punto subentrano le categorie degli adulti, che però in questi casi risultano utili, seppur nella loro inadeguatezza.
Up è un film per bambini. Indubbiamente. Ma "film per bambini", in questo caso, assume lo stesso valore che può avere l'espressione se usata nel caso del Miyazaki de La Città Incantata. Non film necessariamente rivolti ai bambini, quanto film che rievocano la purezza, l'ingenuità, la spontaneità. Che i bambini hanno naturalmente, noi adulti un pò meno. Purtroppo.
Prima di parlare delle impressioni sanguigne, faccio un pensiero veloce sul paragone allievo-maestro.
In questo caso, salterà all'occhio a chiunque abbia visionato anche una sola opera di entrambi i registri/scrittori(/artisti). Lassenter-Miyazaki. In cui Lassenter è l'allievo, per ovvi motivi di anzianità e di ovvietà.
E il paragone è fottutamente appropriato, anche per me che ste cose le odio. In particolare con questo UP i temi si incrociano in maniera quasi totale, dall'infanzia all'ambientalismo, dalla semplicità al ruolo della società moderna, senza scordare l'amore per il volo.
La differenza sta nella conseguenza dell'ovvia distanza, sia geografica che temporale: laddove Miyazaki usa il bosco della campagna vicina, non troppo impossibile nel Giappone degli anni '50, Lassenter usa la giungla sudamericana; laddove Miyazaki utilizza creature fantastiche della tradizione folkloristica locale, Lassenter usa animali selvatici.
E l'altra grande conseguenza della distanza culturale è proprio il pregio massimo di questo film che ho citato all'inizio, che manca in Miyazaki: l'intimità, impensabile (purtroppo) in un giapponese. Che certo scrive film assolutamente stupendi, ma pecca di coinvolgimento dello spettatore. Perlomeno se paragonato agli standard che il suo figlioccio sa raggiungere. Figlioccio che, tanto per ricordarlo, ha detto di avere la videocassetta di Totoro in Giapponese perchè in inglese ancora non era stato tradotto e che ha dichiarato che per lui Miyazaki è il più grande regista vivente, oltre ad essere il suo più diretto esempio. E si vede, ragazzi, eccome se si vede.
Per finire:
correte, fuggite, rompetevi le gambe per andare a vedere questo film, è un consiglio a cuore aperto che vi sto dando. Perchè tanto è appena uscito, si trova in giro sicuramente e, fidatevi, è un'esperienza che, se vi definite persone, dovete provare.
Nel cinema, da soli, con il rumore della cinepresa che vi tiene compagnia nei momenti di silenzio, con il vostro cuore e le vostre lacrime come compagni di viaggio insieme al vostro nuovo amico, con i braccioli dei sedili che vi sosterranno quando stare per cadere a terra dalle risate.
E strano a dirsi, in questo caso la presenza di bambini può far bene.
Perchè vi assicuro, in una delle scene di silenzio di questo film sentire un bambino piangere può far male. O bene, dipende. A me ha fatto entrambi gli effetti, e la felpa bagnata può confermarvelo.
Up.
Giusto per chiarire in che termini ne parlerò e per cercare di far capire come sono entrato nel cinema (perchè è lì che va gustato il film, al cinema, di qualsiasi film si tratti), la mia situazione era questa: RateYourMusic lo dava come film migliore dell'anno, superiore anche a Inglorious Basterds di Tarantino, che ho adorato, e tanti altri film meritevoli (Basta Che Funzioni, per esempio, ma anche I Love Radio Rock di cui ho già parlato). Ciak lo dava come Colpo Di Fulmine insieme a Totoro (e vorrei vedere, ma di questo ne parlo), gran parlare dappertutto, John Lassenter ha vinto anche il Leone D'Oro alla carriera eccetera.
Aspettative alle stelle.
Entro nel cinema.
Esco dal cinema.
Aspettative stracciate dai fatti.
Capolavoro assoluto del cinema.
Ci sono cose che, volenti o nolenti, vi fanno entrare in voi stessi. Senza necessariamente scatenare infinite discussioni e marasmi interiori che scuotano dalle fondamenta alcune convinzioni, no: semplicemente, vi rendono partecipi di un dolore, o di una gioia, o di un semplice piacere temporaneo talmente personale, privato e delicato che con la persona soggetta a tutto questo (che decide di condividere con voi tal piacere/dolore/goia) si crea, per forza di cose, magari involontariamente, un sentimento di intimità estrema. Vi sentite partecipi, vi sentite affranti per il suo dolore, vi sentite incredibilmente felici per la sua felicità, ridete per le sue malefatte, sapete tutto di lui senza che nessuno ve l'abbia detto, basta guardarlo, basta anche solo sentirlo. E sono quelle cose che poi quella persona non ve la fanno lasciare più, vi rendono sempre legati in un modo o nell'altro. Succede solo con quelli che poi chiami "veri amici", direte voi. Non sono tanto d'accordo, ma il concetto è chiaro, perlomeno.
Bé, è esattamente così che ci si sente dopo aver visto questo film.
Avete un rapporto incredibilmente profondo con una persona nuova, siete estremamente sereni seppur distrutti, siete in un modo o nell'altro semplicemente accresciuti spiritualmente.
E' un film che ti accompagna in un viaggio importante, non trascinandoti o convincendoti rompendoti le palle. No, ti prende per mano, gentilmente, e dopo un sorriso decidi tu autonomamente di seguire questo amico perchè cazzo, è un tuo caro amico e dei tuoi amici ti fidi.
E attenzione, ho detto "accompagnare in un viaggio", non "raccontare una storia". Sono due cose diverse. Una storia te la racconta chiunque, chi peggio chi meglio, ma è facile che succeda una cosa del genere.
Quello che io reputo il film perfetto, Il Cavaliere Oscuro, racconta una storia, per quanto lo faccia con una perfezione insuperata e insuperabile.
Ed a questo punto subentrano le categorie degli adulti, che però in questi casi risultano utili, seppur nella loro inadeguatezza.
Up è un film per bambini. Indubbiamente. Ma "film per bambini", in questo caso, assume lo stesso valore che può avere l'espressione se usata nel caso del Miyazaki de La Città Incantata. Non film necessariamente rivolti ai bambini, quanto film che rievocano la purezza, l'ingenuità, la spontaneità. Che i bambini hanno naturalmente, noi adulti un pò meno. Purtroppo.
Prima di parlare delle impressioni sanguigne, faccio un pensiero veloce sul paragone allievo-maestro.
In questo caso, salterà all'occhio a chiunque abbia visionato anche una sola opera di entrambi i registri/scrittori(/artisti). Lassenter-Miyazaki. In cui Lassenter è l'allievo, per ovvi motivi di anzianità e di ovvietà.
E il paragone è fottutamente appropriato, anche per me che ste cose le odio. In particolare con questo UP i temi si incrociano in maniera quasi totale, dall'infanzia all'ambientalismo, dalla semplicità al ruolo della società moderna, senza scordare l'amore per il volo.
La differenza sta nella conseguenza dell'ovvia distanza, sia geografica che temporale: laddove Miyazaki usa il bosco della campagna vicina, non troppo impossibile nel Giappone degli anni '50, Lassenter usa la giungla sudamericana; laddove Miyazaki utilizza creature fantastiche della tradizione folkloristica locale, Lassenter usa animali selvatici.
E l'altra grande conseguenza della distanza culturale è proprio il pregio massimo di questo film che ho citato all'inizio, che manca in Miyazaki: l'intimità, impensabile (purtroppo) in un giapponese. Che certo scrive film assolutamente stupendi, ma pecca di coinvolgimento dello spettatore. Perlomeno se paragonato agli standard che il suo figlioccio sa raggiungere. Figlioccio che, tanto per ricordarlo, ha detto di avere la videocassetta di Totoro in Giapponese perchè in inglese ancora non era stato tradotto e che ha dichiarato che per lui Miyazaki è il più grande regista vivente, oltre ad essere il suo più diretto esempio. E si vede, ragazzi, eccome se si vede.
Per finire:
correte, fuggite, rompetevi le gambe per andare a vedere questo film, è un consiglio a cuore aperto che vi sto dando. Perchè tanto è appena uscito, si trova in giro sicuramente e, fidatevi, è un'esperienza che, se vi definite persone, dovete provare.
Nel cinema, da soli, con il rumore della cinepresa che vi tiene compagnia nei momenti di silenzio, con il vostro cuore e le vostre lacrime come compagni di viaggio insieme al vostro nuovo amico, con i braccioli dei sedili che vi sosterranno quando stare per cadere a terra dalle risate.
E strano a dirsi, in questo caso la presenza di bambini può far bene.
Perchè vi assicuro, in una delle scene di silenzio di questo film sentire un bambino piangere può far male. O bene, dipende. A me ha fatto entrambi gli effetti, e la felpa bagnata può confermarvelo.
giovedì 17 settembre 2009
Non lo so.
Perchè alla fine nessuno di noi lo sa.
Nessuno di noi lo vuole immaginare.
Nessuno di noi può pensare che quel giorno arriverà davvero. E allora dovrete farvi due calcoli, o perlomeno due saluti.
E pensare. Pensare, pensare per poi non arrivare a nessuna conclusione soddisfacente.
Il perchè? Bè, non è difficile. Conclusioni soddisfacenti non ce ne sono.
Rimarranno dubbi, un mare di rimpianti, altrettanti "ma", ancor più "se".
Poi nient'altro.
Perchè, tutto sommato, la questione, il cuore delle cose, il motivo ultimo di qualsiasi cosa, è connesso con quella, non c'è niente da fare.
Per onestà, vi metto un download, che perlomeno come titoli è molto inerente all'argomento. Diciamo che quando ho pensato al post, ho pensato subito a lui.
Have A Nice Life - Deathconsciousness
Nessuno di noi lo vuole immaginare.
Nessuno di noi può pensare che quel giorno arriverà davvero. E allora dovrete farvi due calcoli, o perlomeno due saluti.
E pensare. Pensare, pensare per poi non arrivare a nessuna conclusione soddisfacente.
Il perchè? Bè, non è difficile. Conclusioni soddisfacenti non ce ne sono.
Rimarranno dubbi, un mare di rimpianti, altrettanti "ma", ancor più "se".
Poi nient'altro.
Perchè, tutto sommato, la questione, il cuore delle cose, il motivo ultimo di qualsiasi cosa, è connesso con quella, non c'è niente da fare.
Per onestà, vi metto un download, che perlomeno come titoli è molto inerente all'argomento. Diciamo che quando ho pensato al post, ho pensato subito a lui.
Have A Nice Life - Deathconsciousness
domenica 30 agosto 2009
La nuova musica rep
Si, scriverò un post sul mio gruppo hip-hop (?) preferito di sempre, con anche i download di alcuni dischi. Quindi leggetelo, amici di FaceBook, perchè sarà tanto tanto interessante et elitario, e ci sarà tanta tanta gente che non leggerà nè proverà ad aprire la pagina del blog, FIGURATEVI a scaricare i dischi o a leggere il post, quindi voi che leggerete sarete ancora più interessanti et elitari, senza poi dimenticare che sarete anche sexy all'inverosimile.
Partiamo dalle basi.
Oggi pomeriggio, dopo aver cazzeggiato un pò su Facebook, fatto discussione con un pò di mongoloidi e aver fatto TANTO TANTO malesangue, ho visto la chitarra sulla scrivania appresso a quella dove sta il pc e ho detto "vabbè, checcazzo, vediamo se ci si può fare qualcosa"; e, dall'alto della mia COMPLETA incapacità, mi sono fondamentalmente spaccato le dita cercando di suonare l'intro di Smells Like Teen Spirit.
Vabbè, poi mi sono rotto i coglioni, oltre che alle dita, e mi sono messo al pc a parlare con un tal Nicolò Saullo (brutta persona, non frequentatela) a parlare di cazzate. E mi è venuta l'idea magnifica "pensa, scriviamo qualcosa sul blog, così poi lo mettiamo su Facebook e diventiamo alternativissimi".
Detto fatto, eccomi qua.
E' un post sugli Uochi Toki. Si pronuncia Uochi tochi. E' un gruppo italiano composto da Napo e Rico, Rico fa le basi e Napo canta (oddio, canta). Loro si definiscono un gruppo rAp, ma alla fine di rap non c'hanno una sega, se non il fatto che "NN FNN MUSIKA KN GLI STRMNT, SN POSER!!11!!11".
Però, a mio modestissimo parere, sono ad oggi il gruppo migliore che c'è in Italia. Si, meglio di CapaRezza, dei Three Steps To The Ocean, del Teatro Degli Orrori e di chiunque altro.
Però facciamo con ordine, partiamo coi download.
Uochi Toki [2004]
Libro Audio [2009]
Che sono i due album che preferisco.
Ora, perchè sono i miei artisti hip hop preferiti? Perchè voglio dire, scavalcano anche i Dälek, i Kill The Vultures, CapaRezza e Atmosphere, rendiamoci conto.
Il fatto è questo: non fanno hip hop. Oppure, mettiamola così, fanno hip hop, ok, ma non volendo farlo. L'hip hop non lo rispettano come farebbe chiunque altro, non seguono nessuna regola. E fin qui vabbè, direte voi, classico discorso da alternativoni.
Però guardate il primo disco. Durerà una 40ina di minuti, si e no, però è composto da 81 tracce. 81, si. Di cui moltissime con solo urli a caso, o frasi buttate lì, o rumori di marmitte, con alla fine solo 7 o 8 canzoni vere e proprie, sparse in mezzo al bordello. Ed era solo il primo disco.
Poi si sono da un certo punto di vista normalizzati (sottolineiamo "da un certo punto di vista"), nel senso che magari non fanno più tracce con SOLO rumore, ma fanno dischi con 10-12 canzoni.
Solo che ste canzoni non seguono nessuna logica. Nè per i suoni nè per i testi. Cioè, seguono una loro logica, ma la logica che seguono non è assolutamente quella che vi aspettate voi: è la LORO logica, e LORO della VOSTRA logica se ne fottono di brutto.
Il fatto è che è seriamente difficile parlare di 'sti qua, perchè gente che ti mette in una canzone "ho l'impressione che nessuno mi stia ascoltando. Verifico... Avevo Ragione" ti lascia un attimino basito, anche ascoltando il suddetto disco parecchie volte.
Piuttosto che spiegare io, forse farei meglio a mettervi qualche contenuto che esplichi un pò quello che andrete a sentire o che perlomeno vi spieghi un attimino dei personaggi che sono (del personaggio che è, perchè Rico è sempre stato un pò in ombra).
Prima di tutto la canzone:
Uochi Toki - L'Estetica (dall'album del 2006, Laze Biose)
Uochi Toki - Il Ladro (traccia presente in Libro Audio, che potete scaricare sopra)
Questa è un'intervista pensata apposta per Napo ed il personaggione che è
Mi raccomando, ascoltate e commentate.
Partiamo dalle basi.
Oggi pomeriggio, dopo aver cazzeggiato un pò su Facebook, fatto discussione con un pò di mongoloidi e aver fatto TANTO TANTO malesangue, ho visto la chitarra sulla scrivania appresso a quella dove sta il pc e ho detto "vabbè, checcazzo, vediamo se ci si può fare qualcosa"; e, dall'alto della mia COMPLETA incapacità, mi sono fondamentalmente spaccato le dita cercando di suonare l'intro di Smells Like Teen Spirit.
Vabbè, poi mi sono rotto i coglioni, oltre che alle dita, e mi sono messo al pc a parlare con un tal Nicolò Saullo (brutta persona, non frequentatela) a parlare di cazzate. E mi è venuta l'idea magnifica "pensa, scriviamo qualcosa sul blog, così poi lo mettiamo su Facebook e diventiamo alternativissimi".
Detto fatto, eccomi qua.
E' un post sugli Uochi Toki. Si pronuncia Uochi tochi. E' un gruppo italiano composto da Napo e Rico, Rico fa le basi e Napo canta (oddio, canta). Loro si definiscono un gruppo rAp, ma alla fine di rap non c'hanno una sega, se non il fatto che "NN FNN MUSIKA KN GLI STRMNT, SN POSER!!11!!11".
Però, a mio modestissimo parere, sono ad oggi il gruppo migliore che c'è in Italia. Si, meglio di CapaRezza, dei Three Steps To The Ocean, del Teatro Degli Orrori e di chiunque altro.
Però facciamo con ordine, partiamo coi download.
Uochi Toki [2004]
Libro Audio [2009]
Che sono i due album che preferisco.
Ora, perchè sono i miei artisti hip hop preferiti? Perchè voglio dire, scavalcano anche i Dälek, i Kill The Vultures, CapaRezza e Atmosphere, rendiamoci conto.
Il fatto è questo: non fanno hip hop. Oppure, mettiamola così, fanno hip hop, ok, ma non volendo farlo. L'hip hop non lo rispettano come farebbe chiunque altro, non seguono nessuna regola. E fin qui vabbè, direte voi, classico discorso da alternativoni.
Però guardate il primo disco. Durerà una 40ina di minuti, si e no, però è composto da 81 tracce. 81, si. Di cui moltissime con solo urli a caso, o frasi buttate lì, o rumori di marmitte, con alla fine solo 7 o 8 canzoni vere e proprie, sparse in mezzo al bordello. Ed era solo il primo disco.
Poi si sono da un certo punto di vista normalizzati (sottolineiamo "da un certo punto di vista"), nel senso che magari non fanno più tracce con SOLO rumore, ma fanno dischi con 10-12 canzoni.
Solo che ste canzoni non seguono nessuna logica. Nè per i suoni nè per i testi. Cioè, seguono una loro logica, ma la logica che seguono non è assolutamente quella che vi aspettate voi: è la LORO logica, e LORO della VOSTRA logica se ne fottono di brutto.
Il fatto è che è seriamente difficile parlare di 'sti qua, perchè gente che ti mette in una canzone "ho l'impressione che nessuno mi stia ascoltando. Verifico... Avevo Ragione" ti lascia un attimino basito, anche ascoltando il suddetto disco parecchie volte.
Piuttosto che spiegare io, forse farei meglio a mettervi qualche contenuto che esplichi un pò quello che andrete a sentire o che perlomeno vi spieghi un attimino dei personaggi che sono (del personaggio che è, perchè Rico è sempre stato un pò in ombra).
Prima di tutto la canzone:
Uochi Toki - L'Estetica (dall'album del 2006, Laze Biose)
Uochi Toki - Il Ladro (traccia presente in Libro Audio, che potete scaricare sopra)
Questa è un'intervista pensata apposta per Napo ed il personaggione che è
Mi raccomando, ascoltate e commentate.
lunedì 24 agosto 2009
Le macchine americane del '72
Si, è l'ennesimo post su un film.
Ok, c'avete ragionissima, oramai parlo solo di quello, musica/fumetti/libri non ne metto più, ma è perchè quando posto una cosa la voglio approfondire.
Per cui tipo, io una recensione accurata dei Bark Psychosis, o di Leonard Cohen, o dei Velvet Underground, o degli ISIS o peggio ancora dei tool io la farei anche, però è un casino, bisogna sapere perfettamente di cosa si sta parlando.
E con un film è un pò più facile, gli elementi da analizzare li si hanno tutti in due ore.
Però dai, prometto che cercherò di scrivere sempre più recensioni di dischi.
Fumetti e libri no, perchè quello è veramente complicato. Nessuno legge gli stessi fumetti o libri che leggi tu, quindi devi comunque partire da zero e cercare di non sputtanare nessun punto importante della trama, sennò che cazzo lo posti a fare? Senza poi contare il fatto di dover eventualmente ri-hostare i capitoli o gli episodi, perchè sennò poi i forum di hosting si incazzano666.
Ok, il film, si.
Minchia.
Gran Torino. Si.
Clint Eastwood. Si.
Entrambi soggetti che partivano riempiti fino a scoppiare di aspettative positive.
Entrambi soggetti che finivano completamente oltre le migliori aspettative.
Perchè alla fine sapevo già grosso modo di cosa parlava e dei temi principali, sapevo già grossomodo come finiva, il tema fondamentale della fine, eccetera eccetera.
Tutta gente che non aveva capito un cazzo.
Fondamentalmente il film è su questo tale, Clint Eastwood appunto, che campa in un ghetto americano ed è circondato da negri/messicani/orientali/altrarobarandom, e non li sopporta proprio. I problemi di comunicazione rendono invalicabile la staccionata che li separa, niente da fare. Lui sputa in segno di disprezzo? La vecchia cinese di fronte a lui sputa dieci volte tanto. E l'odio si alza.
Poi, siccome il film in qualche modo dovrà evolversi dalla statica iniziale situazione, succedono cose che la situazione la fanno cambiare. Quindi il nostro Clint (Walt, ma Clint è meglio) comincia non solo a sopportare, ma anzi ad apprezzare alcuni modi di fare dei suoi giallognoli vicini, abituandocisi e fraternizzandoci.
Quindi un occhio superficiale potrebbe dire che è un film sulla fraternità razziale, il bianco americano (?) conservatore che fa amicizia con degli sporchi chingchang cinesi, bla, bla, bla.
Cazzate.
Eastwood è un artista, e in quanto tale se ne fotte di questi temi di politica spiccia e ignorante. Gli uomini sono tutti uguali, la gente intelligente lo sa, quindi è inutile fare un film su quanto i discriminatori siano gente idiota o menate simili; tanto lo sono e basta.
Questo è un film di uomini. Su uomini. Per uomini.
Uomini, perchè i protagonisti principali sono uomini, di quelli veri, che partendo da un punto ne arrivano in un altro crescendo. Che imparano dai propri errori e dagli insegnamenti degli amici. Che trovano importantissima, quasi vitale, la risata tra amici, lasciando il momento di tristezzarimpiantoserietà per i momenti di solitudine, o comunque relegandolo il più possibile.
Un film che ti fa amare ogni singolo protagonista, che ti fa capire la sua mente senza artifici, seguendolo nei momenti importanti, ascoltando i suoi dialoghi, patendone il dolore o gioendone le conquiste.
E' un film in cui le battute fra amici sono più importanti dei grandi eventi della vita, in cui la vecchiaia è affrontata come situazione di inevitabile superiorità, ma nel quale comunque le debolezze ti sfibrano. Magari facendoti apparire più forte, si, ma si sa che le apparenze ingannano.
Uscito dal cinema sei si sconquassato dagli eventi, ma sei anche consapevole che qualsiasi sia il tuo atteggiamento verso il mondo, un rapporto onesto con una persona tua pari sarà sempre capace di comprometterlo. La qual cosa non è certamente negativa.
Im definitiva, è un film virile.
Virile, si, virile come può essere un saluto scortesissimo e sboccatissimo tra vecchi amici che però sotto sotto farebbero tutto l'uno per l'altro, virile come uno che si incazza con l'altro ma per il suo bene, virile come il bisogno di una birra fredda per calmare la rabbia, virile come un cane come unica compagnia possibile, virile come un pianto sommesso perchè cazzo, nessuno deve vedere che piango, sono pur sempre un uomo.
E poi dai, è un film stupendo.
Ok, c'avete ragionissima, oramai parlo solo di quello, musica/fumetti/libri non ne metto più, ma è perchè quando posto una cosa la voglio approfondire.
Per cui tipo, io una recensione accurata dei Bark Psychosis, o di Leonard Cohen, o dei Velvet Underground, o degli ISIS o peggio ancora dei tool io la farei anche, però è un casino, bisogna sapere perfettamente di cosa si sta parlando.
E con un film è un pò più facile, gli elementi da analizzare li si hanno tutti in due ore.
Però dai, prometto che cercherò di scrivere sempre più recensioni di dischi.
Fumetti e libri no, perchè quello è veramente complicato. Nessuno legge gli stessi fumetti o libri che leggi tu, quindi devi comunque partire da zero e cercare di non sputtanare nessun punto importante della trama, sennò che cazzo lo posti a fare? Senza poi contare il fatto di dover eventualmente ri-hostare i capitoli o gli episodi, perchè sennò poi i forum di hosting si incazzano666.
Ok, il film, si.
Minchia.
Gran Torino. Si.
Clint Eastwood. Si.
Entrambi soggetti che partivano riempiti fino a scoppiare di aspettative positive.
Entrambi soggetti che finivano completamente oltre le migliori aspettative.
Perchè alla fine sapevo già grosso modo di cosa parlava e dei temi principali, sapevo già grossomodo come finiva, il tema fondamentale della fine, eccetera eccetera.
Tutta gente che non aveva capito un cazzo.
Fondamentalmente il film è su questo tale, Clint Eastwood appunto, che campa in un ghetto americano ed è circondato da negri/messicani/orientali/altrarobarandom, e non li sopporta proprio. I problemi di comunicazione rendono invalicabile la staccionata che li separa, niente da fare. Lui sputa in segno di disprezzo? La vecchia cinese di fronte a lui sputa dieci volte tanto. E l'odio si alza.
Poi, siccome il film in qualche modo dovrà evolversi dalla statica iniziale situazione, succedono cose che la situazione la fanno cambiare. Quindi il nostro Clint (Walt, ma Clint è meglio) comincia non solo a sopportare, ma anzi ad apprezzare alcuni modi di fare dei suoi giallognoli vicini, abituandocisi e fraternizzandoci.
Quindi un occhio superficiale potrebbe dire che è un film sulla fraternità razziale, il bianco americano (?) conservatore che fa amicizia con degli sporchi chingchang cinesi, bla, bla, bla.
Cazzate.
Eastwood è un artista, e in quanto tale se ne fotte di questi temi di politica spiccia e ignorante. Gli uomini sono tutti uguali, la gente intelligente lo sa, quindi è inutile fare un film su quanto i discriminatori siano gente idiota o menate simili; tanto lo sono e basta.
Questo è un film di uomini. Su uomini. Per uomini.
Uomini, perchè i protagonisti principali sono uomini, di quelli veri, che partendo da un punto ne arrivano in un altro crescendo. Che imparano dai propri errori e dagli insegnamenti degli amici. Che trovano importantissima, quasi vitale, la risata tra amici, lasciando il momento di tristezzarimpiantoserietà per i momenti di solitudine, o comunque relegandolo il più possibile.
Un film che ti fa amare ogni singolo protagonista, che ti fa capire la sua mente senza artifici, seguendolo nei momenti importanti, ascoltando i suoi dialoghi, patendone il dolore o gioendone le conquiste.
E' un film in cui le battute fra amici sono più importanti dei grandi eventi della vita, in cui la vecchiaia è affrontata come situazione di inevitabile superiorità, ma nel quale comunque le debolezze ti sfibrano. Magari facendoti apparire più forte, si, ma si sa che le apparenze ingannano.
Uscito dal cinema sei si sconquassato dagli eventi, ma sei anche consapevole che qualsiasi sia il tuo atteggiamento verso il mondo, un rapporto onesto con una persona tua pari sarà sempre capace di comprometterlo. La qual cosa non è certamente negativa.
Im definitiva, è un film virile.
Virile, si, virile come può essere un saluto scortesissimo e sboccatissimo tra vecchi amici che però sotto sotto farebbero tutto l'uno per l'altro, virile come uno che si incazza con l'altro ma per il suo bene, virile come il bisogno di una birra fredda per calmare la rabbia, virile come un cane come unica compagnia possibile, virile come un pianto sommesso perchè cazzo, nessuno deve vedere che piango, sono pur sempre un uomo.
E poi dai, è un film stupendo.
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lunedì 10 agosto 2009
I love rock'n'roll
Il rock, secondo il linguaggio dei politici odierni, ha appena iniziato la sua carriera, avendo appena meno di 50 anni.
Pare sia nato ben prima degli anni '60, ma solo anagraficamente. I primi peli sulle palle li ha messi a metà, degli anni '60.
E fin da subito si è rivelato un bambino bello vivace, 'sto rompicazzo di Rock. Subito ha cominciato a mettere in difficoltà i giovinetti borghesi suoi coetanei, che si sentivano attratti da tutto questo movimento, da tutta 'sta carica energetica e enormemente erotica. Gli faceva muovere il culo, a 'sti borghesi. Li faceva ballare, li faceva scopare, li liberava dalle catene delle cravatte dei loro colleggi inglesi.
Si, perchè Rock è inglese, che credete? Si, ok, il padre è Elvis, americano, ma per caso Balotelli è africano?, no: è italiano. E quindi il rock non è mica di Elvis, il rock è di madrepatria UK (iucchéi).
E siccome le madri si prendono sempre più cura dei propri adorati figlioletti, e questi aveva difficoltà a farsi notare, ad avere il suo spazio in quei colleggi austeri appena citati, bè, la mammina si è data da fare per trovargli una scuola che gli insegnasse ad esprimersi, a farsi ascoltare per bene. Non tanto per farsi notare dai borghesucci a cui piacciono i loro compagni più eleganti e altezzosi, tipo Classica, quella rompicoglioni.
E questa scuola era la Radio Pirata. E pare che questo rock diventò talmente famoso che le voci sulle sue gesta si espansero fino anche agli altri istituti Radio Pirata.
I Love Radio Rock è la storia di uno di questi istituti.
Che però in realtà è un film, e Rock non è uno scolaro, ma un tipo di musica; che però ben presto diventerà molto di più.
E farà nascere questo film, tra le altre cose.
Come trama, il film non è chissà che cosa.
Avete presente The Truman Show? Bene, siamo sulla stessa linea d'ombra, solo che questo non è per niente un reality. E' la storia di Radio Rock, una delle succitate radio pirata. Che in quanto tale, è in mezzo al mare. E' la storia dell'equipaggio che dà vita a questa Radio Rock, un equipaggio composto, si, solo di uomini, ma soprattutto di musica.
Di trama vera e propria non ce n'è, assistiamo alla vita di questi dj ante litteram che hanno avuto il lusso di trasmettere la migliore musica di sempre in quello che probabilmente è stato il miglior periodo di sempre dalla più grande patria della musica di sempre. Il che già non è poco, ma poi aggiungeteci che questi qua sono proprio dei casinisti, degli adulti rimasti bambini (com'è giusto che sia), e ci siamo.
Viviamo tutto quello che vivono loro esattamente come lo vivono loro, ci commuoviamo (tanto), ridiamo (anche di più), riflettiamo (ancora peggio). Li viviamo.
Si, ok, ci sarebbe anche la storia parallela del governo che vuole rendere clandestine queste radio pirata, ma tutto sommato è una parentesi. Gustosa, ma è una parentesi.
Ma soprattutto questo è un film su due cose:
1) L'umanità (intesa come "l'essere umano", non il genere umano tutto)
2) La musica
.
E, se la prima è in primo piano durante tutto il film, è quella che più fa commuovere facilmente, che più fa emozionare, bè, la seconda farebbe meglio a non credersi meno importante.
E' il sottofondo costante che scandisce le vite di questi figuri, che la colora, che la completa. E' buia quando le vite si rabbuiano, è danzereccia e casinara quando si fa casino e ci si sballa.
E' quella cosa che nessuno (e sottolineo, NESSUNO) degli organi di Radio Rock vuole perdere. E la scena madre, a proposito, è proprio poco prima della tragica (?) fine del film, con Bob che non vuole lasciare la sua borsa con i suoi dischi preferiti, l'unica cosa che gli importi e l'unico posto in cui vuole sempre ritrovarsi, nonostante tutto e nonostante tutti.
E anche la fine, prima dei titoli di coda, con il discorso del Conte, e le schermate successive, credo siano la più bella dichiarazione d'amore che chiunque vorrebbe sentirsi fare, soprattutto dopo 40 anni di matrimonio come sono stati quelli che hanno caratterizzato Rock e noi. Perchè tutti, ma proprio tutti quelli che hanno visto questo film ci si sono sposati. Poco male se avete messo le corna a qualcun altro/a. Rock è meglio.
Scrivendo queste parole sto ancora piangendo (n.d.r.)
Qui il film (MiniNova, quindi torrent)
Qui la colonna sonora, per niente meno importante del film stesso, anzi. L'unica pecca è la mancanza dell'enorme So Long, Marianne di Leonard Cohen, che durante il film si sente. E fa piangere. Tanto.
Pare sia nato ben prima degli anni '60, ma solo anagraficamente. I primi peli sulle palle li ha messi a metà, degli anni '60.
E fin da subito si è rivelato un bambino bello vivace, 'sto rompicazzo di Rock. Subito ha cominciato a mettere in difficoltà i giovinetti borghesi suoi coetanei, che si sentivano attratti da tutto questo movimento, da tutta 'sta carica energetica e enormemente erotica. Gli faceva muovere il culo, a 'sti borghesi. Li faceva ballare, li faceva scopare, li liberava dalle catene delle cravatte dei loro colleggi inglesi.
Si, perchè Rock è inglese, che credete? Si, ok, il padre è Elvis, americano, ma per caso Balotelli è africano?, no: è italiano. E quindi il rock non è mica di Elvis, il rock è di madrepatria UK (iucchéi).
E siccome le madri si prendono sempre più cura dei propri adorati figlioletti, e questi aveva difficoltà a farsi notare, ad avere il suo spazio in quei colleggi austeri appena citati, bè, la mammina si è data da fare per trovargli una scuola che gli insegnasse ad esprimersi, a farsi ascoltare per bene. Non tanto per farsi notare dai borghesucci a cui piacciono i loro compagni più eleganti e altezzosi, tipo Classica, quella rompicoglioni.
E questa scuola era la Radio Pirata. E pare che questo rock diventò talmente famoso che le voci sulle sue gesta si espansero fino anche agli altri istituti Radio Pirata.
I Love Radio Rock è la storia di uno di questi istituti.
Che però in realtà è un film, e Rock non è uno scolaro, ma un tipo di musica; che però ben presto diventerà molto di più.
E farà nascere questo film, tra le altre cose.
Come trama, il film non è chissà che cosa.
Avete presente The Truman Show? Bene, siamo sulla stessa linea d'ombra, solo che questo non è per niente un reality. E' la storia di Radio Rock, una delle succitate radio pirata. Che in quanto tale, è in mezzo al mare. E' la storia dell'equipaggio che dà vita a questa Radio Rock, un equipaggio composto, si, solo di uomini, ma soprattutto di musica.
Di trama vera e propria non ce n'è, assistiamo alla vita di questi dj ante litteram che hanno avuto il lusso di trasmettere la migliore musica di sempre in quello che probabilmente è stato il miglior periodo di sempre dalla più grande patria della musica di sempre. Il che già non è poco, ma poi aggiungeteci che questi qua sono proprio dei casinisti, degli adulti rimasti bambini (com'è giusto che sia), e ci siamo.
Viviamo tutto quello che vivono loro esattamente come lo vivono loro, ci commuoviamo (tanto), ridiamo (anche di più), riflettiamo (ancora peggio). Li viviamo.
Si, ok, ci sarebbe anche la storia parallela del governo che vuole rendere clandestine queste radio pirata, ma tutto sommato è una parentesi. Gustosa, ma è una parentesi.
Ma soprattutto questo è un film su due cose:
1) L'umanità (intesa come "l'essere umano", non il genere umano tutto)
2) La musica
.
E, se la prima è in primo piano durante tutto il film, è quella che più fa commuovere facilmente, che più fa emozionare, bè, la seconda farebbe meglio a non credersi meno importante.
E' il sottofondo costante che scandisce le vite di questi figuri, che la colora, che la completa. E' buia quando le vite si rabbuiano, è danzereccia e casinara quando si fa casino e ci si sballa.
E' quella cosa che nessuno (e sottolineo, NESSUNO) degli organi di Radio Rock vuole perdere. E la scena madre, a proposito, è proprio poco prima della tragica (?) fine del film, con Bob che non vuole lasciare la sua borsa con i suoi dischi preferiti, l'unica cosa che gli importi e l'unico posto in cui vuole sempre ritrovarsi, nonostante tutto e nonostante tutti.
E anche la fine, prima dei titoli di coda, con il discorso del Conte, e le schermate successive, credo siano la più bella dichiarazione d'amore che chiunque vorrebbe sentirsi fare, soprattutto dopo 40 anni di matrimonio come sono stati quelli che hanno caratterizzato Rock e noi. Perchè tutti, ma proprio tutti quelli che hanno visto questo film ci si sono sposati. Poco male se avete messo le corna a qualcun altro/a. Rock è meglio.
Scrivendo queste parole sto ancora piangendo (n.d.r.)
Qui il film (MiniNova, quindi torrent)
Qui la colonna sonora, per niente meno importante del film stesso, anzi. L'unica pecca è la mancanza dell'enorme So Long, Marianne di Leonard Cohen, che durante il film si sente. E fa piangere. Tanto.
domenica 2 agosto 2009
Le mani degli ospiti
Sarò franco, per me quest'evento non poteva andare male in nessun modo. Era ed è stato di certo l'evento dell'anno, quello più atteso insieme all'uscita del nuovo, Wavering Radiant, e le aspettative sono state rispettate in ognuno dei due casi.
Ma ora si parla del concerto.
Tralasciando il viaggio allucinante (esprimo solo un sentito ringraziamento alle ferrovie lombarde che ci dovevano far sudare un pò, si vede), in un modo o nell'altro si arriva a Torino, città nella quale ci barcameniamo io, FaBrYxX, Slanesh, Lilium Cruentus più una ragazza di Torino che non conoscevo. Dopo un panino da McDonald's di Slà e una cappatina ad un negozio di dischi che il 13 luglio ti spara black metal dagli altoparlanti, si decide di andare al concerto. Cancelli chiusi, si vedono le prime magliette post/hardcore/qualsiasi cosa c'entri con gli ISIS.
Si aprono i cancelli, si corre a fare i biglietti. Una volta entrati, ovviamente, in attesa dell'inizio dei concerti, si va in giro per banchetti, che avevano parecchia roba interessante a anche buoni prezzi, dopotutto. Io mi sono preso Unknown Pleasures a 4€, ma di affari del genere ce n'erano parecchi. Non li ho sfruttati in attesa della spesa compulsiva da fanboy al banchetto del gruppo.
(i Last Minute To Jaffna)
I concerti iniziano dopo poco, abituato alle attese estenuanti terroniche, ed il primo gruppo sono i torinesi Last Minute To Jaffna.
I ragazzi sul palco si sanno muovere, riescono a mettere su un'ottimo show (il batterista sembra un motociclista appena sceso dall'Harley) dopo qualche minuto di rodaggio. L'unica pecca, a mio parere, è la musica. Troppo troppo simile ai Neurosis. Parliamoci chiaro, non era male, però il fare canzoni così lunghe (ne avranno fatte non più di 4) non gli giovava di certo; avessero ridotto la durata, secondo me ne avrebbe giovato anche lo show. Il cantante poi aveva praticamente lo stesso timbro vocale di Scott Kelly.
Dalla loro però avevano una maglietta strepitosa tra il merchandise, quella scritta stile AC/DC, ma con scritto LM/TJ, bellissima. Mi fossero piaciuti me la sarei presa.
Cani Sciorri non pervenuti, in quanto la fame ha spinto me e Fabrizio ad andare in macchina di Lillo a prendere i magici panini con la mortadella/cotto e pomodori, mentre i nordici hanno optato per un qualsiasicosafosse di quelli che vendevano ai chioschetti, che sembrava un panno Swiffer fritto.
Però dai pochi secondi che abbiamo sentito non erano male, avevano un gran tiro, peccato per il cantante che rovinava tutto.
(i Fine Before You Came)
Fine Before You Came. Su disco non mi piacquero eccessivamente, però comunque avevo sentito anche pareri positivi, tra cui quello di Slà. Devo dire che in effetti inizialmente non è che mi abbiano appassionato più di tanto, ma man mano che lo show andava avanti hanno preso confidenza col pubblico e hanno messo su un set mica male. Davvero ottimi i musicisti, gran musica, gran tiro, grandi intrattenitori, e poi quella testa di cazzo del cantante. In teoria dovrebbero essere un gruppo screamo, quindi il buttarsi a terra a cantare, o il mettersi in ginocchio davanti al pubblico andrebbero benissimo. Se non fosse che il tipo era così ubriaco/fatto che praticamente tutto il tempo che non cantava, aveva un sorriso ebete in faccia che non c'entrava davvero un cazzo. Peccato, perchè potenzialmente poteva essere uno show-bomba.
(Destructo Swarmbots)
Io vorrei capire chi ha scelto il supporter europeo. Sto Destructo Swarmbots (si, è una one man band) è il supporter ufficiale degli ISIS nel primo tour europeo di Wavering Radiant. Perchè? Boh.
Vediamo salire sul palco un tale con una chitarra, montare un Mac, attaccare fili e cose varie, e cominciare a suonare. Il risultato era praticamente ambient. Su Last.fm c'è scritto drone, che non uso perchè sinceramente ancora non ho capito in cosa consista, ma qualsiasi cosa sia, probabilmente sto tipo ci si avvicinava.
Mentre suonava, Slà ha fatto un paio di considerazioni giuste su questo tipo di musica: serve volume. Non è musica da ascolto, se la devi suonare live, la devi "sentire". E noi non la sentivamo, i volumi erano nella norma e vedevi quindi un sacco di gente per cazzi suoi.
Poi era bellissimo il fatto che andavi sotto al palco e sentivi i colpi di plettro sulle corde.
Mah.
Poi vabbè, una mezzoretta d'attesa, cominciamo a piazzarci sotto al palco (errore nostro, da dietro si sentiva benissimo), e vediamo spuntare sul palco dei figuri che cominciano a montare strumentazione ed effettistica varia. Momenti di ilarità quando vediamo spuntar fuori Turner nel suo nuovo look, e scattano i paragoni con Jovanotti.
Vabbè, alla fine non mi ricordo qualcosa perchè avevo quasi li spasmi per l'attesa che iniziassero, quindi passo direttamente al concerto.
Credo che la parola più giusta sia "ipnotico". Complice la musica, ma era praticamente impossibile staccare gli occhi dal palco. Animali da palco, tutti, nonostante si muovano nella più totale autonomia.
Sinceramente, dopo aver visto dal vivo i compari Tool, pensavo che come show fossero abbastanza simili (pur con le dovute differenze, difficilmente gli ISIS si potrebbero permettere megaschermi e giochi coi laser), segnati più dalla musica in sè per sè che dal coinvolgimento del pubblico da parte del gruppo. Mi sono dovuto ricredere. Anche nelle parti più dilatate erano presi dagli strumenti, si muovevano, agitavano la testa, sputavano a terra (soprattutto Turner); nelle parti più tirate (mi viene in mente Dulcinea o alcuni momenti di Threshold Of Transformation, per me uno degli apici della serata) non ne parliamo, eri proprio trascinato sia da loro e dall'incalzare della musica.
Pare che i volumi fossero un pò più alti del consentito, tipo che dovevano essere a 95 decibel e invece erano a 105 o qualcosa di simile. Devo dire che mai scelta è stata più azzeccata, potevano anche alzare ancora. I suoni non erano per niente male, puliti e si distingueva tutto. Siamo stati scemi noi che ci siamo subito messi davanti, visto che nelle zone posteriori si sentiva tutto benissimo, prove sono i video già su YouTube. Davanti infatti erano bassissimi i volumi della chitarra e della voce di Turner, oltre che delle tastiere di Meyer. Però cazzo, Turner quando urla sembra davvero un leone. Impressionante. Poi ora c'ha pure la criniera, quindi il paragone è pure azzeccatissimo.
Delusione enorme per il banchetto del merch. Preparato da un post del blog di Turner, mi aspettavo l'ira di dio, visto che in USA si erano portati di tutto, tutti gli album, tutti gli EP, tutti i dischi dei side project, tutte le edizioni di WR anche in vinile, i singoli, il dvd, addirittura avevano ristampato vecchie magliette.
Stavolta invece non c'era un cazzo di niente. L'ultimo disco, i singoli di In The Absence Of Truth (uno dei quali mi mancava), il pupazzino dello stesso album, il vinile del singolo di Holy Tears e un poster di Wavering Radiant. Peccato.
Pensavamo anche che dopo il concerto sarebbero usciti a fare chiacchiere al banchetto, e invece niente, pare se la siano presa comoda.
Però gente che ci ha parlato ha confermato la seconda tornata del tour in autunno, intorno a ottobre/novembre.
Mando una mail a Turner per pregarlo di portarsi merchandise e ci vediamo lì.
ISIS - Threshold Of Transformation, Torino, 13.07.2009
Ma ora si parla del concerto.
Tralasciando il viaggio allucinante (esprimo solo un sentito ringraziamento alle ferrovie lombarde che ci dovevano far sudare un pò, si vede), in un modo o nell'altro si arriva a Torino, città nella quale ci barcameniamo io, FaBrYxX, Slanesh, Lilium Cruentus più una ragazza di Torino che non conoscevo. Dopo un panino da McDonald's di Slà e una cappatina ad un negozio di dischi che il 13 luglio ti spara black metal dagli altoparlanti, si decide di andare al concerto. Cancelli chiusi, si vedono le prime magliette post/hardcore/qualsiasi cosa c'entri con gli ISIS.
Si aprono i cancelli, si corre a fare i biglietti. Una volta entrati, ovviamente, in attesa dell'inizio dei concerti, si va in giro per banchetti, che avevano parecchia roba interessante a anche buoni prezzi, dopotutto. Io mi sono preso Unknown Pleasures a 4€, ma di affari del genere ce n'erano parecchi. Non li ho sfruttati in attesa della spesa compulsiva da fanboy al banchetto del gruppo.
(i Last Minute To Jaffna)
I concerti iniziano dopo poco, abituato alle attese estenuanti terroniche, ed il primo gruppo sono i torinesi Last Minute To Jaffna.
I ragazzi sul palco si sanno muovere, riescono a mettere su un'ottimo show (il batterista sembra un motociclista appena sceso dall'Harley) dopo qualche minuto di rodaggio. L'unica pecca, a mio parere, è la musica. Troppo troppo simile ai Neurosis. Parliamoci chiaro, non era male, però il fare canzoni così lunghe (ne avranno fatte non più di 4) non gli giovava di certo; avessero ridotto la durata, secondo me ne avrebbe giovato anche lo show. Il cantante poi aveva praticamente lo stesso timbro vocale di Scott Kelly.
Dalla loro però avevano una maglietta strepitosa tra il merchandise, quella scritta stile AC/DC, ma con scritto LM/TJ, bellissima. Mi fossero piaciuti me la sarei presa.
Cani Sciorri non pervenuti, in quanto la fame ha spinto me e Fabrizio ad andare in macchina di Lillo a prendere i magici panini con la mortadella/cotto e pomodori, mentre i nordici hanno optato per un qualsiasicosafosse di quelli che vendevano ai chioschetti, che sembrava un panno Swiffer fritto.
Però dai pochi secondi che abbiamo sentito non erano male, avevano un gran tiro, peccato per il cantante che rovinava tutto.
(i Fine Before You Came)
Fine Before You Came. Su disco non mi piacquero eccessivamente, però comunque avevo sentito anche pareri positivi, tra cui quello di Slà. Devo dire che in effetti inizialmente non è che mi abbiano appassionato più di tanto, ma man mano che lo show andava avanti hanno preso confidenza col pubblico e hanno messo su un set mica male. Davvero ottimi i musicisti, gran musica, gran tiro, grandi intrattenitori, e poi quella testa di cazzo del cantante. In teoria dovrebbero essere un gruppo screamo, quindi il buttarsi a terra a cantare, o il mettersi in ginocchio davanti al pubblico andrebbero benissimo. Se non fosse che il tipo era così ubriaco/fatto che praticamente tutto il tempo che non cantava, aveva un sorriso ebete in faccia che non c'entrava davvero un cazzo. Peccato, perchè potenzialmente poteva essere uno show-bomba.
(Destructo Swarmbots)
Io vorrei capire chi ha scelto il supporter europeo. Sto Destructo Swarmbots (si, è una one man band) è il supporter ufficiale degli ISIS nel primo tour europeo di Wavering Radiant. Perchè? Boh.
Vediamo salire sul palco un tale con una chitarra, montare un Mac, attaccare fili e cose varie, e cominciare a suonare. Il risultato era praticamente ambient. Su Last.fm c'è scritto drone, che non uso perchè sinceramente ancora non ho capito in cosa consista, ma qualsiasi cosa sia, probabilmente sto tipo ci si avvicinava.
Mentre suonava, Slà ha fatto un paio di considerazioni giuste su questo tipo di musica: serve volume. Non è musica da ascolto, se la devi suonare live, la devi "sentire". E noi non la sentivamo, i volumi erano nella norma e vedevi quindi un sacco di gente per cazzi suoi.
Poi era bellissimo il fatto che andavi sotto al palco e sentivi i colpi di plettro sulle corde.
Mah.
Poi vabbè, una mezzoretta d'attesa, cominciamo a piazzarci sotto al palco (errore nostro, da dietro si sentiva benissimo), e vediamo spuntare sul palco dei figuri che cominciano a montare strumentazione ed effettistica varia. Momenti di ilarità quando vediamo spuntar fuori Turner nel suo nuovo look, e scattano i paragoni con Jovanotti.
Vabbè, alla fine non mi ricordo qualcosa perchè avevo quasi li spasmi per l'attesa che iniziassero, quindi passo direttamente al concerto.
Credo che la parola più giusta sia "ipnotico". Complice la musica, ma era praticamente impossibile staccare gli occhi dal palco. Animali da palco, tutti, nonostante si muovano nella più totale autonomia.
Sinceramente, dopo aver visto dal vivo i compari Tool, pensavo che come show fossero abbastanza simili (pur con le dovute differenze, difficilmente gli ISIS si potrebbero permettere megaschermi e giochi coi laser), segnati più dalla musica in sè per sè che dal coinvolgimento del pubblico da parte del gruppo. Mi sono dovuto ricredere. Anche nelle parti più dilatate erano presi dagli strumenti, si muovevano, agitavano la testa, sputavano a terra (soprattutto Turner); nelle parti più tirate (mi viene in mente Dulcinea o alcuni momenti di Threshold Of Transformation, per me uno degli apici della serata) non ne parliamo, eri proprio trascinato sia da loro e dall'incalzare della musica.
Pare che i volumi fossero un pò più alti del consentito, tipo che dovevano essere a 95 decibel e invece erano a 105 o qualcosa di simile. Devo dire che mai scelta è stata più azzeccata, potevano anche alzare ancora. I suoni non erano per niente male, puliti e si distingueva tutto. Siamo stati scemi noi che ci siamo subito messi davanti, visto che nelle zone posteriori si sentiva tutto benissimo, prove sono i video già su YouTube. Davanti infatti erano bassissimi i volumi della chitarra e della voce di Turner, oltre che delle tastiere di Meyer. Però cazzo, Turner quando urla sembra davvero un leone. Impressionante. Poi ora c'ha pure la criniera, quindi il paragone è pure azzeccatissimo.
Delusione enorme per il banchetto del merch. Preparato da un post del blog di Turner, mi aspettavo l'ira di dio, visto che in USA si erano portati di tutto, tutti gli album, tutti gli EP, tutti i dischi dei side project, tutte le edizioni di WR anche in vinile, i singoli, il dvd, addirittura avevano ristampato vecchie magliette.
Stavolta invece non c'era un cazzo di niente. L'ultimo disco, i singoli di In The Absence Of Truth (uno dei quali mi mancava), il pupazzino dello stesso album, il vinile del singolo di Holy Tears e un poster di Wavering Radiant. Peccato.
Pensavamo anche che dopo il concerto sarebbero usciti a fare chiacchiere al banchetto, e invece niente, pare se la siano presa comoda.
Però gente che ci ha parlato ha confermato la seconda tornata del tour in autunno, intorno a ottobre/novembre.
Mando una mail a Turner per pregarlo di portarsi merchandise e ci vediamo lì.
ISIS - Threshold Of Transformation, Torino, 13.07.2009
martedì 28 luglio 2009
'60
Non so se è periodo o chissà cos'altro, ma ho voluto postare due dischi (dischi, oddio, capolavori) dei maggisci e gloriosi anni 60 che mi stanno facendo uscire pazzo.
The Velvet Underground - The Velvet Underground & Nico
Leonard Cohen - Songs Of Leonard Cohen
Ringraziate, stronzi.
The Velvet Underground - The Velvet Underground & Nico
Leonard Cohen - Songs Of Leonard Cohen
Ringraziate, stronzi.
lunedì 18 maggio 2009
I'm Jim Morrison, I'm Dead
Era da un pò che non scrivevo niente.
Che poi, ultimamente non scrivo un cazzo, anche perchè non faccio un cazzo.
Cioè, ci sarebbero libri e libri da scrivere su quel capolavoro che è Tetsuwan Girl, ma tanto non si trova da scaricare, per cui mi girano le balle a parlare di una cosa che nessuno leggerebbe (come se il blog fosse letto da milioni di persone, ma vabbè).
Quindi metto qualcosa da scaricare, roba poste-rocche che sto ascoltando negli ultimi giorni.
Bark Psychosis - Hex (MediaFire)
65daysofstatic - The Fall Of Math (Sharebee)
Explosions In The Sky - The Earth Is Not A Dead Cold Place (Mediafire)
Password: wakalaopenaire.blogspot.com
Mogwai - The Hawk Is Howling (RapidShare) (Part. 1)
Mogwai - The Hawk Is Howling (RapidShare) (Part. 2)
Che non ho messo parecchia roba, tipo i Godspeed You Black Emperor!, gli ISIS o SoiSong, ma solo perchè vorrei scriverci un post più articolato per ciascuno dei succitati. Giuro che domani faccio il primo, perlomeno su SoiSong.
Che poi, ultimamente non scrivo un cazzo, anche perchè non faccio un cazzo.
Cioè, ci sarebbero libri e libri da scrivere su quel capolavoro che è Tetsuwan Girl, ma tanto non si trova da scaricare, per cui mi girano le balle a parlare di una cosa che nessuno leggerebbe (come se il blog fosse letto da milioni di persone, ma vabbè).
Quindi metto qualcosa da scaricare, roba poste-rocche che sto ascoltando negli ultimi giorni.
Bark Psychosis - Hex (MediaFire)
65daysofstatic - The Fall Of Math (Sharebee)
Explosions In The Sky - The Earth Is Not A Dead Cold Place (Mediafire)
Password: wakalaopenaire.blogspot.com
Mogwai - The Hawk Is Howling (RapidShare) (Part. 1)
Mogwai - The Hawk Is Howling (RapidShare) (Part. 2)
Che non ho messo parecchia roba, tipo i Godspeed You Black Emperor!, gli ISIS o SoiSong, ma solo perchè vorrei scriverci un post più articolato per ciascuno dei succitati. Giuro che domani faccio il primo, perlomeno su SoiSong.
lunedì 27 aprile 2009
Stonah
Sti giorni mi sento generoso.
Lo stoner che mi sto ascoltando ultimamente, quello "moderno".
Colour Haze - Colour Haze (RapidShare)
Colour Haze - Colour Haze (Megaupload)
Pass: robixxx
OM - Pilgrimage (Mediafire)
Ascoltate, ascoltate.
Lo stoner che mi sto ascoltando ultimamente, quello "moderno".
Colour Haze - Colour Haze (RapidShare)
Colour Haze - Colour Haze (Megaupload)
Pass: robixxx
OM - Pilgrimage (Mediafire)
Ascoltate, ascoltate.
sabato 25 aprile 2009
Astonishing
Non c'è un motivo particolare a questo post.
Più che un post di riflessione, è un post di divulgazione. Boh, non so sinceramente come introdurlo, è una cosa che proprio mi sopraffà (si può dire?).
Lei è, penso, la donna più bella del mondo, ora.
E non lo è per manifesta superiorità o perchè l'ha eletta donna più bella del mondo qualche sondaggio di qualche giornale molto chic. No, un cazzo.
Semplicemente è la bellezza naturale per eccellenza. Nessun ritocco artigianale, è la classica bellezza un pò anni '50/'60. Non scheletrica ma neanche assurdamente grassa, ha pure le tettone, cosa che a talunni piace. Per me è abbastanza indifferente, ma quando ci sono fanno piacere. Ad occhio sembra una 4ta abbondante-5ta.
E' che stamattina mi è capitato di vedere la sua galleria di immagini su Last.fm (si, ha fatto un album, e manco brutto, anzi), e la sua angelica immagine mi perseguita.
Highlights:
Oh.
My.
Fucking.
God.
Da rimanerci senza fiato.
Altri "regalini", qualche sua opera:
Lost In Translation (Mininova)
Match Point (è solo la locandina, non sono riuscito a trovarlo)
Anywhere I Lay My Head (mediafire)
Per concludere, molte altre volte ho detto che la donna più bella del mondo sia Giselle Bündchen.
La differenza è una, secondo me: che Giselle Bündchen è la bellezza raffinata, quella "irraggiungibile" (anche se Scarlett non è proprio a portata di mano), mentre la Johansson è quella naturale.
Concludo questo post inutile.
Cià.
Più che un post di riflessione, è un post di divulgazione. Boh, non so sinceramente come introdurlo, è una cosa che proprio mi sopraffà (si può dire?).
Lei è, penso, la donna più bella del mondo, ora.
E non lo è per manifesta superiorità o perchè l'ha eletta donna più bella del mondo qualche sondaggio di qualche giornale molto chic. No, un cazzo.
Semplicemente è la bellezza naturale per eccellenza. Nessun ritocco artigianale, è la classica bellezza un pò anni '50/'60. Non scheletrica ma neanche assurdamente grassa, ha pure le tettone, cosa che a talunni piace. Per me è abbastanza indifferente, ma quando ci sono fanno piacere. Ad occhio sembra una 4ta abbondante-5ta.
E' che stamattina mi è capitato di vedere la sua galleria di immagini su Last.fm (si, ha fatto un album, e manco brutto, anzi), e la sua angelica immagine mi perseguita.
Highlights:
Oh.
My.
Fucking.
God.
Da rimanerci senza fiato.
Altri "regalini", qualche sua opera:
Lost In Translation (Mininova)
Match Point (è solo la locandina, non sono riuscito a trovarlo)
Anywhere I Lay My Head (mediafire)
Per concludere, molte altre volte ho detto che la donna più bella del mondo sia Giselle Bündchen.
La differenza è una, secondo me: che Giselle Bündchen è la bellezza raffinata, quella "irraggiungibile" (anche se Scarlett non è proprio a portata di mano), mentre la Johansson è quella naturale.
Concludo questo post inutile.
Cià.
lunedì 20 aprile 2009
Oceancina
Download (Mediafire)
Pelican - Australasia
Non fatevi ingannare dalla splendida copertina.
Negli ultimi giorni Drought non mi vuole uscire dalla testa, cazzo.
giovedì 16 aprile 2009
Non voglio mettere un titolo banale, quindi non scrivo niente
Ogni film di Miyazaki si porta dietro un'aspettativa assurdamente alta. E, puntualmente, ogni santa volta, le aspettative vengono distrutte da un risultato eoni superiori alle migliori aspettative.
Non è il caso di questo film.
Prima di partire con le considerazioni personali, voglio chiarire che non è assolutamente una cosa brutta, anzi. Ovviamente i livelli rimangono paurosamente alti, ma inferiori a quanto mi aspettassi. Ma questa è colpa mia, le uniche cose che avevo letto sul film (notate come in tutte le recensioni o tutte le persone importanti "leggano", non "abbiano sentito in tv") erano che con questo film Miyazaki sarebbe tornato alla favola per bambini. E l'ultima favola per bambini che ricordo di Miyazaki è Totoro. Un film da 10/10. Le aspettative erano quindi onestamente troppo alte.
Comunque, dicevamo, il film, Ponyo.
Come ho già detto, è una fiaba (o favola, non mi ricordo la differenza). Dopo aver visto il film, pensando a questo, mi è venuto in mente che le favole a cui noi siamo abituati siano La Bella Addormentata o Biancaneve. Favole in cui il male è rappresentato da una sola persona, favole in cui il combattimento e la morte sono necessari per arrivare ad un fine, solitamente la felicità di una o due persone. E noi ste robe le raccontiamo ai bambini. E ci lamentiamo del fatto che poi siano violenti o che gli piacciano le cose violente.
E' proprio questo l'abisso che separa l'oriente dall'occidente, culturalmente parlando. Ponyo, in quanto fiaba scritta da un giapponese ed ambientata in Giappone, è pregna della filosofia orientale. Quel fantomatico misticismo, l'atmosfera zen e tutte quelle menate lì. Per dio, saranno anche vere, eh, però la cosa a cui ho pensato subito è stata un'altra. Cioè il fatto della visione del mondo. In Ponyo non ci sono nemici da sconfiggere, non ci sono draghi da combattere o vecchiette che avvelenano mele. C'è un bambino, una bambina (?), un ostacolo. Basta. Non ci sono le funzioni di Propp, non ci sono aiutanti (non nel senso proppiano del termine. Si può dire "proppiano"?), non ci sono padri padoni o cose simili. C'è un individuo, in questo caso bambino (perchè i bambini possono crescere interiormente, a differenza degli adulti), che deve cavarsela da solo in mezzo a tanti ostacoli rappresentati dall'ambiente che lo circondano. Perchè alla fine le difficoltà, nel film, sono quelle con cui i protagonisti hanno sempre avuto a che fare, non delle cose straordinarie che una volta sconfitte stop, finito il film, non vale più la pena continuare a seguirli. Io Sosuke lo volevo vedere, dopo la fine del film, come avrebbe vissuto e che reazioni avrebbe avuto. La differenza tra la favola occidentale e la favola orientale è proprio la struttura: le occidentali sono a forma di anello, nel senso che partono in un modo, seguono la risoluzione di un problema che si viene a creare e stop; quelle orientali sono un filo teso, non seguono un solo evento che si conclude, ma guardano ad un passaggio (magari particolarmente interessante o problematico, questo si) della vita del protagonista, che continua a vivere anche dopo la fine della vicenda. A quanti di noi frega di quanti figli abbia avuto la bella addormentata? A nessuno, credo. A quanti interessa sapere cosa è successo dopo che XXXXX ha XXXX XXXX? Magari a più persone (al posto delle varie X mettere personaggi et azioni del film).
Poi, la cosa che mi ha fatto davvero amare questo film.
L'amore.
E per amore ovviamente non intendo quello che lega un uomo e una donna o un uomo e un uomo, o una donna e una donna. Quello è solo uno dei tipi di amore. Peraltro anche abbastanza sterile, per come la vedo io, ma tant'è.
L'amore che invece il maestro Miyazaki ha messo in questo film è a dir poco esaltante. Il film, le atmosfere, la storia, la certosinità delle animazioni, la perfezione nei dettagli, il sapere che tutto è stato fatto a mano, sono elementi che ti fanno sapere per certo che questo nonnino qua non è uno che scrive film perchè gli sono finiti i soldi in banca, ma lo fa perchè cazzo, adora quello che fa, ha tantissime cose da dire, o da fare, o da provare, e non vedeva l'ora di farlo.
Ma se fosse solo quello non sarebbe niente di nuovo, non è la prima volta che si sente di un regista entusiasta. La cosa sconvolgente è come tutte le persone che gli stanno attorno non lo seguono minimamente nell'entusiasmo, anzi. Lo superano di misura. Dettagli come gli sciami di "sorelline minori" (taccio su altre spiegazioni) che si muovono autonomamente una per una, seguendo ognuna il suo percorso, senza nessun'approssimazione, anzi, con una precisione chirurgica, bè, sono momenti, attimi (perchè di un'attimo si è trattato) che fanno capire come i disegnatori, gli sfondisti e tutti gli altri non vedessero proprio l'ora di fare 'sti pesciolini cagacazzo. Oppure l'altra cosa che mi ha sconvolto è che non c'erano i titoli di coda, praticamente. C'erano, montati sulla musica e su sfondi disegnati apposta, nome e cognome di ogni singolo collaboratore (probabilmente in giapponese erano scritti a mano dagli interessati, non mi sorprenderebbe), con affianco una loro caricatura in piccolo. Ogni singolo collaboratore. Che saranno stati almeno 100, ad andar bene. C'erano anche i gatti, anche loro disegnati e caricaturati. E' proprio qualcosa che riempie il cuore di gioia, vedere finalmente tanto amore in un mondo in cui sembra esserci solo l'odio e la violenza. Sono quelle piccole cose che alla fine ti spingono ad andare avanti.
E a giugno esce al cinema Totoro.
Fremo.
Download (torrent, Mininova)
Non è il caso di questo film.
Prima di partire con le considerazioni personali, voglio chiarire che non è assolutamente una cosa brutta, anzi. Ovviamente i livelli rimangono paurosamente alti, ma inferiori a quanto mi aspettassi. Ma questa è colpa mia, le uniche cose che avevo letto sul film (notate come in tutte le recensioni o tutte le persone importanti "leggano", non "abbiano sentito in tv") erano che con questo film Miyazaki sarebbe tornato alla favola per bambini. E l'ultima favola per bambini che ricordo di Miyazaki è Totoro. Un film da 10/10. Le aspettative erano quindi onestamente troppo alte.
Comunque, dicevamo, il film, Ponyo.
Come ho già detto, è una fiaba (o favola, non mi ricordo la differenza). Dopo aver visto il film, pensando a questo, mi è venuto in mente che le favole a cui noi siamo abituati siano La Bella Addormentata o Biancaneve. Favole in cui il male è rappresentato da una sola persona, favole in cui il combattimento e la morte sono necessari per arrivare ad un fine, solitamente la felicità di una o due persone. E noi ste robe le raccontiamo ai bambini. E ci lamentiamo del fatto che poi siano violenti o che gli piacciano le cose violente.
E' proprio questo l'abisso che separa l'oriente dall'occidente, culturalmente parlando. Ponyo, in quanto fiaba scritta da un giapponese ed ambientata in Giappone, è pregna della filosofia orientale. Quel fantomatico misticismo, l'atmosfera zen e tutte quelle menate lì. Per dio, saranno anche vere, eh, però la cosa a cui ho pensato subito è stata un'altra. Cioè il fatto della visione del mondo. In Ponyo non ci sono nemici da sconfiggere, non ci sono draghi da combattere o vecchiette che avvelenano mele. C'è un bambino, una bambina (?), un ostacolo. Basta. Non ci sono le funzioni di Propp, non ci sono aiutanti (non nel senso proppiano del termine. Si può dire "proppiano"?), non ci sono padri padoni o cose simili. C'è un individuo, in questo caso bambino (perchè i bambini possono crescere interiormente, a differenza degli adulti), che deve cavarsela da solo in mezzo a tanti ostacoli rappresentati dall'ambiente che lo circondano. Perchè alla fine le difficoltà, nel film, sono quelle con cui i protagonisti hanno sempre avuto a che fare, non delle cose straordinarie che una volta sconfitte stop, finito il film, non vale più la pena continuare a seguirli. Io Sosuke lo volevo vedere, dopo la fine del film, come avrebbe vissuto e che reazioni avrebbe avuto. La differenza tra la favola occidentale e la favola orientale è proprio la struttura: le occidentali sono a forma di anello, nel senso che partono in un modo, seguono la risoluzione di un problema che si viene a creare e stop; quelle orientali sono un filo teso, non seguono un solo evento che si conclude, ma guardano ad un passaggio (magari particolarmente interessante o problematico, questo si) della vita del protagonista, che continua a vivere anche dopo la fine della vicenda. A quanti di noi frega di quanti figli abbia avuto la bella addormentata? A nessuno, credo. A quanti interessa sapere cosa è successo dopo che XXXXX ha XXXX XXXX? Magari a più persone (al posto delle varie X mettere personaggi et azioni del film).
Poi, la cosa che mi ha fatto davvero amare questo film.
L'amore.
E per amore ovviamente non intendo quello che lega un uomo e una donna o un uomo e un uomo, o una donna e una donna. Quello è solo uno dei tipi di amore. Peraltro anche abbastanza sterile, per come la vedo io, ma tant'è.
L'amore che invece il maestro Miyazaki ha messo in questo film è a dir poco esaltante. Il film, le atmosfere, la storia, la certosinità delle animazioni, la perfezione nei dettagli, il sapere che tutto è stato fatto a mano, sono elementi che ti fanno sapere per certo che questo nonnino qua non è uno che scrive film perchè gli sono finiti i soldi in banca, ma lo fa perchè cazzo, adora quello che fa, ha tantissime cose da dire, o da fare, o da provare, e non vedeva l'ora di farlo.
Ma se fosse solo quello non sarebbe niente di nuovo, non è la prima volta che si sente di un regista entusiasta. La cosa sconvolgente è come tutte le persone che gli stanno attorno non lo seguono minimamente nell'entusiasmo, anzi. Lo superano di misura. Dettagli come gli sciami di "sorelline minori" (taccio su altre spiegazioni) che si muovono autonomamente una per una, seguendo ognuna il suo percorso, senza nessun'approssimazione, anzi, con una precisione chirurgica, bè, sono momenti, attimi (perchè di un'attimo si è trattato) che fanno capire come i disegnatori, gli sfondisti e tutti gli altri non vedessero proprio l'ora di fare 'sti pesciolini cagacazzo. Oppure l'altra cosa che mi ha sconvolto è che non c'erano i titoli di coda, praticamente. C'erano, montati sulla musica e su sfondi disegnati apposta, nome e cognome di ogni singolo collaboratore (probabilmente in giapponese erano scritti a mano dagli interessati, non mi sorprenderebbe), con affianco una loro caricatura in piccolo. Ogni singolo collaboratore. Che saranno stati almeno 100, ad andar bene. C'erano anche i gatti, anche loro disegnati e caricaturati. E' proprio qualcosa che riempie il cuore di gioia, vedere finalmente tanto amore in un mondo in cui sembra esserci solo l'odio e la violenza. Sono quelle piccole cose che alla fine ti spingono ad andare avanti.
E a giugno esce al cinema Totoro.
Fremo.
Download (torrent, Mininova)
martedì 7 aprile 2009
Meat is great
Download (Rapidshare)
Download (Megaupload)
Perchè la gente continua a dire che il pop è merda.
Complimenti a tutti.
sabato 28 marzo 2009
Kill yourself, do it quick, do it fast.
Download
Ci si fa parecchio male.
Ultimamente sta monopolizzando i miei ascolti, oltre a un altro disco, di cui parlerò più avanti in maniera abbastanza approfondita (spero).
Buona fortuna.
sabato 7 marzo 2009
Gli occhi e la mente
Sono appena tornato da vedere Watchmen. Quindi se avete amor proprio, quindi avete intenzione di leggere il fumetto, magari prima di vedere il film, evitate di leggere, perchè esprimermi senza spoiler, almeno in questo caso, proprio non mi riesce.
E non metto uno SPOILER prima di qualcosa, cazzi vostri. E vi assicuro che mi dispiacerebbe che vi rovinaste il libro più bello mai scritto, quindi magari chiudere il blog, andate in libreria e spendete i soldi, mortacci vostri.
Ero entusiasmato dall'attesa. Nelle ore precedenti all'entrata nel cinema, mentre facevano i trailer, mentre prendevo posto, mi mangiavo le unghie.
Nonostante questo, ero partito dall'idea che avrei visto una cosa che mi avrebbe deluso. Ma questo da quando ho saputo che avrebbero fatto il film, non da quando ho visto il trailer o chissà che.
E' un pò come V For Vendetta o Sin City, ti rendi conto che le possibilità che si potesse fare una cosa pari al fumetto, o comunque degna, erano minimissime, quasi nulle. Con Watchmen, però, le possibilità non erano "quasi" nulle. Non c'erano e basta. E' come quando, chessò, vai coi pattini la prima volta. Cadi, è inevitabile. La stessa cosa. Decidi di fare un film di Watchmen. Sai già di tuo che non sarà neanche paragonabile all'opera madre. E' inevitabile. Ma questo per il semplice motivo che Watchmen è nato, concepito e sviluppato per quello che è, una storia scritta, narrata con disegni e nuvolette, sviluppata con vignette e didascalie, intermezzata da libri e giornali. E' una storia che, per essere raccontata, ha bisogno di sfruttare tutte le sue componenti e possibilità, dalla scrittura fisica al personaggio più insignificante. E' un'opera mastodontica per portata intellettuale, complessità e completezza del quadro. Per leggerlo hai bisogno di tempo, tempo necessario per leggere fisicamente quello che c'è scritto nelle 350 e rotti pagine, oltre che tempo per fermarti a riflettere, fermarti a elaborare, fermarti a contemplare.
Io ci ho messo più di un giorno continuato.
Un film dura due ore.
Limite evidente, converrete.
Ed è per questo che le mie aspettative erano sotto lo zero. Ma allo stesso tempo tanto era l'affetto per il fumetto (inteso come essersi affezionato, non come voler bene), che non vedevo l'ora di vedere Nighthawk, Silk Spirit, il Comico e quegli altri tre in carne e ossa, sentire la loro voce.
Tornando al film.
Capisci subito di stare per vedere qualcosa di speciale. Dalla prima presentazione, da quel giallo canarino falso, capisci subito che questo non è Spider Man o qualche altra merda presa dai fumetti, chessò, Superman. E' qualcosa di diverso. E allo stesso tempo capisci che c'è qualcosa di diverso da quello che ti aspettavi. L'inizio delle due opere non coincide, ci sono aggiunte.
Ed è tutta qua la questione, tutta nelle aggiunte o nelle omissioni.
Di per sè il film è impeccabile. Assolutamente fantastico, nella sua fedeltà. E' il film più fedele che abbia visto insieme a 300, dello stesso regista, per quanto come spessore si passi dal Congo a Saturno. Le scene sono spesso emozionanti per la fedeltà estrema, vedi davvero i personaggi che si muovono, le luci che animano i paesaggi. Da questo punto di vista è quanto di meglio ci si potesse aspettare.
Ma.
Ma.
Ma. Ma il fatto è che, come detto, il film dura due ore. Perdipiù, per quanto fosse possibile farlo solamente in America, il film è distribuito nelle sale americane. In quanto è possibile farlo solo in America, quindi con dispendi importanti e rischi altrettanto importanti, la distribuzione è massiva. Quindi, e qui casca l'asino, deve piacere al pubblico. Con tutto quello che ne consegue. Sangue, cazzotti, velocità, viulenza, un pizzico di buonismo che non guasta mai, nonostante si parli del film della frase "puttane e politici mi guarderanno dal basso sussurrandomi <> e io risponderò <>."
I tagli di cui parlo sono quelli fatti alla storia, per la verità non importanti, ma fondamentali nella costruzione di un capolavoro. Che effetto avrebbe fatto un Canova senza la perfezione assoluta delle forme? Ecco, ci siamo. Togliere, per dire, la storia dello psicologo, togliere tutta l'importanza della guerra fredda riducendola sullo sfondo, senza nuvolette che urlano, che PRETENDONO attenzione, è come toglierla, farla vedere solo ai pochi fruitori di cinema attenti rimasti oggi; togliere le battute razziste e filo-fasciste è deturpare l'ambientazione, al pari del togliere l'importanza dei graffiti.
Togliere il finale "mostruoso", per metterne uno del genere, si, può essere una buona idea, da proporre al pubblico per evitare certe crudezze che dopo un film del genere, ma è snaturare il messaggio che si intende lanciare.
Il "CE L'HO FATTA!" sulla fine del libro, liberatorio, delucidatore, capitale, è a mio parere uno dei momenti più alti dell'arte tutta, in ambito letterario/cinematografico pari solo al "VOGLIO VIVERE!", per quanto le situazioni siano bè, abbastanza diverse. Toglierlo, ecco, semplicemente non si può.
Però, chiariamo. Il film è un film ottimo. Come ho già detto ai miei compagni d'avventura, come film, obiettivamente, tralasciando la sceneggiatura da dove venga, è egregio, da 8/8.5.
E' che comunque si notano le mancanze.
Cioè, sono anche troppo evidenti, in primis il finale, che io ho trovato a volte di cattivo gusto se non proprio inappropriato e fuori luogo, lancia il messaggio sbagliato senza che ce ne fosse bisogno.
Non so se consigliarvelo o meno, il consiglio è sempre quello. Se l'avete letto, andate. Se non l'avete letto e siete lobotomizzati/con un quoziente intellettivo minore a 50/guardate mtv/ascoltate i Guns'n'Roses, andate, è meglio vedere un film che leggere un libro. Se non l'avete letto e siete persone normali, aspettate il dvd e spendete dei soldi per leggerlo, sono spesi benissimo; e nel dvd ci sarà anche la versione integrale.
Sono ancora confuso, scusate.
E non metto uno SPOILER prima di qualcosa, cazzi vostri. E vi assicuro che mi dispiacerebbe che vi rovinaste il libro più bello mai scritto, quindi magari chiudere il blog, andate in libreria e spendete i soldi, mortacci vostri.
Ero entusiasmato dall'attesa. Nelle ore precedenti all'entrata nel cinema, mentre facevano i trailer, mentre prendevo posto, mi mangiavo le unghie.
Nonostante questo, ero partito dall'idea che avrei visto una cosa che mi avrebbe deluso. Ma questo da quando ho saputo che avrebbero fatto il film, non da quando ho visto il trailer o chissà che.
E' un pò come V For Vendetta o Sin City, ti rendi conto che le possibilità che si potesse fare una cosa pari al fumetto, o comunque degna, erano minimissime, quasi nulle. Con Watchmen, però, le possibilità non erano "quasi" nulle. Non c'erano e basta. E' come quando, chessò, vai coi pattini la prima volta. Cadi, è inevitabile. La stessa cosa. Decidi di fare un film di Watchmen. Sai già di tuo che non sarà neanche paragonabile all'opera madre. E' inevitabile. Ma questo per il semplice motivo che Watchmen è nato, concepito e sviluppato per quello che è, una storia scritta, narrata con disegni e nuvolette, sviluppata con vignette e didascalie, intermezzata da libri e giornali. E' una storia che, per essere raccontata, ha bisogno di sfruttare tutte le sue componenti e possibilità, dalla scrittura fisica al personaggio più insignificante. E' un'opera mastodontica per portata intellettuale, complessità e completezza del quadro. Per leggerlo hai bisogno di tempo, tempo necessario per leggere fisicamente quello che c'è scritto nelle 350 e rotti pagine, oltre che tempo per fermarti a riflettere, fermarti a elaborare, fermarti a contemplare.
Io ci ho messo più di un giorno continuato.
Un film dura due ore.
Limite evidente, converrete.
Ed è per questo che le mie aspettative erano sotto lo zero. Ma allo stesso tempo tanto era l'affetto per il fumetto (inteso come essersi affezionato, non come voler bene), che non vedevo l'ora di vedere Nighthawk, Silk Spirit, il Comico e quegli altri tre in carne e ossa, sentire la loro voce.
Tornando al film.
Capisci subito di stare per vedere qualcosa di speciale. Dalla prima presentazione, da quel giallo canarino falso, capisci subito che questo non è Spider Man o qualche altra merda presa dai fumetti, chessò, Superman. E' qualcosa di diverso. E allo stesso tempo capisci che c'è qualcosa di diverso da quello che ti aspettavi. L'inizio delle due opere non coincide, ci sono aggiunte.
Ed è tutta qua la questione, tutta nelle aggiunte o nelle omissioni.
Di per sè il film è impeccabile. Assolutamente fantastico, nella sua fedeltà. E' il film più fedele che abbia visto insieme a 300, dello stesso regista, per quanto come spessore si passi dal Congo a Saturno. Le scene sono spesso emozionanti per la fedeltà estrema, vedi davvero i personaggi che si muovono, le luci che animano i paesaggi. Da questo punto di vista è quanto di meglio ci si potesse aspettare.
Ma.
Ma.
Ma. Ma il fatto è che, come detto, il film dura due ore. Perdipiù, per quanto fosse possibile farlo solamente in America, il film è distribuito nelle sale americane. In quanto è possibile farlo solo in America, quindi con dispendi importanti e rischi altrettanto importanti, la distribuzione è massiva. Quindi, e qui casca l'asino, deve piacere al pubblico. Con tutto quello che ne consegue. Sangue, cazzotti, velocità, viulenza, un pizzico di buonismo che non guasta mai, nonostante si parli del film della frase "puttane e politici mi guarderanno dal basso sussurrandomi <
I tagli di cui parlo sono quelli fatti alla storia, per la verità non importanti, ma fondamentali nella costruzione di un capolavoro. Che effetto avrebbe fatto un Canova senza la perfezione assoluta delle forme? Ecco, ci siamo. Togliere, per dire, la storia dello psicologo, togliere tutta l'importanza della guerra fredda riducendola sullo sfondo, senza nuvolette che urlano, che PRETENDONO attenzione, è come toglierla, farla vedere solo ai pochi fruitori di cinema attenti rimasti oggi; togliere le battute razziste e filo-fasciste è deturpare l'ambientazione, al pari del togliere l'importanza dei graffiti.
Togliere il finale "mostruoso", per metterne uno del genere, si, può essere una buona idea, da proporre al pubblico per evitare certe crudezze che dopo un film del genere, ma è snaturare il messaggio che si intende lanciare.
Il "CE L'HO FATTA!" sulla fine del libro, liberatorio, delucidatore, capitale, è a mio parere uno dei momenti più alti dell'arte tutta, in ambito letterario/cinematografico pari solo al "VOGLIO VIVERE!", per quanto le situazioni siano bè, abbastanza diverse. Toglierlo, ecco, semplicemente non si può.
Però, chiariamo. Il film è un film ottimo. Come ho già detto ai miei compagni d'avventura, come film, obiettivamente, tralasciando la sceneggiatura da dove venga, è egregio, da 8/8.5.
E' che comunque si notano le mancanze.
Cioè, sono anche troppo evidenti, in primis il finale, che io ho trovato a volte di cattivo gusto se non proprio inappropriato e fuori luogo, lancia il messaggio sbagliato senza che ce ne fosse bisogno.
Non so se consigliarvelo o meno, il consiglio è sempre quello. Se l'avete letto, andate. Se non l'avete letto e siete lobotomizzati/con un quoziente intellettivo minore a 50/guardate mtv/ascoltate i Guns'n'Roses, andate, è meglio vedere un film che leggere un libro. Se non l'avete letto e siete persone normali, aspettate il dvd e spendete dei soldi per leggerlo, sono spesi benissimo; e nel dvd ci sarà anche la versione integrale.
Sono ancora confuso, scusate.
martedì 24 febbraio 2009
/reality
Chiariamo: per me le dimensioni contano.
Un film, un fumetto, un disco, qualsiasi cazzo di cosa, per quanto mi riguarda, se è breve è un punto in più.
Certo, nei monumenti da 3 ore (film) o da 2 (dischi) c'è di tutto, ci puoi mettere una quantità di idee immensa e svilupparla come dio comanda, assolutamente vero, innegabile.
Ma.
Ci sono talenti che in poco tempo riescono a metterci un fottio di idee, a legarle perfettamente tra loro, a non risultare affrettati o approssimati, e soprattutto, a servire il piatto in maniera impeccabile.
Esempio? Ghost In The Shell è il primo che mi viene in mente. Oppure anche Wallace E Gromitt (anche se qui il discorso è un tantino diverso) o Les Triplettes De Belleville. Sarà un caso che tutti gli esempi appartengano a cartoni animati? Chi lo sa, forse il mezzo offre davvero la libertà assoluta tanto elogiata dagli addetti ai lavori, il cosiddetto "foglio bianco".
Ma tant'è, inutile parlar di fuffa.
Perfect Blue.
Perfect Blue.
Perfect Blue.
PERFECT BLUE, CAZZO.
Appena finito di vedere, quindi commenti a caldissimo, riflessioni a caldissimo.
Ad alcuni ho già detto che è da includere automaticamente tra i 4 migliori film che abbia mai visto. Avventato, certo, ma verissimo. Ci scommetto le palle che tra anni lo metterei comunque.
E' semplicemente un'opera troppo. Il classico "troppo" che quando lo leggi dici: "ma che nervi, troppo cosa????!!!!" Bè, facile a dirsi. Prendete un aggettivo dalla connotazione estremamente positiva. Ci siete? Bene, il troppo si riferisce a quello.
E' semplicemente un'opera troppo estrema. Ma non estrema dal punto di vista della violenza o chissà cos'altro. No, cioè, per quello c'è di peggio, molto di peggio. E' semplicemente un'opera che, se seguita con la dovuta attenzione e serietà, ti mette in uno stato confusionale impossibile da trovare altrove.
Ecco, una sensazione del genere l'ho provata nella sequenza ripetuta di Innocence (per i non addetti, il secondo episodio di Ghost In The Shell, galassie inferiore al primo, ma comunque film eccezionale); la differenza è che lì durava tre scene, qui non ne esci più.
Non so se il paragone potrà risultare banale, scontato, inutile o cosa, però ecco, non riesco a trovare nient'altro che calzi meglio del labirinto o ancora meglio, della matrioska.
Ecco, io ho sempre odiato questi paragoni, erano sempre fatti a sproposito, per cose vagamente insolite che volevano essere pompate per farle vedere alla gente.
Non avevo mai capito quanto questi paragoni potevano essere calzanti prima di questo film.
E' un incubo, ma di quelli brutti, quelli nel quale sei minacciato dal tuo aguzzino faccia a faccia, ti accorgi che è un sogno, ti vuoi svegliare ma niente, quello ti agita la motosega sotto al naso scorciandoti le narici, urli, urli, vuoi svegliarti, non ti svegli manco per il cazzo, e lì e solo lì cominci a disperarti.
Bè, la disperazione è la dimensione di questo film.
Non dico niente, non anticipo nè trama nè niente, è una cosa troppo sconvolgente per essere in qualche modo rivelata. E, consiglio personale, scaricatelo (perchè trovarlo originale è un'impresa) senza aver nè letto nè visto niente, solo così può essere gustato a fondo.
Per dire, il regista è Satoshi Kon, chi ne capisce un minimo sa cosa significhi.
Luci spente.
Chiudete gli occhi.
Dimenticate.
Premete Play.
Un film, un fumetto, un disco, qualsiasi cazzo di cosa, per quanto mi riguarda, se è breve è un punto in più.
Certo, nei monumenti da 3 ore (film) o da 2 (dischi) c'è di tutto, ci puoi mettere una quantità di idee immensa e svilupparla come dio comanda, assolutamente vero, innegabile.
Ma.
Ci sono talenti che in poco tempo riescono a metterci un fottio di idee, a legarle perfettamente tra loro, a non risultare affrettati o approssimati, e soprattutto, a servire il piatto in maniera impeccabile.
Esempio? Ghost In The Shell è il primo che mi viene in mente. Oppure anche Wallace E Gromitt (anche se qui il discorso è un tantino diverso) o Les Triplettes De Belleville. Sarà un caso che tutti gli esempi appartengano a cartoni animati? Chi lo sa, forse il mezzo offre davvero la libertà assoluta tanto elogiata dagli addetti ai lavori, il cosiddetto "foglio bianco".
Ma tant'è, inutile parlar di fuffa.
Perfect Blue.
Perfect Blue.
Perfect Blue.
PERFECT BLUE, CAZZO.
Appena finito di vedere, quindi commenti a caldissimo, riflessioni a caldissimo.
Ad alcuni ho già detto che è da includere automaticamente tra i 4 migliori film che abbia mai visto. Avventato, certo, ma verissimo. Ci scommetto le palle che tra anni lo metterei comunque.
E' semplicemente un'opera troppo. Il classico "troppo" che quando lo leggi dici: "ma che nervi, troppo cosa????!!!!" Bè, facile a dirsi. Prendete un aggettivo dalla connotazione estremamente positiva. Ci siete? Bene, il troppo si riferisce a quello.
E' semplicemente un'opera troppo estrema. Ma non estrema dal punto di vista della violenza o chissà cos'altro. No, cioè, per quello c'è di peggio, molto di peggio. E' semplicemente un'opera che, se seguita con la dovuta attenzione e serietà, ti mette in uno stato confusionale impossibile da trovare altrove.
Ecco, una sensazione del genere l'ho provata nella sequenza ripetuta di Innocence (per i non addetti, il secondo episodio di Ghost In The Shell, galassie inferiore al primo, ma comunque film eccezionale); la differenza è che lì durava tre scene, qui non ne esci più.
Non so se il paragone potrà risultare banale, scontato, inutile o cosa, però ecco, non riesco a trovare nient'altro che calzi meglio del labirinto o ancora meglio, della matrioska.
Ecco, io ho sempre odiato questi paragoni, erano sempre fatti a sproposito, per cose vagamente insolite che volevano essere pompate per farle vedere alla gente.
Non avevo mai capito quanto questi paragoni potevano essere calzanti prima di questo film.
E' un incubo, ma di quelli brutti, quelli nel quale sei minacciato dal tuo aguzzino faccia a faccia, ti accorgi che è un sogno, ti vuoi svegliare ma niente, quello ti agita la motosega sotto al naso scorciandoti le narici, urli, urli, vuoi svegliarti, non ti svegli manco per il cazzo, e lì e solo lì cominci a disperarti.
Bè, la disperazione è la dimensione di questo film.
Non dico niente, non anticipo nè trama nè niente, è una cosa troppo sconvolgente per essere in qualche modo rivelata. E, consiglio personale, scaricatelo (perchè trovarlo originale è un'impresa) senza aver nè letto nè visto niente, solo così può essere gustato a fondo.
Per dire, il regista è Satoshi Kon, chi ne capisce un minimo sa cosa significhi.
Luci spente.
Chiudete gli occhi.
Dimenticate.
Premete Play.
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martedì 17 febbraio 2009
oirartnoc la ativ anU
Ogni tanto (ogni volta che si capita a parlare di quanto ci si diverte da giovani, in realtà), quando si parla con un adulto, spesso e volentieri questi, dall'alto della loro esperienza di vita, ci dicono che "la vita ti passa senza che tu te ne accorga".
Ora, non sono nessuno per poter dare torto o ragione ad un'affermazione del genere, ma non posso non notare come una frase del genere sia perfetta per descrivere il curioso caso di Beniamino Bottone.
Tre ore di poltrona in cui si viene letteralmente proiettati da un letto di ospedale a rischio di evacuazione attraverso un'ottantina d'anni di storia americana.
La qual cosa non fa di certo gridare al miracolo, di documentari storici se ne possono contare a milioni.
Il discorso non vale se però in un pomeriggio si ripercorre da cima a fondo (oddio, da fondo a cima forse è meglio) la vita di questo Beniamino Bottone, al secolo Benjamin Button. La storia di un uomo, un uomo come milioni d'altri, che si è trovato a nascere e a vivere nel periodo cruciale del XX secolo, tra le due guerre e negli anni 60-70. Una vita segnata quindi da eventi importanti, che già renderebbero di per sè il racconto di questo soggiorno abbastanza interessante da farci spendere 6€ e un pomeriggio ad ascoltarlo.
Un racconto fatto di vodka e caviale, di tatuaggi, specchi, capelli, ballo e bordelli, di artrosi e demenza senile. Una vita come tante, tutto sommato. Il viaggio di un uomo attraverso la storia, gli altri e quindi sè stesso. Niente di inedito.
Ma il discorso si fa già più interessante quando si precisa che l'uomo tanto discusso è un freak, prospettiva da sempre interessante e critica per guardare la Storia.
Se già, però, Elephant Man ha commosso e fatto piangere schiere di persone quante ne ha fatte piangere Bambi, bè, si resta un attimino incuriositi da quello che può provare Benjamin Button.
Non ha capacità particolari, non sputa fuoco nè è alto e deforme. Solo, è nato vecchio. Proprio vecchio, anziano, raggrinzito, artrotico, debole e malaticcio. E, per rispettare la regola di natura che tutto si trasforma, anche lui cambia negli anni. Però, essendo impossibile invecchiare più di come già è, ringiovanisce.
Ed effettivamente è una vita al contrario in tutto e per tutto: da vecchio (o da neonato, vedetela come volete) in una casa di riposo in compagnia di altri suoi "coetanei", a imparare subito in maniera abbastanza cruda quello che c'è da sapere sul mondo, imparandolo da altri anziani. Ovviamente, in questo ambiente, e in quanto vecchio, familiarizza fin da subito con l'idea della morte, che lo circonda senza possibilità di scampo, senza però diventare un suo incubo, bensì solo una "frequente visitatrice".
E col passare del tempo, man mano che si ringiovanisce, il nostro passa tutte le fasi solite della vita di una persona: il lavoro, il divertimento, la guerra, i viaggi, le esperienze.
Ma il tema portante è quello dell'amore.
Si, perchè, come anni e anni di canzone popolare ci insegna, non hai vissuto veramente se non sai cosa sia davvero l'amore.
E infatti è questo l'elemento chiave del film. Amori che, importanti o meno, riflettono l'età che il signor Button si trova fisicamente ad attraversare. Amori giovanili passionali e travolgenti, amori adulti silenziosi e clandestini, amori vecchi innocenti e accennati.
Il che ricorda anche il percorso di chiunque, dal fervore giovanile alla pacatezza adulta, senza necessariamente limitarsi all'ambito sentimentale. Puoi maledire il destino, puoi bestemmiare, ma quando arriva la fine, non puoi far altro che mollare.
Una vita vissuta sempre a motori al massimo, maturando presto e godendosi ogni sua sfaccettatura, dalla gioia più esaltante al dolore più lacerante, di quelle che a sentirle raccontare, oltre ad essere completamente affascinato, ti senti anche un pò invidioso.
Tanto invidioso che in fin di vita scegli di fartela raccontare per sapere cosa quest'uomo ha davvero passato, per assaporare ancora i mille sapori, per rievocare i colori dei cieli diversi, per sentire gli odori delle donne che hai conosciuto, velocemente, in neanche un pomeriggio, preferendo questo ad una vita fatta di stupidaggini e frivolezze nel mondo della fama e dello spettacolo.
Le semplici cose, insomma.
Tanto semplici, e al contempo tanto personali e intriganti, che ti scopri piangente senza però saperne il motivo, invaso si dall'amarezza (inevitabile, sempre), ma anche dalla felicità. Alla fine è la vita. E' strana, non ci puoi fare niente.
Il compito è stato affidato a Brad Pitt, un attore certo noto ai più non per le sue capacità artistiche, comunque notevoli. E David Fincher (regista, giusto ricordarlo, anche di Seven, The Game, I Soliti Sospetti, The Game, Zodiac, Alien3) ha scelto proprio lui per questo ruolo enciclopedico, sacrificando il suo famoso sex appeal in favore di una vecchiaia crudele, di rughe cadenti e di cataratte. Il suo volto trasformato ricorda, grazie anche alla perfezione della recitazione, il Marlon Brando dei tempi migliori, del Padrino e del tango, e il maledetto James Dean, incarnazione di quella X Generation che Pitt si troverà ad attraversare, tra le altre.
Tutto questo prendetelo e applicatelo anche a Cate Blanchett, che però non fa notizia, che fosse un'attrice pressocchè perfetta non è una notizia di oggi.
Un film perfetto sotto ogni punto di vista, dalla storia (ci vuole la maiuscola o la minuscola?), alla recitazione, alla fotografia (assolutamente splendida), alla colonna sonora, che dal jazz al gospel ai Beatles deve ritrarre quasi un secolo di Storia.
Che vi devo dire, che ve lo consiglio? Decidetelo voi, se siete pronti. Potrebbe non essere facile. Ma sicuramente porta tante soddisfazioni quante emozioni, impossibile ignorarle.
Buona fortuna.
Ora, non sono nessuno per poter dare torto o ragione ad un'affermazione del genere, ma non posso non notare come una frase del genere sia perfetta per descrivere il curioso caso di Beniamino Bottone.
Tre ore di poltrona in cui si viene letteralmente proiettati da un letto di ospedale a rischio di evacuazione attraverso un'ottantina d'anni di storia americana.
La qual cosa non fa di certo gridare al miracolo, di documentari storici se ne possono contare a milioni.
Il discorso non vale se però in un pomeriggio si ripercorre da cima a fondo (oddio, da fondo a cima forse è meglio) la vita di questo Beniamino Bottone, al secolo Benjamin Button. La storia di un uomo, un uomo come milioni d'altri, che si è trovato a nascere e a vivere nel periodo cruciale del XX secolo, tra le due guerre e negli anni 60-70. Una vita segnata quindi da eventi importanti, che già renderebbero di per sè il racconto di questo soggiorno abbastanza interessante da farci spendere 6€ e un pomeriggio ad ascoltarlo.
Un racconto fatto di vodka e caviale, di tatuaggi, specchi, capelli, ballo e bordelli, di artrosi e demenza senile. Una vita come tante, tutto sommato. Il viaggio di un uomo attraverso la storia, gli altri e quindi sè stesso. Niente di inedito.
Ma il discorso si fa già più interessante quando si precisa che l'uomo tanto discusso è un freak, prospettiva da sempre interessante e critica per guardare la Storia.
Se già, però, Elephant Man ha commosso e fatto piangere schiere di persone quante ne ha fatte piangere Bambi, bè, si resta un attimino incuriositi da quello che può provare Benjamin Button.
Non ha capacità particolari, non sputa fuoco nè è alto e deforme. Solo, è nato vecchio. Proprio vecchio, anziano, raggrinzito, artrotico, debole e malaticcio. E, per rispettare la regola di natura che tutto si trasforma, anche lui cambia negli anni. Però, essendo impossibile invecchiare più di come già è, ringiovanisce.
Ed effettivamente è una vita al contrario in tutto e per tutto: da vecchio (o da neonato, vedetela come volete) in una casa di riposo in compagnia di altri suoi "coetanei", a imparare subito in maniera abbastanza cruda quello che c'è da sapere sul mondo, imparandolo da altri anziani. Ovviamente, in questo ambiente, e in quanto vecchio, familiarizza fin da subito con l'idea della morte, che lo circonda senza possibilità di scampo, senza però diventare un suo incubo, bensì solo una "frequente visitatrice".
E col passare del tempo, man mano che si ringiovanisce, il nostro passa tutte le fasi solite della vita di una persona: il lavoro, il divertimento, la guerra, i viaggi, le esperienze.
Ma il tema portante è quello dell'amore.
Si, perchè, come anni e anni di canzone popolare ci insegna, non hai vissuto veramente se non sai cosa sia davvero l'amore.
E infatti è questo l'elemento chiave del film. Amori che, importanti o meno, riflettono l'età che il signor Button si trova fisicamente ad attraversare. Amori giovanili passionali e travolgenti, amori adulti silenziosi e clandestini, amori vecchi innocenti e accennati.
Il che ricorda anche il percorso di chiunque, dal fervore giovanile alla pacatezza adulta, senza necessariamente limitarsi all'ambito sentimentale. Puoi maledire il destino, puoi bestemmiare, ma quando arriva la fine, non puoi far altro che mollare.
Una vita vissuta sempre a motori al massimo, maturando presto e godendosi ogni sua sfaccettatura, dalla gioia più esaltante al dolore più lacerante, di quelle che a sentirle raccontare, oltre ad essere completamente affascinato, ti senti anche un pò invidioso.
Tanto invidioso che in fin di vita scegli di fartela raccontare per sapere cosa quest'uomo ha davvero passato, per assaporare ancora i mille sapori, per rievocare i colori dei cieli diversi, per sentire gli odori delle donne che hai conosciuto, velocemente, in neanche un pomeriggio, preferendo questo ad una vita fatta di stupidaggini e frivolezze nel mondo della fama e dello spettacolo.
Le semplici cose, insomma.
Tanto semplici, e al contempo tanto personali e intriganti, che ti scopri piangente senza però saperne il motivo, invaso si dall'amarezza (inevitabile, sempre), ma anche dalla felicità. Alla fine è la vita. E' strana, non ci puoi fare niente.
Il compito è stato affidato a Brad Pitt, un attore certo noto ai più non per le sue capacità artistiche, comunque notevoli. E David Fincher (regista, giusto ricordarlo, anche di Seven, The Game, I Soliti Sospetti, The Game, Zodiac, Alien3) ha scelto proprio lui per questo ruolo enciclopedico, sacrificando il suo famoso sex appeal in favore di una vecchiaia crudele, di rughe cadenti e di cataratte. Il suo volto trasformato ricorda, grazie anche alla perfezione della recitazione, il Marlon Brando dei tempi migliori, del Padrino e del tango, e il maledetto James Dean, incarnazione di quella X Generation che Pitt si troverà ad attraversare, tra le altre.
Tutto questo prendetelo e applicatelo anche a Cate Blanchett, che però non fa notizia, che fosse un'attrice pressocchè perfetta non è una notizia di oggi.
Un film perfetto sotto ogni punto di vista, dalla storia (ci vuole la maiuscola o la minuscola?), alla recitazione, alla fotografia (assolutamente splendida), alla colonna sonora, che dal jazz al gospel ai Beatles deve ritrarre quasi un secolo di Storia.
Che vi devo dire, che ve lo consiglio? Decidetelo voi, se siete pronti. Potrebbe non essere facile. Ma sicuramente porta tante soddisfazioni quante emozioni, impossibile ignorarle.
Buona fortuna.
lunedì 9 febbraio 2009
=(
Amici !
Siamo giunti al momento tanto atteso, l'annuncio del GODS OF METAL 2009 !!!
DATE: come precedentemente annunciato la tredicesima edizione del festival si svolgerà il 27 e 28 Giugno 2009
LOCATION: dopo anni di attesa si torna in quella che da più parti è sempre stata considerata la location ideale per il GOM: lo STADIO BRIANTEO di MONZA !!! Ebbene si, quest'anno grazie alla preziosa collaborazione del Comune di Monza e del Monza Calcio che ringraziamo sentitamente, abbiamo di nuovo a disposizione lo Stadio Brianteo per il nostro amato festival
CONCEPT: Quest'anno torneremo alla formula dei due giorni, ma ci sarà una grossa novità. Avremo infatti due palchi presenti nella location dello show, ma non un main stage e un second stage, bensì un Double Main Mega Stage !!! Ovverosia due Main Stage delle stesse dimensioni e affiancati, sui quali le bands si esibiranno alternativamente. Ciò significa che avremo ben 4 headliner (2 al giorno), uno su ogni palco, entrambi i giorni. I minuti a disposizione di ogni band saranno gli stessi su entrambi i palchi.
I concerti inizieranno alle 10.45 di mattina e finiranno alle 00.30, sia il 27 che il 28 Giugno, ogni palco ospiterà 6 bands, per un totale di 12 bands al giorno. Una vera e propria maratona metallica che riunirà il meglio del metal mondiale in un unico grande festival!
BILL: un festival che vanta headliner del calibro di Iron Maiden, Metallica, Judas Priest, Guns n' Roses , Slayer e Ozzy Osbourne, poteva farsi mancare il meglio del metal mondiale? La risposta è no, e quindi ecco i primi nomi confermati:
Sabato 27 Giugno
Headliner di questa giornata sul L-Stage saranno i leggendari HEAVEN & HELL nella loro formazione Black Sabbath Dio Era, ovvero Ronnie James Dio alla voce, Toni Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso e Vinnie Appice alla batteria!
La seconda e terza posizione del L-Stage sono in via di conferma e i nomi in lizza sono veramente da leccarsi i baffi.
Nella quarta posizione troveremo gli olandesi EPICA, che dopo le due grandi date di Novembre, tornano nel nostro paese e per la prima volta al GOM
Subito prima di loro sarà la volta di una leggenda: signore e signori, dal Canada, VOIVOD !!! E per l'occasione festeggeremo il rientro di Blackie in formazione! Ebbene si, la formazione comprenderà Blackie, Snake, Away e il nuovo arrivato Martyr!
L'opening sarà invece annunciato a breve
E veniamo al R-Stage che vedrà protagonisti nella veste di headliner The Saints Of Los Angeles, proprio loro: MOTLEY CRUE ! Vince, Nikki, Tommy e Mick tornano al Gods e questa volta guidano il carrozzone del Cruefest che però sarà totalmente differente a quello visto in America.
Infatti, l'altra band già confermata sul Cruefest Stage, sono gli attesissimi TESLA ! Una band imperdibile, Jeff Keih e soci per la prima volta sul palco del Gods Of Metal! Da paura !
Le altre bands sono in via di conferma e saranno annunciate a breve
Domenica 28 Giugno
Headliner della seconda giornata sul L- Stage saranno i Kings Of Prog, con il nuovo album, DREAM THEATER ! E chissà questa volta che sorpresa ci riserveranno, dopo che la volta scorsa hanno eseguito per intero Images And Words.
Immediatamente prima di loro, tornano a grande richiesta i Bardi di Krefeld, ovverosia BLIND GUARDIAN ! Una doppietta da brivido, niente da dire.
Terza posizione per la bella TARJA, che con la sua carriera solista prosegue in grande stile la sua avventura, dopo la fuoriuscita dai Nightwish. Anche per TARJA si tratta della prima volta al GOM
E prima della singer finlandese sarà la volta dell'asso della sei corde, un virtuoso al GOM, amici: mr. PAUL GILBERT !!! Il celebre chitarrista dei Mr.Big arriva sul palco del festival per inondarci di note.
Poteva mancare una leggenda su questo stage? No, non poteva. E quindi: CYNIC !!! Paul Masvidal & co. tornano in Italia dopo la meravigliosa esibizione di supporto agli Opeth nella data milanese dello scorso Dicembre.
L'opening di questo stage verrà annunciato a breve.
La rivelazione del 2008, la band più controversa del pianeta, ma indiscutibilmente la più amata del momento sarà headliner del R-Stage e chiuderà il festival domenica 28 Giugno. Da Des Moines, Iowa: SLIPKNOT !!!!
Seconda posizione su questo stage per la band che al Gods 2008 ha ricevuto un'accoglienza a dir poco trionfale. A grande richiesta tornano i leggendari CARCASS !!
Terza e quarta posizione in via di conferma, mentre per la quinta avremo l'onore di accogliere, per la prima volta al GOM, Barney e i suoi NAPALM DEATH !
L'opening verrà annunciato a breve:
Riepilogo bands confermate alla data odierna:
SLIPKNOT - HEAVEN & HELL - MOTLEY CRUE - DREAM THEATER - BLIND GUARDIAN - CARCASS - TARJA - EPICA - VOIVOD - TESLA - PAUL GILBERT - CYNIC - PAUL GILBERT - NAPALM DEATH
Le altre 10 bands verranno annunciate entro pochi giorni
BIGLIETTI: Come nel 2008, faremo una promozione speciale per il primo periodo di vendita, ma in ogni caso di tratterà di prezzi strabilianti per un festival della portata del GOM! Ecco qua:
PROMOZIONE SPECIALE - PRIMI DIECI GIORNI DI VENDITA (SOLO BIGLIETTO GIORNALIERO)
1 Day Ticket - Special Price: 30 Euro + diritti di prevendita
PREZZI DAL 11° GIORNO DI VENDITA IN POI
2 Day Ticket - Regular Price: 75 Euro + diritti di prevendita
1 Day Ticket - Regular Price: 45 Euro + diritti di prevendita
Ricordiamo che nel periodo ' Special Price' verranno messi in vendita solo biglietti giornalieri (1 Day Ticket), per cui chi vorrà assistere ad entrambe le giornate dovrà acquistare due 1 Day Ticket (spendendo comunque ben 15 euro in meno del 2 Day Ticket - Regular Price !!!).
I biglietti 1 Day Ticket - Special Price saranno in vendita dalle ore 21.00 di Venerdi 13 Febbraio su TicketOne - Home e nei punti vendita collegati su tutto il territorio nazionale dalle ore 9.00 di sabato 14 Febbraio.
La vendita Special Price terminerà Lunedi 23 Febbraio alle 21.00
I biglietti 2 Day Ticket e 1 Day Ticket Regular Price saranno in vendita dalle 21.00 di Lunedi 23 Febbraio su TicketOne - Home e punti vendita collegati su tutto il territorio nazionale
I biglietti 'Special Price' saranno in vendita fino ad esaurimento. Nel senso che verrà messa in vendita l'intera capienza della location e nel caso i biglietti 'Special Price' vadano esauriti nel primi dieci giorni, nessun biglietto 'Regular Price' verrà messo in vendita successivamente. Per cui ... Pronti a cliccare !!!
KEEP IT METAL !
LIVE
Home of Rock - LIVE
Siamo giunti al momento tanto atteso, l'annuncio del GODS OF METAL 2009 !!!
DATE: come precedentemente annunciato la tredicesima edizione del festival si svolgerà il 27 e 28 Giugno 2009
LOCATION: dopo anni di attesa si torna in quella che da più parti è sempre stata considerata la location ideale per il GOM: lo STADIO BRIANTEO di MONZA !!! Ebbene si, quest'anno grazie alla preziosa collaborazione del Comune di Monza e del Monza Calcio che ringraziamo sentitamente, abbiamo di nuovo a disposizione lo Stadio Brianteo per il nostro amato festival
CONCEPT: Quest'anno torneremo alla formula dei due giorni, ma ci sarà una grossa novità. Avremo infatti due palchi presenti nella location dello show, ma non un main stage e un second stage, bensì un Double Main Mega Stage !!! Ovverosia due Main Stage delle stesse dimensioni e affiancati, sui quali le bands si esibiranno alternativamente. Ciò significa che avremo ben 4 headliner (2 al giorno), uno su ogni palco, entrambi i giorni. I minuti a disposizione di ogni band saranno gli stessi su entrambi i palchi.
I concerti inizieranno alle 10.45 di mattina e finiranno alle 00.30, sia il 27 che il 28 Giugno, ogni palco ospiterà 6 bands, per un totale di 12 bands al giorno. Una vera e propria maratona metallica che riunirà il meglio del metal mondiale in un unico grande festival!
BILL: un festival che vanta headliner del calibro di Iron Maiden, Metallica, Judas Priest, Guns n' Roses , Slayer e Ozzy Osbourne, poteva farsi mancare il meglio del metal mondiale? La risposta è no, e quindi ecco i primi nomi confermati:
Sabato 27 Giugno
Headliner di questa giornata sul L-Stage saranno i leggendari HEAVEN & HELL nella loro formazione Black Sabbath Dio Era, ovvero Ronnie James Dio alla voce, Toni Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso e Vinnie Appice alla batteria!
La seconda e terza posizione del L-Stage sono in via di conferma e i nomi in lizza sono veramente da leccarsi i baffi.
Nella quarta posizione troveremo gli olandesi EPICA, che dopo le due grandi date di Novembre, tornano nel nostro paese e per la prima volta al GOM
Subito prima di loro sarà la volta di una leggenda: signore e signori, dal Canada, VOIVOD !!! E per l'occasione festeggeremo il rientro di Blackie in formazione! Ebbene si, la formazione comprenderà Blackie, Snake, Away e il nuovo arrivato Martyr!
L'opening sarà invece annunciato a breve
E veniamo al R-Stage che vedrà protagonisti nella veste di headliner The Saints Of Los Angeles, proprio loro: MOTLEY CRUE ! Vince, Nikki, Tommy e Mick tornano al Gods e questa volta guidano il carrozzone del Cruefest che però sarà totalmente differente a quello visto in America.
Infatti, l'altra band già confermata sul Cruefest Stage, sono gli attesissimi TESLA ! Una band imperdibile, Jeff Keih e soci per la prima volta sul palco del Gods Of Metal! Da paura !
Le altre bands sono in via di conferma e saranno annunciate a breve
Domenica 28 Giugno
Headliner della seconda giornata sul L- Stage saranno i Kings Of Prog, con il nuovo album, DREAM THEATER ! E chissà questa volta che sorpresa ci riserveranno, dopo che la volta scorsa hanno eseguito per intero Images And Words.
Immediatamente prima di loro, tornano a grande richiesta i Bardi di Krefeld, ovverosia BLIND GUARDIAN ! Una doppietta da brivido, niente da dire.
Terza posizione per la bella TARJA, che con la sua carriera solista prosegue in grande stile la sua avventura, dopo la fuoriuscita dai Nightwish. Anche per TARJA si tratta della prima volta al GOM
E prima della singer finlandese sarà la volta dell'asso della sei corde, un virtuoso al GOM, amici: mr. PAUL GILBERT !!! Il celebre chitarrista dei Mr.Big arriva sul palco del festival per inondarci di note.
Poteva mancare una leggenda su questo stage? No, non poteva. E quindi: CYNIC !!! Paul Masvidal & co. tornano in Italia dopo la meravigliosa esibizione di supporto agli Opeth nella data milanese dello scorso Dicembre.
L'opening di questo stage verrà annunciato a breve.
La rivelazione del 2008, la band più controversa del pianeta, ma indiscutibilmente la più amata del momento sarà headliner del R-Stage e chiuderà il festival domenica 28 Giugno. Da Des Moines, Iowa: SLIPKNOT !!!!
Seconda posizione su questo stage per la band che al Gods 2008 ha ricevuto un'accoglienza a dir poco trionfale. A grande richiesta tornano i leggendari CARCASS !!
Terza e quarta posizione in via di conferma, mentre per la quinta avremo l'onore di accogliere, per la prima volta al GOM, Barney e i suoi NAPALM DEATH !
L'opening verrà annunciato a breve:
Riepilogo bands confermate alla data odierna:
SLIPKNOT - HEAVEN & HELL - MOTLEY CRUE - DREAM THEATER - BLIND GUARDIAN - CARCASS - TARJA - EPICA - VOIVOD - TESLA - PAUL GILBERT - CYNIC - PAUL GILBERT - NAPALM DEATH
Le altre 10 bands verranno annunciate entro pochi giorni
BIGLIETTI: Come nel 2008, faremo una promozione speciale per il primo periodo di vendita, ma in ogni caso di tratterà di prezzi strabilianti per un festival della portata del GOM! Ecco qua:
PROMOZIONE SPECIALE - PRIMI DIECI GIORNI DI VENDITA (SOLO BIGLIETTO GIORNALIERO)
1 Day Ticket - Special Price: 30 Euro + diritti di prevendita
PREZZI DAL 11° GIORNO DI VENDITA IN POI
2 Day Ticket - Regular Price: 75 Euro + diritti di prevendita
1 Day Ticket - Regular Price: 45 Euro + diritti di prevendita
Ricordiamo che nel periodo ' Special Price' verranno messi in vendita solo biglietti giornalieri (1 Day Ticket), per cui chi vorrà assistere ad entrambe le giornate dovrà acquistare due 1 Day Ticket (spendendo comunque ben 15 euro in meno del 2 Day Ticket - Regular Price !!!).
I biglietti 1 Day Ticket - Special Price saranno in vendita dalle ore 21.00 di Venerdi 13 Febbraio su TicketOne - Home e nei punti vendita collegati su tutto il territorio nazionale dalle ore 9.00 di sabato 14 Febbraio.
La vendita Special Price terminerà Lunedi 23 Febbraio alle 21.00
I biglietti 2 Day Ticket e 1 Day Ticket Regular Price saranno in vendita dalle 21.00 di Lunedi 23 Febbraio su TicketOne - Home e punti vendita collegati su tutto il territorio nazionale
I biglietti 'Special Price' saranno in vendita fino ad esaurimento. Nel senso che verrà messa in vendita l'intera capienza della location e nel caso i biglietti 'Special Price' vadano esauriti nel primi dieci giorni, nessun biglietto 'Regular Price' verrà messo in vendita successivamente. Per cui ... Pronti a cliccare !!!
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lunedì 2 febbraio 2009
Quis custodiet ipsos custodes?
Tra un paio di mesi tutti saranno in estasi dicendo "che bello Watchmen, mai vista una cosa del genere, Watcmen <3, bla bla bla".
Ma che cos'è Watchmen?
Fondamentalmente delle indagini di un gruppo di supereroi sull'omicidio di un altro supereroe.
Bè, si, sembra una cacata, effettivamente. Cioè, che palle, tutti i supereroi hanno dovuto affrontare morti ben più gravi, L'Uomo Ragno suo zio, Batman i genitori, e l'elenco è bello da finire. Cioè, siamo abbastanza abituati a perdite ben più gravi di un collega-amico, perchè tanto scalpore?
Perchè l'ha scritto Alan Moore, semplicemente.
E quindi è un concentrato, oltre che di genialità (è implicito nel nome), di crudeltà, di realismo, di poesia, di complessità, di morte, di vita, di amore, di perfezione.
Un'indagine, per quanto appassionante e complicata, non potrà mai prendere 350 pagine piene di dialoghi, disegni fondamentali e particolari essenziali.
Il mondo è leggermente diverso da come lo conosciamo, per diversi motivi.
Prima di tutto è ambientato in America nell'ottobre del 1985, quindi un periodo e un luogo a me completamente sconosciuto, o quasi. Però diciamo che si ha un'immagine della situazione, più o meno. Il 1989 è ancora abbastanza lontano, quindi si è ancora in guerra fredda, con tutto quello che la situazione comporta, e si è sotto la presidenza Nixon, con ancora ben stampate in mente le immagini di un J.F.K. assassinato a Dallas.
E poi, soprattutto, il mondo aveva conosciuto e visto da vicino l'avvento di veri supereroi.
Ma non supereroi che si allungano, diventano grossi e verdi, volano o lanciano ragnatele in ogni dove.
No. Non sarebbe possibile. I Supereroi solo tali perchè sono mascherati. Non sono nient'altro che gente comune, magari con qualche anno di palestra alle spalle, che per il suo spiccato senso di giustizia decide che bè, non può stare a guardare mentre la gente viene stuprata per strada, la criminalità cresce e le mafie fanno il cazzo che gli pare. Quindi, per non correre rischi, aiutati magari dalla "letteratura infantile" dell'epoca, ovvero il fondamentale Action Comics (le origini di Superman, quindi), decide di indossare una maschera o un costume per proteggere sè stesso e i suoi cari. E quindi vediamo gente che salta tra i tetti vicini, che combatte i criminali a mani nude perchè tanto è difficile che portino una pistola o che riescano a usarla decentemente. Gente comune. Come ho già detto.
Che, grazie alle sue (super)eroiche gesta, ha dei piccoli fan, che, una volta cresciuti, prendono il loro posto, dopo che i loro maestri hanno deciso di appendere il mantello al chiodo.
E la "seconda generazione" è anche più amata rispetto alla prima, più conosciuta e più rispettata. Solo che non tutto va sempre per il verso giusto, e allora per delle vicissitudini, un pò intestine e un pò dovute ad eventi esterni (ingiustizie o presunte tali nessuno può dirlo. D'altronde, chi vigila sui vigilanti? Who watches the watchmen?), sono costretti "a chiudere battente". Sono fuorilegge. Il Keen Act, legge vera e propria, sancisce che qualsiasi tipo di vigilantes mascherato è illegale.
Ecco quindi i supereroi che tornano alle loro vite, in segreto o meno. Chi scrive articoli di ornitologia, chi gestisce aziende multinazionali, chi lavora in polizia, chi è disoccupato e tira avanti appena, chi nell'esercito. Come ho ripetuto altre volte, gente normale.
Ma un giorno, uno di questi personaggi normali viene assassinato. E brutalmente. Buttato giù dalla finestra del suo appartamente in strada. Il cranio nello stomaco, sangue dappertutto. Il che è strano, se si pensa che comunque quest'uomo era un armadio di muscoli, e nello specifico anche non tanto accondiscendente verso il prossimo.
Penso siamo tutti d'accordo che è motivo d'inquietudine.
Ovviamente non finisce qui. E' un'opera che fa del realismo uno dei suoi maggiori punti di forza, quindi non ci sono solo i supereroi. I supereroi vivono in America, e l'America è uno stato del mondo. E il mondo non è mai in equilibrio, figurarsi con la guerra fredda in corso.
La situazione è tenuta tranquilla grazie al Dr. Manhattan, l'unico supereroe nel vero senso della parola, anche se non ricevuti assolutamente grazie ad un ragno radiattivo, ma ad un semplice errore umano, portato alle estreme conseguenze. Quest'uomo è la chiave dell'equilibrio mondiale, capace di far fronte da solo ad un massivo attacco nucleare, e nelle pagine si capisce perchè. Uomo? Bè, no. Superuomo anche sembra azzardato. Hollis (leggete e saprete chi è) afferma in un'intervista "Dio esiste ed è americano". Ecco, questa definizione sembra abbastanza calzante, al contrario delle precedenti (leggete e capirete perchè).
E cosa succede se questo Dottore viene messo in crisi? E come mai ha lo stesso nome del progetto che fece scomparire due città asiatiche nell'aspè, quand'era? ah, si, 6 agosto 1945? Ecco, questa è la chiave dell'equilibrio planetario. Equilibrio che, per origine stessa della parola, è fragile.
Ed essendo i supereroi gente normale, sono anche influenzati dai loro simili, ovvero la gente normale, e dalle cose che influenzano i loro simili, la gente normale. Ovvero i media, i giornali, la televisione, gli sproloqui di un'edicolante.
L'incipit della storia, se mai dovesse esistere, è da interpretare come un'entrata cruda e diretta, quasi come un parto, nel mondo, quantomai realistico, della dimensione narrativa.
Che ovviamente, in quanto realistico, è molto, troppo più complesso di quanto ci si può immaginare guardando un telegiornale, ascoltando un edicolante (oddio, forse questo no) o leggendo una recensione.
Quindi, senza neanche avere tutti gli elementi per capire, siamo catapultati in un mare di incertezze, possibili teorie del complotto, possibili insensatezze, guadagni economici, testimonianze che possono dare indizi se si sa notarli, concerti, stralci di libri, di giornali, di lettere, di fumetti di pirati.
E a guidarci non è Virgilio, non Beatrice, non Caronte. Nella vita noi non ne abbiamo, di lussi di questo tipo. Ci accompagna nessuno, siamo affibiati a persone dalle dubbie qualità intellettive e morali, dalle dubbie compagnie, ubriacone, paranoiche, malate. Gente normale.
Ma il motivo che rende Watchmen uno dei classici della letteratura mondiale di ogni tempo non è solo la trama, che già da sola basterebbe a fargli una valenza di ineguagliabilità all'interno del panorama fumettistico. Quello che rende Watchmen paragonabili ai più grandi capolavori concepiti dalla mente umana è la struttura, le sottotrame, i particolari, i graffiti, i titoli di giornali. Lette così sembrano solo dei gustosi intermezzi, delle robe messe lì per spezzare la tensione della trama principale. Ma durante la lettura ci si accorge che non solo ci erano già state svelate da altri particolari precedenti, ma che nonostante questo, oltre a non perdere minimamente la capacità d'interessare, si incastrano alla perfezione con la trama che stiamo leggendo, sono tutt'uno con essa, non l'anticipano nè la riassumono, ne sono semplicemente parte. Per cui gli articoli di giornale alla fine di ogni "volume", i diari, gli orologi, le citazioni di canzoni o libri, Le Storie Del Vascello Nero e del suo autore Shea, sono solo pezzi di un puzzle che componiamo senza avere l'illustrazione della scatola, di cui sapremo il risultato solo una volta che saremo arrivati alla fine, mettendo l'ultimo tassello nello spazio incavo tra altri 4.
Un grande puzzle in movimento, che si compone solo dopo essere riusciti a collocare al loro posto, incastrandoli tra loro, riflessioni sulla vita e sull'universo, psicologie deviate o normalissime, intelligenze estreme con intelligenze ignorabili, deliri di potere, guerra e pace, nucleare ed elettrico, terrore di morire, perdita dell'umanità, pirati, infinitamente grande, infinitamente piccolo e infinitamente medio, tradimenti, sessualità, stupri, naufragi, media corrotti, estremismi, razzismo e auto-compiacimento.
In definitiva, non mi è mai capitato di leggere niente che arrivasse a questi livelli di profondità e complessità narrativa nello stesso momento.
E difficilmente una "cosa" di questo livello sarà mai superata. Sarei felicissimo di essere smentito, ma non penso sia possibile.
D'altro canto, per riuscire a cogliere tutti i particolari, tutte le citazioni, tutte le battute satiriche e vagamente naziste, c'è bisogno di molte più riletture sempre più approfondite, visto che qui si mette in discussione praticamente 100 anni di storia del mondo.
Il che non mi sembra affatto roba di tutti i giorni.
Consigli: leggere lontano da tutto e da tutti, immersi completamente.
So che dovrei darvi qualcosa da scaricare, ma il miglior consiglio che vi posso dare è questo. (cliccare)
domenica 18 gennaio 2009
Hawaai E Cuori Infranti
Arriva prima o poi il momento in cui senti il bisogno di fermarti.
Succede qualcosa, viene a mancare una persona cara, ci si trasferisce, in un modo o nell'altro cambia qualcosa. E si tirano le somme, si fa una panoramica di quello che è stato.
Se siamo fortunati, lo si fa con piacere, con nostalgia, il momento da lacrimone che da una parte sa che quello che è stato non tornerà, dall'altra è contento che certe esperienze ci abbiano arricchito e si spera che le prossime siano altrettanto eccezionali.
Se siamo meno fortunati, ciò non succede. Oppure succede nel modo peggiore.
Ovvero: Kanye West prima di 808's & Heartbreak.
E' un periodo estremamente difficile, per Mr. West, quello che segue l'uscita del precedente Graduation. Ormai forte del suo status symbol, sforna successi pop e hip hop uno dietro l'altro, non ne sbaglia una neanche a volerlo. Ovviamente è anche pieno di soldi. E, nonostante il suo modo di esprimersi, di comporre, di scrivere la sua musica renda evidente che comunque è un giovanotto rimasto coi piedi per terra, diciamo che si toglie i suoi piccoli sfizi (oh, alla fine chi è che non lo farebbe?). E quindi via coi vestiti firmati, i viaggi, i gioielli (è comunque un negro che fa hip hop, alla natura non si sfugge) e compagnia bella. E ovviamente non dimentica mica la sua mamma, per lui vero e proprio punto di riferimento, tanto da dedicarle sempre se non dei versi in diverse canzoni, dei pezzi veri e propri. La riscatta quindi da una vita vissuta lottando contro la povertà per assicurare al figliolo Kanye quello che, nelle sue aspettative, era certamente molto di meno di qunto effettivamente ha poi avuto: la toglie dalla bettola nel Queens (o dov'è che viveva, non era comunque un bel posto) in cui ha vissuto fino a quel momento, sostituendola con un villone, vestiti eleganti, gioielli, e perchè no?, qualche ritocchino qua e là. Sempre coscienziosamente, però, alla fine è comunque una donna con una certa dignità, non cambierà di certo aspetto solo perchè ora può. Solo, ecco, un seno eccessivo, passata una certa età, può portare dei fastidi. Quindi l'unica pecca di vanità, per così dire, è appunto ridursi di qualche taglia il reggiseno.
E qui succede l'imprevisto. Non si sa come, la madre del sig. West, Donda, perde la vita nell'intervento. Ripeto, non si sa perchè, non ce lo si spiega.
Ovviamente, non è per niente un momento facile. Tutt'altro. Il punto di riferimento a cui fare ritorno dopo tante fatiche e tanti giri del mondo, bè, semplicemente non c'è più. Totale vuoto.
Non solo.
Prendete l'amore della vostra vita, la donna che vi è stata accanto per mezza vita nonostante abbiate avuto la possibilità di andare con tutte le donne che potevate immaginare. Immaginate una cosa del genere, ed immaginate, nell'ottica di Mr. West, l'importanza che una donna poteva avere per permettere che questo avvenga.
Bene, ora, da questo quadro psicologico immaginario del sign. Kanye, togliete anche lei.
Anche qui, il motivo non ci è dato saperlo. Litigi, riavvicinamenti ciechi, nuovi litigi, incomprensioni, sfiducie, stanchezza. Ed addio.
Bene, ora avete il quadro più o meno completo per capire l'ottica di 808's & Heartbreak, l'ultimo album di Kanye West, uscito nel 2008 a sorpresa, visto che tutti gli annunci davano il successore di Graduation per il 2009.
Non è però il disco sull'amore finito, o sulla mamma morta, lagnoso e scopiazzato, come ci si aspetterebbe. Prendete il quadro delle due perdite e sopstatelo subito prima del quadro delle prime righe: in un momento di questa gravità, non si può far altro che fermarsi, cercare di calmarsi e, come ho detto all'inizio, fare un pò una panoramica di ciò che era, e che purtroppo non sarà più.
Il risultato, per una persona con il tenore di una popstare quale Kanye West ormai è a tutti gli effetti, non può che rivelarsi almeno interessante. In questo caso, oltre che interessante, è anche estremamente desolante.
Gli unici contatti che aveva mantenuto con il "real world" ormai sono andati, e quindi versi come
My friend showed me pictures of his kids
And all I could show him was pictures of my cribs
He said his daughter got a brand new report card
And all I got was a brand new sports car
ci danno l'idea di quello che quest'omuncolo si trova a passare. E' ormai completamente estraneo al mondo dei suoi amici di liceo, non ha una "real life" che corrisponda al "real world". Il mondo patinato, fatto di interessi e lustrini, di pellicce e dlin-dlin non è quello adatto a lui, lui che "keeps it real", vicino al mondo. E' come se avesse i piedi per terra, ma la terra sia deserta.
Oltre alla devastazione interiore, però, non mancano i pezzi dedicati al rapporto con la sua ormai ex; se Welcome To Heartbreak, Amazing, Street Lights e soprattutto il freestyle Pinocchio Story sono dedicati da West a West, la restante tracklista è tutta scritta per la donna ormai perduta, scritte in diversi momenti della situazione sentimentale complicata che Mr West si è trascinato dietro per il tempo che è durato: dalla nostalgia di Coldest Winter alla tristezza incondizionata di Love Lockdown, fino alla nostalgia e alla rabbia di Heartless, si crea un panorama complesso di tutti gli elementi che il sign West ha in testa. Ed è un panorama per niente piacevole o accomodante, tutt'altro.
Tanto scomodo che non gli permette di rappare, come è solito fare. No, il rap non è adatto a dei momenti così pessimi. E tanto meno lo sono le atmosfere calde delle produzioni che lo contraddistinguono, magari anche malinconiche, ma che mantengono sempre un certo calore e una certa complicità con l'ascoltatore. Di qui la scelta di un pop elettronico dai suoni si danzerecci, ma dall'atmosfera distaccata e fredda, tanto fredda da non permettere liberamente il canto di Kanye, ma filtrarlo attraverso l'autotune per renderlo ancor più freddo e robotico possibile; elemento in completa opposizione all'808 del titolo, la drum machine di cui il beatmaker/rapper/composer/producer West si è invaghito, dalle atmosfere tribali e selvagge (a tal proposito, una meravigliosa rappresentazione dell'intero disco è data dal video del primo singolo, Love Lockdown, che estremizza proprio quest'opposizione).
Dopo un periodo passato ad ascoltare praticamente solo questo, ho una fiducia nel prossimo album che non sto manco a dire. Già mi piaceva, con questo poi ha fatto il zompo olimpico di qualità.
Download
E tutti a casa.
Succede qualcosa, viene a mancare una persona cara, ci si trasferisce, in un modo o nell'altro cambia qualcosa. E si tirano le somme, si fa una panoramica di quello che è stato.
Se siamo fortunati, lo si fa con piacere, con nostalgia, il momento da lacrimone che da una parte sa che quello che è stato non tornerà, dall'altra è contento che certe esperienze ci abbiano arricchito e si spera che le prossime siano altrettanto eccezionali.
Se siamo meno fortunati, ciò non succede. Oppure succede nel modo peggiore.
Ovvero: Kanye West prima di 808's & Heartbreak.
E' un periodo estremamente difficile, per Mr. West, quello che segue l'uscita del precedente Graduation. Ormai forte del suo status symbol, sforna successi pop e hip hop uno dietro l'altro, non ne sbaglia una neanche a volerlo. Ovviamente è anche pieno di soldi. E, nonostante il suo modo di esprimersi, di comporre, di scrivere la sua musica renda evidente che comunque è un giovanotto rimasto coi piedi per terra, diciamo che si toglie i suoi piccoli sfizi (oh, alla fine chi è che non lo farebbe?). E quindi via coi vestiti firmati, i viaggi, i gioielli (è comunque un negro che fa hip hop, alla natura non si sfugge) e compagnia bella. E ovviamente non dimentica mica la sua mamma, per lui vero e proprio punto di riferimento, tanto da dedicarle sempre se non dei versi in diverse canzoni, dei pezzi veri e propri. La riscatta quindi da una vita vissuta lottando contro la povertà per assicurare al figliolo Kanye quello che, nelle sue aspettative, era certamente molto di meno di qunto effettivamente ha poi avuto: la toglie dalla bettola nel Queens (o dov'è che viveva, non era comunque un bel posto) in cui ha vissuto fino a quel momento, sostituendola con un villone, vestiti eleganti, gioielli, e perchè no?, qualche ritocchino qua e là. Sempre coscienziosamente, però, alla fine è comunque una donna con una certa dignità, non cambierà di certo aspetto solo perchè ora può. Solo, ecco, un seno eccessivo, passata una certa età, può portare dei fastidi. Quindi l'unica pecca di vanità, per così dire, è appunto ridursi di qualche taglia il reggiseno.
E qui succede l'imprevisto. Non si sa come, la madre del sig. West, Donda, perde la vita nell'intervento. Ripeto, non si sa perchè, non ce lo si spiega.
Ovviamente, non è per niente un momento facile. Tutt'altro. Il punto di riferimento a cui fare ritorno dopo tante fatiche e tanti giri del mondo, bè, semplicemente non c'è più. Totale vuoto.
Non solo.
Prendete l'amore della vostra vita, la donna che vi è stata accanto per mezza vita nonostante abbiate avuto la possibilità di andare con tutte le donne che potevate immaginare. Immaginate una cosa del genere, ed immaginate, nell'ottica di Mr. West, l'importanza che una donna poteva avere per permettere che questo avvenga.
Bene, ora, da questo quadro psicologico immaginario del sign. Kanye, togliete anche lei.
Anche qui, il motivo non ci è dato saperlo. Litigi, riavvicinamenti ciechi, nuovi litigi, incomprensioni, sfiducie, stanchezza. Ed addio.
Bene, ora avete il quadro più o meno completo per capire l'ottica di 808's & Heartbreak, l'ultimo album di Kanye West, uscito nel 2008 a sorpresa, visto che tutti gli annunci davano il successore di Graduation per il 2009.
Non è però il disco sull'amore finito, o sulla mamma morta, lagnoso e scopiazzato, come ci si aspetterebbe. Prendete il quadro delle due perdite e sopstatelo subito prima del quadro delle prime righe: in un momento di questa gravità, non si può far altro che fermarsi, cercare di calmarsi e, come ho detto all'inizio, fare un pò una panoramica di ciò che era, e che purtroppo non sarà più.
Il risultato, per una persona con il tenore di una popstare quale Kanye West ormai è a tutti gli effetti, non può che rivelarsi almeno interessante. In questo caso, oltre che interessante, è anche estremamente desolante.
Gli unici contatti che aveva mantenuto con il "real world" ormai sono andati, e quindi versi come
My friend showed me pictures of his kids
And all I could show him was pictures of my cribs
He said his daughter got a brand new report card
And all I got was a brand new sports car
ci danno l'idea di quello che quest'omuncolo si trova a passare. E' ormai completamente estraneo al mondo dei suoi amici di liceo, non ha una "real life" che corrisponda al "real world". Il mondo patinato, fatto di interessi e lustrini, di pellicce e dlin-dlin non è quello adatto a lui, lui che "keeps it real", vicino al mondo. E' come se avesse i piedi per terra, ma la terra sia deserta.
Oltre alla devastazione interiore, però, non mancano i pezzi dedicati al rapporto con la sua ormai ex; se Welcome To Heartbreak, Amazing, Street Lights e soprattutto il freestyle Pinocchio Story sono dedicati da West a West, la restante tracklista è tutta scritta per la donna ormai perduta, scritte in diversi momenti della situazione sentimentale complicata che Mr West si è trascinato dietro per il tempo che è durato: dalla nostalgia di Coldest Winter alla tristezza incondizionata di Love Lockdown, fino alla nostalgia e alla rabbia di Heartless, si crea un panorama complesso di tutti gli elementi che il sign West ha in testa. Ed è un panorama per niente piacevole o accomodante, tutt'altro.
Tanto scomodo che non gli permette di rappare, come è solito fare. No, il rap non è adatto a dei momenti così pessimi. E tanto meno lo sono le atmosfere calde delle produzioni che lo contraddistinguono, magari anche malinconiche, ma che mantengono sempre un certo calore e una certa complicità con l'ascoltatore. Di qui la scelta di un pop elettronico dai suoni si danzerecci, ma dall'atmosfera distaccata e fredda, tanto fredda da non permettere liberamente il canto di Kanye, ma filtrarlo attraverso l'autotune per renderlo ancor più freddo e robotico possibile; elemento in completa opposizione all'808 del titolo, la drum machine di cui il beatmaker/rapper/composer/producer West si è invaghito, dalle atmosfere tribali e selvagge (a tal proposito, una meravigliosa rappresentazione dell'intero disco è data dal video del primo singolo, Love Lockdown, che estremizza proprio quest'opposizione).
Dopo un periodo passato ad ascoltare praticamente solo questo, ho una fiducia nel prossimo album che non sto manco a dire. Già mi piaceva, con questo poi ha fatto il zompo olimpico di qualità.
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E tutti a casa.
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