venerdì 23 ottobre 2009

Su, su, su.

Siccome ormai sono un coglione e praticamente parlo quasi solo di film, parlo nuovamente di un film.
Up.
Giusto per chiarire in che termini ne parlerò e per cercare di far capire come sono entrato nel cinema (perchè è lì che va gustato il film, al cinema, di qualsiasi film si tratti), la mia situazione era questa: RateYourMusic lo dava come film migliore dell'anno, superiore anche a Inglorious Basterds di Tarantino, che ho adorato, e tanti altri film meritevoli (Basta Che Funzioni, per esempio, ma anche I Love Radio Rock di cui ho già parlato). Ciak lo dava come Colpo Di Fulmine insieme a Totoro (e vorrei vedere, ma di questo ne parlo), gran parlare dappertutto, John Lassenter ha vinto anche il Leone D'Oro alla carriera eccetera.
Aspettative alle stelle.
Entro nel cinema.
Esco dal cinema.
Aspettative stracciate dai fatti.
Capolavoro assoluto del cinema.


Ci sono cose che, volenti o nolenti, vi fanno entrare in voi stessi. Senza necessariamente scatenare infinite discussioni e marasmi interiori che scuotano dalle fondamenta alcune convinzioni, no: semplicemente, vi rendono partecipi di un dolore, o di una gioia, o di un semplice piacere temporaneo talmente personale, privato e delicato che con la persona soggetta a tutto questo (che decide di condividere con voi tal piacere/dolore/goia) si crea, per forza di cose, magari involontariamente, un sentimento di intimità estrema. Vi sentite partecipi, vi sentite affranti per il suo dolore, vi sentite incredibilmente felici per la sua felicità, ridete per le sue malefatte, sapete tutto di lui senza che nessuno ve l'abbia detto, basta guardarlo, basta anche solo sentirlo. E sono quelle cose che poi quella persona non ve la fanno lasciare più, vi rendono sempre legati in un modo o nell'altro. Succede solo con quelli che poi chiami "veri amici", direte voi. Non sono tanto d'accordo, ma il concetto è chiaro, perlomeno.
Bé, è esattamente così che ci si sente dopo aver visto questo film.
Avete un rapporto incredibilmente profondo con una persona nuova, siete estremamente sereni seppur distrutti, siete in un modo o nell'altro semplicemente accresciuti spiritualmente.



E' un film che ti accompagna in un viaggio importante, non trascinandoti o convincendoti rompendoti le palle. No, ti prende per mano, gentilmente, e dopo un sorriso decidi tu autonomamente di seguire questo amico perchè cazzo, è un tuo caro amico e dei tuoi amici ti fidi.
E attenzione, ho detto "accompagnare in un viaggio", non "raccontare una storia". Sono due cose diverse. Una storia te la racconta chiunque, chi peggio chi meglio, ma è facile che succeda una cosa del genere.
Quello che io reputo il film perfetto, Il Cavaliere Oscuro, racconta una storia, per quanto lo faccia con una perfezione insuperata e insuperabile.
Ed a questo punto subentrano le categorie degli adulti, che però in questi casi risultano utili, seppur nella loro inadeguatezza.
Up è un film per bambini. Indubbiamente. Ma "film per bambini", in questo caso, assume lo stesso valore che può avere l'espressione se usata nel caso del Miyazaki de La Città Incantata. Non film necessariamente rivolti ai bambini, quanto film che rievocano la purezza, l'ingenuità, la spontaneità. Che i bambini hanno naturalmente, noi adulti un pò meno. Purtroppo.

Prima di parlare delle impressioni sanguigne, faccio un pensiero veloce sul paragone allievo-maestro.
In questo caso, salterà all'occhio a chiunque abbia visionato anche una sola opera di entrambi i registri/scrittori(/artisti). Lassenter-Miyazaki. In cui Lassenter è l'allievo, per ovvi motivi di anzianità e di ovvietà.
E il paragone è fottutamente appropriato, anche per me che ste cose le odio. In particolare con questo UP i temi si incrociano in maniera quasi totale, dall'infanzia all'ambientalismo, dalla semplicità al ruolo della società moderna, senza scordare l'amore per il volo.
La differenza sta nella conseguenza dell'ovvia distanza, sia geografica che temporale: laddove Miyazaki usa il bosco della campagna vicina, non troppo impossibile nel Giappone degli anni '50, Lassenter usa la giungla sudamericana; laddove Miyazaki utilizza creature fantastiche della tradizione folkloristica locale, Lassenter usa animali selvatici.
E l'altra grande conseguenza della distanza culturale è proprio il pregio massimo di questo film che ho citato all'inizio, che manca in Miyazaki: l'intimità, impensabile (purtroppo) in un giapponese. Che certo scrive film assolutamente stupendi, ma pecca di coinvolgimento dello spettatore. Perlomeno se paragonato agli standard che il suo figlioccio sa raggiungere. Figlioccio che, tanto per ricordarlo, ha detto di avere la videocassetta di Totoro in Giapponese perchè in inglese ancora non era stato tradotto e che ha dichiarato che per lui Miyazaki è il più grande regista vivente, oltre ad essere il suo più diretto esempio. E si vede, ragazzi, eccome se si vede.

Per finire:
correte, fuggite, rompetevi le gambe per andare a vedere questo film, è un consiglio a cuore aperto che vi sto dando. Perchè tanto è appena uscito, si trova in giro sicuramente e, fidatevi, è un'esperienza che, se vi definite persone, dovete provare.
Nel cinema, da soli, con il rumore della cinepresa che vi tiene compagnia nei momenti di silenzio, con il vostro cuore e le vostre lacrime come compagni di viaggio insieme al vostro nuovo amico, con i braccioli dei sedili che vi sosterranno quando stare per cadere a terra dalle risate.
E strano a dirsi, in questo caso la presenza di bambini può far bene.
Perchè vi assicuro, in una delle scene di silenzio di questo film sentire un bambino piangere può far male. O bene, dipende. A me ha fatto entrambi gli effetti, e la felpa bagnata può confermarvelo.