martedì 4 marzo 2014

Mettere i titoli a questi post è sempre drammatico

Ve lo dico subito, questo post potrebbe apparire come un tantino snob.
Ed è un peccato, visto che provo costantemente a non assomigliare agli opinionisti da social network, questa nuova razza che ho classificato da un po', che si fregiano del loro snobismo (signori della corte, per questo crimine mi dichiaro colpevole anche io) e ne fanno motivo di vanto ed orgoglio in modo verboso e noioso, manco fossero pagati per farlo o qualcuno glielo chiedesse o avessero un riscontro di like et interazioni decente che lo giustificasse.
Ciò detto.
Questo è, come al solito, un post assolutamente inutile et autoerotico, come tutte le espressioni d'opinione non richieste. Non l'ho pensato per cui potrebbe tranquillamente apparire poco o per nulla organico e/o disordinato. Potete lamentarvene.

Prima di lavare i piatti mi è capitato di vedere 5 minuti de La grande bellezza che stavano facendo in tv. L'avevo già visto al cinema a suo tempo quindi mi sono potuto permettere il lusso di vederne solo la parte iniziale. Dico subito la mia sulle reazioni che la popolazione ha avuto a questo film. Io il film l'ho visto la settimana tra il 21 e il 28 marzo dello scorso anno perché volevo dare un'altra possibilità a Sorrentino dopo la mezza delusione di This Must Be the Place e perché era un film italiano che, insospettabilmente, sembrava originale e diverso dagli standard a cui ci ha abituato il cinema italiano degli ultimi 10+n anni ed era seriamente in corsa per vincere il festival di Cannes. Ora, il difetto di questi festival è che le trattative per i film vengono fatte al 90% solo DOPO la fine del festival stesso, e quindi non puoi avere un'opinione su chi dovrebbe o non dovrebbe vincere. Poi io odio i provincialismi e i campanilismi (dei quali sono comunque campione) e mi sta sulla minchia che di Cannes si parli solo quando c'è un film italiano in concorso, mi sembra il moralismo classico (stereotipo da fumetto di Zerocalcare in agguato) dell'incidente aereo con 600 morti "compresi 2 italiani". Ad ogni modo, tornando a Cannes, dopo La classe e dopo La vita di Adele, ho capito che quando la palma d'oro la vince un film francese, è bene essere sospettosi, perché in quanto a campanilismi noi tutti dai francesi non possiamo che imparare a testa bassa. Bellissimi tutti e due i film, eh, meglio chiarire, però ecco. Non sono né La grande bellezza, né tanti altri film che erano in concorso nel 2013 e nel 2008. Divagazione sulla capacità di obiettività dei francesi a parte, la faunistica che mi è parso di osservare circa il film di Sorrentino mi è parso essere divisa fondamentalmente in:
-Gente a cui il film è piaciuto perché, appassionati di cinema "di qualità", hanno visto il film capendone (o intuendone, siamo onesti) il senso e l'hanno apprezzato.
-Gente a cui il film non è piaciuto perché, anche da appassionati di cinema "di qualità", hanno visto il film, ne hanno capito (o intuito, siamo onesti) il senso, ma non hanno apprezzato granché il film. Non rientro in questa fascia, ma capisco e rispetto.
-Gente a cui il film è piaciuto perché, non abituati al cinema di qualità, hanno visto il film sull'onda dei commenti positivi (e dei premi americani, ché di quelli europei g n fott nu cazz a nessuno, sono tutti film pallosi, non c'è mai stato un Avatar) e magari sono rimasti sorpresi da un film così insolito. Comunque al cinema ci andranno per vedere i film della Marvel o simili.
-Gente a cui il film è piaciuto perché, cazzo, un film italiano che vince gli oscar, o che è candidato ai, o che ha vinto il golden globe, che faccio?, non mi piace?, sì che mi piace oh, magari non l'ho capito bene perché chi le guarda 'ste robe, però userò frasi tranquille e un po' colte tipo "non è la mia tazza di tè" per tirarmene fuori con stile e classe.
-Gente a cui il film non è piaciuto perché oh avrà pure vinto l'oscar, ma che cacata, non succede niente, parlano soltanto.
-Gente a cui il film non è piaciuto perché tutti con 'sto Sorrentino in bocca stanno, mi aspettavo il nuovo 2001: odissea nello spazio, che cazzo, ci sarà un motivo per avergli fatto vincere l'oscar?, vorrà pur significare qualcosa no? (!), ma siccome parlano soltanto e non ha storia e alla fine Pirati dei Caraibi non era poi così brutto dai, allora scrivo un pippone che la metà era troppo comunque, così mi sentirò fuori dalla massa e i miei ammiratori leggeranno estasiati le mie epistole. Generalmente questa è la stessa gente che disprezza gli americani perché sono un popolo asservito alle lobby e tutti 'sti pipponi finto-anti-capitalisti, però ha un giudizio mediamente più positivo per le cose che vengono dagli USA rispetto a quello che viene dal resto del globo.
-Gente a cui il film non è piaciuto perché per fare i gli snob super sayan dicono frasi come "vuole scimmiottare La dolce vita". Perché, capito?, in genere loro vanno avanti a pane, avanguardie, neorealismo e Sergio Leone. Chissà se gli piace Tarantino, a 'sto punto. Chissà che dicono di Kill Bill.
-Gente il cui giudizio non è intelligibile, per capire che cazzo gli passa per la testa dovrei chiedere aiuto a uno bravo per davvero.

Ora, visto che tanto ve l'avevo detto che sarebbe stata una cosa totalmente inorganica, mi sono tolto davanti la tassonomia e quindi posso fare una considerazione su 'sti cazzi di oscar. Sarà che quest'anno c'era Sorrentino, ma è stato veramente un periodo molto più insopportabile del solito. Uno: gli oscar non ci appartengono. E non è un discorso cagacazzo alla "non dovete festeggiare Halloween, le nostre radici sono altre" (discorso che condivido solo in parte ma che, siccome sono una persona pesante, tediosa e pignola, non riuscirei ad affrontare senza aprire mille altre importantissime e molto seriose parentesi ma, siccome voglio cercare di smettere di esserlo con gli altri che essere pesante con me stesso basta e avanza, non faccio e quindi ciao). Il problema è che, proprio come Halloween o, peggio, il cazzo di Superbowl, che ormai lo guardanofesteggianocelebrano anche personaggi che non solo non hanno niente a che fare col football, non hanno niente a che fare con lo sport, sono eventi che ci sono stati consegnati con quest'aura di santità dalla tv americana e che noi abbiamo ereditato senza sapere un cazzo di tutti i retroscena che dall'altra parte dell'Atlantico sono chiari e lapalissiani e noi non sappiamo manco che ci sono. Un paio di considerazioni, a tal proposito. Ho tra gli amici di facebook delle persone che sono state in piedi tutta la notte per vedere la cerimonia. Lasciando da parte le amare considerazioni su chi si vedere pure il red carpet ché poi divento volgare, le persone guardano la cerimonia per guardare solo le premiazioni. Cioè, lì una delle domande più grandi non è tanto chi vince il miglior film ma chi lo conduce, e tu mi snobbi la conduzione della Degeneres perché devi vedere le premiazioni del montaggio sonoro? "Eh ma tanto io mica lo capisco, quello che dicono, quindi..."; eh ma allora, porcodio, fai nottata davanti ai porno e vediti le premiazioni su diretta.it, cazzo ne so, che bisogno c'è di stare davanti alla tv a sentir parlare due babbei che sono sicuro non ti traducono neanche quello che dice la conduttrice? Oppure che ti traducono al momento le dichiarazioni dei premiati, cosa che è encomiabile, io non riuscirei mai a farla, ma ti toglie quantomeno il 70-80% dei contenuti, quando sono emotivi come in questo caso. Le cose che non capisci e che si fanno perché cosa non si farebbe per un follower dovuto ad un pedissequo e attento live-tweeting. A margine, questa stessa gente è quella che dice "eh, chissà chi premieranno quest'anno, è molto combattuta, e secondo me Di Caprio stavolta ce la fa, dai!", e il problema è più o meno quello che dicevo prima: gli oscar, in particolari in annate come questa (piena di bei film, eh, molti bellissimi), sono di una scontatezza incredibile per tutta una serie di motivi che in USA sono chiari come il latte mentre noi, solo interessati alla competizione e totalmente incapaci di avere una visione analitica di qualsiasi cosa a meno che non abbiamo una guida brava e capace, non abbiamo idea. "Raga, ma secondo voi chi la vince, Novara-Real Madrid?" Il livello è quello, secondo me. Che vincesse 12 Years a Slave negli USA si sapeva praticamente da settembre, era il favorito assoluto per tutta una serie di motivi che chiunque sappia come ragioni l'accademy può facilmente prevedere (idem dicasi per i premi ad attore protagonista e non). Oppure che magari non sanno che spesso e volentieri i premi sono dati in base a tutta una serie di trattamenti di favore che le case distributrici riservano ai giudici dell'accademy. Che quando lo dico tutti mi guardano manco stessi parlando di scie chimiche. Fatemi capire, seriamente pensate che Frozen sia meglio di un qualsiasi Miyazaki? Seriamente pensate che Benigni fosse il miglior attore in assoluto, quell'anno? O volete sentire il racconto delle decine di orologi da un migliaio di dollari che la Miramax, dominatrice incontrastata della lega, ha dato ai giudici per assicurarsi che il film che hanno proposto loro fosse guardato con più attenzione, diciamo così? Cazzo, sono riusciti a far vincere addirittura degli oscar a Tarantino, che un regista più anti-oscar non esiste nonostante sia di LA.

Adesso posso dire due parole sul film. Cioè, non parlo della trama (LOL?) o di quant'è bella la fotografia o di questo e di quello, frega cazzi e le recensioni così le trovo anche abbastanza pallose e per niente stimolanti.
La grande bellezza è il tipo di film che mi piace da diverso tempo a questa parte. Quelli in cui la storia, quando c'è, passa in secondo o terzo piano. Quei film in cui la cosa importante è il personaggio (o i personaggi, ma è più difficile), in cui anche i dialoghi sono accessori, in cui la cosa che ti intrattiene è il capire questa gente anche se non esiste, anche se è frutto della fantasia di qualcun altro, anche se magari parla poco, non parla proprio o i dialoghi che fanno sono rumore bianco. O magari sono dialoghi che servono, ma nel momento in cui leggi tra le righe. Tipo, in questo caso i dialoghi di Jep comesichiama sono una cosa deliziosa, e sono proprio le cose che dice lui che fanno capire il senso del film. Quelli che dicono che è un film su Roma, o un film che vuole ritrarre il decadimento di qua e il decadimento di là, evidentemente vogliono sembrare capaci di andare oltre chissà quale livello per rimandare tutto ad un messaggio di eventuale critica sociale o chissà che altro (comportamento molto da votanti del PD, poi) senza esserlo. I dialoghi sono belli quando esprimono una cosa ma rimandano a qualcosa che invece non si dice. Io è da qualche post a questa parte che non perdo occasione per lodare l'approccio verso la vita espresso da The Soft Bulletin dei Flaming Lips (e non la perdo neanche questa volta), però non è un approccio alla vita lo si capisce soltanto da un testo più o meno esplicito. Il problema è che è troppo facile bollare come snob tutte le volte che Jep comesichiama sminuisce i comportamenti della scrittrice impegnata di partito o del giovane con le fisse di artista intellettualoide se si perdono per strada tutte le volte (leggi: tipo ogni scena in cui parla con qualcuno) in cui lo stesso Jep comesichiama sminuisce anche i suoi, di comportamenti. E poi bam, via di panorama assurdamente bello o di colosseo illuminato. Ora, io non voglio suggerire il senso del film perché non ne ho né l'intelligenza né la capacità né la voglia né le palle, ma ridurre tutto questo ad una semplice critica allo stato dell'Italia (ma fosse anche allo stato degli intellettuali italiani, eh - "ma lo sai che Proust è il mio scrittore preferito? Ah, anche Ammanniti, eh") mi sembra pigro. Ecco, pigro è la parola giusta. Fermarsi a quello che fa scena per poter dare un giudizio veloce e d'effetto e convincersi che il primo pensiero sia la verità assoluta. Ma dico io, se un disco non lo capisci magari dopo 10 ascolti, come puoi fidarti addirittura di un pensiero dopo una sola volta? Su, dai. Guarda, cito anche il grande Kanye West, "you need to stop actin' lazy".
La grande bellezza è il genere di film che la Coppola ha dimenticato di saper fare, che gli stavano riuscendo tanto bene con Lost in Translation (ok, vabbé, lì c'è Scarlett forse al suo massimo splendore e io non sono obiettivo, avete ragione) e poi ha perso per strada cercando il più possibile rimandi pop e strizzatine d'occhio allo spettatore. Qua Sorrentino vince facile e si rende capace di stare nella stessa frase con The Tree of Life, per quanto sostanzialmente e concettualmente incredibilmente distanti. Non è che non mi piacciano i film "normali", o "tradizionali", è chiaro che i film con grande trama sono bellissimi, ma queste cose più sottovoce e più boh, statiche?, vogliamo chiamarle così anche se non è assolutamente giusto/vero?, mi lasciano molto di più a livello personale. Ecco, per buttarla sulle serie tv - ultimamente molto più viste dei buoni film dai miei coetanei -, è ovvio che Breaking Bad è un capolavoro come ce ne sono pochissimi nella storia, però il viaggio in California di Don Draper mi ha appassionato e commosso molto di più. E chiaramente per appassionare non mi riferisco al fattore ti-faccio-rimanere-incollato-alla-sedia-senza-possibilità-di-staccare-gli-occhi, quello è anche un po' infantile se vogliamo. Oppure è questo il motivo per il quale Miyazaki è così schifosamente superiore a qualsiasi cosa la Disney abbia mai prodotto(accosto due cose che non c'entrano nulla ma che sempre più gente accosta, vai a capire il motivo). Altro esempio, per tornare sugli oscar, è questo il motivo per il quale Her mi è piaciuto molto di più di American Hustle, che pure ho amato fin quasi all'adorazione (e l'ho amato per questo tipo di motivi: ok, la trama di fondo era una cosa fenomenale, ma la cosa che mi ha fatto innamorare è la creazione del rapporto di amicizia - mio gran punto debole -, il rimorso per la fiducia tradita e la voglia di rischiare per rimediare ai propri errori e tutto quanto il resto).
Oh, io ve l'avevo detto che era un post sconclusionato.
Quindi eccovi una foto di Serge Ibaka, del suo amico e di un nero con gli occhiali e pochi capelli.

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