sabato 15 marzo 2014

In difesa delle critiche positive (urca, un titolo quasi serio)

Le persone che si limitano a parlare male delle cose hanno cagato il cazzo.

'Sta cosa mi è venuta leggendo quest'articolo qui (ma in generale gran parte delle cose che ho letto di Vice Italia hanno questo taglio).
Niente, la cosa che ho notato, sia dall'articolo che dai sempreverdi e mai troppo citati opinionanisti da social network, è che ormai nessuno parla più bene di un cazzo. Ormai se devi scrivere qualcosa, scrivi questo qualcosa per criticare questo, per criticare quello, per evidenziare il comportamento fuori di testa di X o Y e basta. Ah, chiaramente mi ci inserisco anche io in questa categoria, spesso e volentieri. Generalmente, chi si cava fuori dalla situazione appena descritta sono quelli che fanno della cronaca dura e pura il loro punto di forza: zero opinione personale, questo è il fatto e, in genere, lo dico prima di tutti (o quantomeno ci spero/ci provo). E finché fosse una situazione ristretta solo agli stati di facebook, direte voi, poco male. Ma il problema è che ci sono anche un botto di riviste, di blog o cose del genere che lo fanno, e pare che ne facciano il proprio perno editoriale.
Ora, non è che nessuno sia in posizione di criticare questa cosa: lessi in un articolo che ormai, il like di facebook, o il RT o la stellina su twitter (coniugate col social network che preferite) provoca un breve flusso di endorfine, per motivi ovvi che non vi sto a spiegare. E nessuno penso, ripeto, penso sia esente da questo meccanismo. Io stesso su facebook difficilmente scrivo qualcosa se non sono sicuro che questa cosa piaccia (poi chiaramente queste cose sono generalmente grandissime cazzate totalmente inutili - in linea editoriale col social network, d'altra parte), quindi figurarsi blog, magazine o opinionanisti. Mi ricorda un po' il meccanismo della pubblicità alla fine degli anni '80-inizi '90, in cui bastava mostrare carne nuda e si vendeva facile. Ecco, adesso critichi in maniera più pesante o acuta possibile e il gioco è fatto. Con le dovute accortezza: più il termine di paragone è colto e magari inaccessibile o colpevolmente ignorato dai più (La dolce vita/La grande bellezza, anyone?) e più sei figo e più i like abbondano, e più il soggetto criticato è famoso e magari intoccabile e più sei figo e i like abbondano. Poi c'è anche da osservare che, in buona parte dei casi, quelli che sui SN criticano sempre e soltanto sono delle persone veramente tenerissime che vorrebbero solo essere abbracciate e che vorrebbero sentire un po' di affetto umano (largo giro di parole per dire che non trombano? A voi l'ardua sentenza) che poi ti dispiace a rispondergli male a tua volta.
Però, e correggetemi se sbaglio, noto una sostanziale differenza tra il parlar bene e il parlar male. Cioè, chiaro, premettendo che uno lo faccia per essere ascoltato, come appena detto. Io la penso in questo modo: prendiamo come esempio un gruppo: se tu ne parli bene e comunque hai gente che ascolta le tue opinioni, forse, prima o poi, porterai qualcuno ad informarsi circa questo gruppo. Chiaro, è una cosa chiaramente molto difficile, perché portare la gente del 2014 a fare/ascoltare/vedere qualcosa è un'impresa titanica, eufemizzando. A tal proposito ormai siamo l'equivalente dei milanesi con i concerti: se non lo fanno dietro casa non ci vado. Confrontare con: se non è a totale portata di mano, lascio perdere. Comunque, dicevo, lo sforzo è incredibile, però c'è sempre la remota possibilità che ci sia un effetto positivo. Parlando male di questo gruppo, invece? Mi sa che non si può dire lo stesso. Esempio assolutamente irrealistico: pensiamo ai Pavement (irrealistico perché che persona misera sei se parli male dei Pavement?): se io parlo male dei Pavement in maniera arguta, dicendo che sono vuoti di contenuti, dicendo che il sound sembra scopiazzato da XYZ (chissà) e tutto quanto, magari facendo qualche battutina acida e risentita, è possibile/probabile che diverse persone mi leggano e mi likino il post o il tweet, non fosse altro per il fatto che gli avete risparmiato la fatica di ascoltare un gruppo che, evidentemente, non vale la pena. Ed è qui il punto: facendo così, visto che ormai tutto è overcriticato, che cosa rimarrebbe da fare? Niente vale la pena, rimaniamo dove siamo. E poi, chiaramente, ci si lamenta se la gente ascolta i cantautori italiani "perché almeno capisco cosa dicono". E per forza, scusatemi. E Kanye West è un coglione e non vale la pena, e James Blake fa cascare i coglioni (e sul primo lp vi dò ragione ma lasciamo stare che non è questo il punto), e i Daft Punk non fanno cassa dritta, e i My Bloody Valentine sembra la brutta copia di Loveless (DUH?), e gli Arctic Monkeys/Franz Ferdinand/Vampire Weekend sono gruppetti di musica leggera, e Sorrentino è inutile e autoriale ad cazzum, e che cazzo vai trovando dalla vita? Che cosa fai, se tutto fa schifo? Provi mai gioia quotidiana fuori dal momento post-cacca o post-sigarettarullataabandierachefumomenocarta o qualche altra cosa insignificante del genere? Libri che ti hanno reso felice, soddisfatto o prosciugato ce ne sono? Hai mai messo più di 4 stelline a qualcosa? Un cibo che ami esiste? Anzi, esiste qualcosa che ami? Non sono sicuro che mi lancerei in una risposta. Che cosa fai?, vivi solo di cose che non ti piacciono in modo da poterle criticare in modo che l'unica gioia quotidiana sia la notifica su fb del like che si aggiorna di numero costantemente? Che pesantezza, che mestizia, in fondo che banalità.

E poi, scusami. Passando di banalità in banalità. Ma non ti pare che già campiamo poco? Non ti sembra che questo poco tempo, se passato facendo malesangue, sia un filino sprecato? A me sembra.


E ovviamente, ho fatto un post in cui parlo male del parlar male.

Vi lascio con un angioletto eroinomane.

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