domenica 10 maggio 2015

Gli album che mi hanno salvato la vita

Chissà perché su questo blog riesco a scriverci solo di sera/notte. E chissà perché lo faccio sempre quando sono emozionalmente vulnerabile, soprattutto considerando poi quello che ci scrivo, che è quanto di più lontano da. Comunque ho da pochissimo finito di vedere il finale della sesta stagione di Mad Men, e quindi sono molto, molto, moltissimo, molto emozionalmente vulnerabile. Anyway, let's begin this thing.

È da un po' di tempo che di tanto in tanto mi trovo a riflettere sul fatto che praticamente chiunque usi quella citazione del cazzo che dice che la vita senza musica sarebbe un errore e poi ascoltano merda. Non dico necessariamente merda merda alla Vasco Rossi o peggio, dico merda nel senso che ascoltano cose assolutamente inquadrate in una precisa posizione sociale, o in un immaginario che non lascia possibilità di scampo. Magari è anche bella, bellissima musica, eh, chiariamo, però io sono incredibilmente presuntuoso e quindi se tu mi vai alla festa dell'Unità per ascoltare la cover band di De Andrè mentre bevi il vinaccio dalla bottiglia di plastica che hai dovuto buttare il tappo, allora De Andrè è merda. I My Bloody Valentine possono essere merda, se il loro ascolto ti fa far parte di ambienti inutilmente spocchiosi e snob (e lo dice uno che non è snob, di più). Contemporaneamente, leggo e sento tanta gente che magari di musica se ne intende (o gioca a intendersene) più della media che quando deve citare delle canzoni per loro importanti cita magari merda perché gli ricordano un particolare evento o che so io. Oh, disclaimer, se vi identificate in questa descrizione e mi conoscete, non sentitevi tirati in mezzo. Già per il fatto che state leggendo questo blog idiota, molto probabilmente non sto parlando di voi e siete una delle poche eccezioni.
È che per me la musica è sempre stato altro. Certo che ci sono canzoni che mi ricordano una situazione o un evento a cui sono molto legato e che difficilmente dimenticherò (che vi devo dire, The Wicker Man degli Iron Maiden cantata a squarciagola in classe al liceo non te la scordi, ecco, per quanto sia merda). Però la musica che per me è importante è decisamente altra. È quella che ascolti a casa da solo, col volume a livelli da arresto o a meno di metà, che ti fa continuamente piangere o che ti fa fare air drumming finché non ti bruciano gli avambracci, o entrambe le cose. Se non avete mai pianto per una canzone (le ballate stracciapalle alla My Immortal degli Evanescence ovviamente sono fuori contesto), mi dispiace veramente tanto per voi. È quella musica che magari potrai anche condividere con gli amici, ma di certo non è il tuo primo impulso. E, in genere, è quella musica che ascolti nel periodo formativo della tua vita. Non necessariamente quello scolastico, ma quei momenti in cui sai di avere delle mancanze che, appunto, questa musica ti aiuta a colmare in qualche modo, seppur parzialmente. C'è anche da dire che non la riconosci subito, questa musica, bisogna far passare del tempo, a volte anche tanto, perché si riesca a capire se e cosa ci ha veramente lasciato, se è solo un bellissimo disco o è uno di quei dischi. Quindi vado a fare un elenco più o meno esaustivo di quelli che finora sono i miei dischi che mi hanno salvato la vita. E proprio perché c'è bisogno di tempo per far sì che un disco diventi tale, ne lascerò fuori alcuni che ho ascoltato più recentemente che potrebbero ambire al titolo ma ancora non lo so, ad esempio Let It Bleed degli Stones o Boxer dei National, Potrebbe essere un elenco abbastanza lungo, e andrò in ordine totalmente sparso, tranne l'inizio.


Perdonate l'allineamento farlocco delle immagini. Chiaramente parliamo del trio dei tool. Sono in assoluto la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita. Musica complicata, ispirata, dura, profonda, che sa non prendersi sul serio e che si prende fin troppo sul serio, tutto questo quando ero quasi o da poco maggiorenne, capace di assorbire tutto come una spugna. Mi hanno fatto capire che esiste una spiritualità che non fosse solo quella cristiana che odiavo e che la spiritualità non va respinta e che non è banale. Insomma, troppe cose per poterle elencare. E mi hanno fatto conoscere il loro forum italiano, e mi hanno dato il più bel concerto della mia vita, 2006, Rimini.
Nel caso li voleste ascoltare, qui c'è Ænima, qui Lateralus e qui 10.000 Days.


L'altro trio. Non saprei bene cosa scrivere, onestamente. Tematicamente molto meno intimi dei tool, musicalmente molto più duri e talvolta scomodi, ma come smuovono loro, nessuno ha mai smosso. Questi tre dischi sono incredibili (letteralmente, ogni volta che li riascolto non riesco a credere che qualcuno abbia saputo scrivere cose del genere), ma la loro singola canzone più devastante non è in questi tre album, il che la dice lunga su cosa abbiano fatto.
Nel caso li voleste ascoltare, qui c'è Oceanic, qui c'è Panopticon e qui c'è Wavering Radiant.


Aphex Twin - Selected Ambient Works 85-92. Perché dopo un'infinità di ascolti per trovare il bandolo della matassa, mi sono rilassato e ho capito che la musica bella sta da tutte le parti, anche nella musica elettronica, anche nell'ambient che non è ambient, anche nella techno che non è techno.

Coil - Musick to Play in the Dark. Perché loro sono dei malati mentali, e questo disco unisce insieme malvagità, algidismo e raffinatezza. E non si spiega come, riesce contemporaneamente a calmarmi e a mettermi addosso un senso sottile di qualcosa che non va.


The White Stripes - Elephant. I classici personaggi rock che ti tirano fuori un album incredibile e che all'inizio non ti piace e poi lo adori alla follia. Io a 16 anni volevo prendere lezioni di chitarra da lui, mentre i più brufolosi a 25 ancora vorrebbero prenderle dal chitarrista dei Dream Theater.


Slowdive - Souvlaki. Ascoltatelo e poi venitemi a dire. Assoluto capolavoro. Dal primo ascolto sei rapito, dal secondo ascolto non lo dimentichi manco con l'alzheimer.


dälek - Absence. Mi ha fatto capire che la coscienza politica può esprimersi in tanti modi, non per forza con la barba di 3 giorni, la giacca con le toppe marroni sui gomiti e la chitarra acustica. Mi ha insegnato che l'hip-hop è bello e che si può fare in un casino di modi. Mi ha insegnato che la musica rumorosa a quella maniera può essere bella. E anche che i neri che fanno hip-hop possono non essere dei coglioni come fanno credere gli americani o dei poeti profondamente coscienti della loro situazione come ci vogliono far credere gli accademici - sempre siano maledetti.


Perché obiettivamente, una volta entrati non se ne esce. Se non l'avete mai ascoltato, ascoltatelo ORA.


Sarebbe il disco del 2004 dei Uochi Toki. Non c'è da nessuna parte, sull'internet, almeno ad una ricerca velocissima. Comunque è il classico disco che non dovrebbe esistere perché è completamente sbagliato. Ed è bellissimo, ed è tutto quello che un 16enne dovrebbe sapere della musica: che è possibile pure un delirio come questo.


Dicevamo di spiritualità? Qui c'è la prima canzone, qui la seconda.


R.E.M. - Murmur. Perché dopo aver ascoltato questo e Automatic for the People, vorresti che Michael Stipe fosse tuo padre.


E PJ Harvey tua madre, dopo questo, Rid of Me e White Chalk. Anche se poi dopo Rid of Me potrebbe esserci un minimo di complesso d'Edipo.


DJ Shadow - Endtroducing... Perché per un ragazzino non è un disco, è un alieno.


Perché dopo averlo assimilato puoi dire di ascoltare metal senza temere nulla.



Una delle doppiette più fenomenali di sempre. Loro sono meravigliosi, riescono a portarti negli abissi come pochi e riescono a portarti in paradiso come nessuno. Le loro aperture sono così meravigliose che non si riuscirà mai a descriverle e la capacità di coinvolgimento anche per qualcosa così alta è senza precedenti e senza successori, probabilmente. Poi hanno una capacità narrativa che pochissime altre volte ho incontrato, e nessun'altra volta per un gruppo che non ha neanche una punta di lyrics. Fanno bene al cuore e sono la salvezza dell'anima.
Alzate i vostri magri pugni come antenne verso il paradiso e Slow Riot for New Zerø Kanada.



Estate. Sudore. Solitudine. Serenità. Movimento. Bellezza. Droga. Spiritualità. Tutto insieme. Fantastico.


L'unico album dei Radiohead per il quale il primo ascolto è bastato a capire quanto fosse enorme. OK Computer ovviamente non è stato lo stesso, visto che l'ho ascoltato a 15 anni ed erano più i "che cazz'è 'sta roba?" che altro. Questo l'ho ascoltato anni e anni dopo ed è stata una mazzata in faccia. So che l'avete già ascoltato, ma nel caso, è qui.


Perché non puoi non metterlo. Canzoni pop allucinanti e allucinate e finale mistico che non c'entra nulla e che ti porta totalmente via. Come fai a non amare un genio del genere, dopo questo disco?


Songs of Leonard Cohen. Quando penso a questo disco, non so perché, mi viene in mente Hemingway. Non ha fronzoli o pretese di raccontarti chissà quali verità sulla vita, l'universo e tutto quanto, ti racconta solo una storia e tu stai lì, rapito, ad ascoltarla. Questo è, questo disco.


Non ci sono parole per descriverlo.


Lasciando da parte l'importanza iconica, di cui mi è sempre importato abbastanza poco, potrebbe essere il mio disco rock preferito. Cattivo, cattivissimo, cinico, rumoroso (NEL MILLENOVECENTOSESSANTASETTE!), e che giustamente, visto il contenuto, inizia con Sunday Morning. La più grande battuta della storia. Obiettivamente, se non adorate questo disco come gli egizi adoravano il sole, siete delle persone di merda.


Fate voi.


Kyuss - Welcome to Sky Valley. Caldo atroce. Sopportazione. Sabbia nelle scarpe. Droga. Misticismo ma non troppo. Chitarra sovrannaturalmente grandiosa. Rabbia. Rallentamenti. Capolavoro.


Serge Gainsbourg - Historie de Melody Nelson. Perché Gainsbourg è un porco, e anche se il disco parla di cose volendo anche banali, ti fa arrapare fortissimo. Non è facile, soprattutto se non capisci per niente la lingua. Se fossi donna, sarei sicuramente una di quelle che si fanno ammaliare dallo charme e dalla parlantina sciolta di un francese muscito. Questa mezz'ora scarsa di musica però è di una classe che, nel 1971, non era possibile.

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