Ognuno, se è fortunato, ha, nel proprio bagaglio culturale/personale, dei punti di riferimento che sono quasi mosche bianche, che, ad avere davanti una lista di chi ti ha colpito e influenzato, un estraneo li indica, ti guarda e ti fa "ma questi?". Se non si è fortunati, i nomi non dico che che siano sempre quelli, ma sono più prevedibili e più monotoni, anche se non per forza meno gratificanti. Però, se si è fortunati, questi punti di riferimento riescono a far girare la testa verso sponde che magari non hai mai considerato, un po' per l'influenza di chi ti sta attorno, un po' per mancanza d'interesse tuo; d'altra parte, se hai già tutta una lista di numi tutelari, perché mai dovresti deviare dal comunque ragionevolmente ampio seminato? Le mie mosche bianche di riferimento sono Flavio Tranquillo e Federico Buffa.
Mosche bianche perché dello sport (leggi: del calcio. Siamo in Italia, su Quizduello lasciano la scritta "sport" solo per essere politicamente corretti) non me n'è mai fregato tantissimo, forse giusto le olimpiadi di quando in quando. Poi chiaro, Poggi e Volpi so anche io chi sono, ma se è per questo fino ai 10 anni sono anche andato a catechismo. Però il basket mi è sempre piaciucchiato, diciamo che mediamente mi appassionava molto più del calcio. Se poi becchi una partita in cui i due telecronisti discorrono tra le risate delle, cito testualmente, "inviperite manifestazioni degli autoctoni", ti accorgi che i livelli sono alti, alla Rino Tommasi e Gianni Clerici; e il livello del basket è il migliore del mondo, e diciamo che la cosa aiuta.
Una volta passato il primo livello, e una volta fatta l'abitudine ai modi dei due (cosa facilissima), si capisce la differenza tra loro e il resto dei commentatori (non proprio tutti, c'è da essere onesti, però questi non allineati non fanno statistica). A rendere evidente questa differenza, userò come esempio una reazione che ricordo molto bene di uno che si può considerare come lo spettatore medio sportivo italiano: in una partita piuttosto importante di Premier League c'era Marianella che stava facendo un discorso che non coinvolgeva l'immediato della partita e questo spettatore medio enuncia le seguenti: "meh, vuoi parlare della partita o no?". Per quel che riguarda me, ci starebbe la pausa scenica (termine loro). Per continuare ed esplicare il discorso, cito lo stesso Federico Buffa in una sua intervista: "gli italiani hanno il calcio che vogliono vedere, commentato come lo sentono". Io estendo il concetto anche allo sport, oltre che al calcio. Buffa dice anche un'altra cosa molto interessante e molto vera nell'intervista, poco dopo: dice che, a differenza degli Stati Uniti, in Italia ma non solo c'è troppa gente culturalmente dotata che snobba apertamente lo sport, mentre cita Grantland come esempio di gente che giornalisticamente ne capisce (in generale, non solo di sport) che tratta lo sport come un normalissimo argomento, più che degno di analisi approfondite e considerazioni che vadano oltre il gossip, l'analisi del singolo gesto tecnico o la polemica sul rigore che non c'era o sul fuorigioco non fischiato. Tant'è che abbiamo un americanissimo David Foster Wallace che scrive Roger Federer come esperienza religiosa mentre in Italia gli unici libri di sport che vedono gli scaffali in vista nelle varie Feltrinelli sono quelli di Del Piero, di Pirlo o di Cassano. Tant'è che tutti i cronisti NBA e NCAA di Sky Sport lodano sistemi come l'instant replay, che rendono più chiare, meno sfumate e meno bellicose alcune decisioni che portano alle puntuali crocifissioni arbitri, guardalinee e reggi-bibite. Ovviamente tenendo ben presente che sia il basket sia il calcio sono giuochi, e come tali vanno trattati (d'altra parte Flavio Tranquillo è un grande appassionato e conoscitore di argomenti legati alla giustizia): non sono pratico di tg americani, ma sono abbastanza sicuro che lì nessuno griderebbe allo scandalo se non si parli tutti i giorni della regular season NBA; vi immaginate un tg italiano qualsiasi che non dedichi almeno un servizio ogni edizione al campionato? Ecco. E l'NBA, a differenza del calcio, gioca ogni giorno. Letteralmente.
Altro aspetto che mi ha sempre stimolato un sacco è quello della terminologia, sulla quale non mi ero mai soffermato più di tanto fino a qualche giorno fa, quando era lo stesso Buffa a farlo notare su Radio Deejay. E l'aspetto "terminologia" è da intendere su due fronti. Dal punto di vista del puro basket, non lesinano l'uso di termini assolutamente tecnici, "per iniziati", che, se in un primo momento possono lasciare spiazzati, con il passare delle telecronache e delle lavagne, si rivelano familiari e consentono di capire quello che sta succedendo in campo molto meglio di quanto non faccia il classico spettatore medio, che in genere si limiterebbe alla distinzione tra zona, box & 1 o che so io, e questi invece ti parlano di triangolo, di pick&pop, di screen e compagnia danzante, che non sono necessariamente così immediate. L'altro punto di vista è quello dello slang: stando a quanto detto in un'intervista al Sole (!), l'abitudine dei due deriva dal loro maestro Aldo Giordani, ed è l'abitudine bellissima a tradurre direttamente le espressioni gergali americane. Chiaramente facendo una cernita, nel senso che se usassero pure loro espressioni odiose come chiamare il tiro dalla media "il J", sarebbe una delusione. Però tante espressioni che nel basket (quantomeno quello americano) in Italia diamo quasi per scontate le hanno portate in Italia loro due (o Giordani), a scelta. E l'attenzione al vocabolario, l'odio per espressioni sì gergali, ma anti-italiane che caratterizzano i due (cosa poi estesa, mi pare di capire, a tutta la redazione giornalistica di basket americano di Sky Sport) tirano in mezzo un altro aspetto che mi ha sempre affascinato e divertito: l'attenzione e l'importanza attribuita alla cultura intesa in senso generale. Che voi dite "grazie al cazzo, è tipo la cosa più importante nella vita", e io vi rispondo che avete ragione, ma dovrete convenire che mica è così scontato che questo succeda durante delle telecronache sportive, per usare un largo eufemismo. Questa è gente che giustifica in parte la formae mentis vincente di LeBron 2012 col fatto che abbia lasciato da parte twitter e abbia cominciato a leggere (e dicono: sì ok, legge Hunger Games e la biografia di Jay-Z, non è che legge Pirandello, ma conta comunque), gente che una delle prime domande che fanno a Belinelli dopo la strepitosa serie Chicago-Brooklyn se leggesse qualcosa durante la permanenza USA, gente che in telecronaca cita Mario Vargas Llosa (!!!), gente che ti fa il traduttore istantaneo come quello che usano nelle conferenze importanti (solo che non hanno studiato per farlo e lo fanno alla bisogna), gente che ti fa interviste in spagnolo. Ora, se non fosse che il basket NBA è lo sport più bello del mondo, ed è inutile girarci attorno, queste sarebbero comunque delle cose che ti attraggono, che fanno in modo che comunque si graviti lì intorno.
A questo c'è da aggiungere un elemento che secondo me è fondamentale: l'attenzione verso le persone e i vissuti. Mi spiego. Il mio imprinting ad un certo modo di intendere lo sport è dato da Slam Dunk di Takehiko Inoue (che, se non avete letto, mi dispiace e you're missing out, direbbero oltreoceano), ed è quel modo di seguire lo sport non lo intende solo come incasellamento di tattiche ed azioni più o meno efficaci, ma che fa notare come il volere e le emozioni dei singoli siano una parte importante del gioco e diano un colore tutto diverso a certe cose; vuoi mettere come cambia una partita quando sai per quale motivo, per esempio, Shawn Kemp fa una partita da posseduto dal demonio contro i Pacers? Nel senso, mica le curiosità possono limitarsi alla fidanzata che salta da Maxi Lopez ad Icardo. Vuoi mettere godersi la futura caduta nel guano dei Clippers (perché succederà - anche se spero di no) sapendo che cosa sono stati prima dell'era CP3? O poter ridere di gusto delle stagioni pessime dei Nets nonostante i milionazzi spesi? Sono cose che, a quel livello, non sono facili da raggiungere. Ecco, per esempio, qui citano un aneddoto ME-RA-VI-GLIO-SO e, nel farlo, usano fluentemente il verbo "divellere" e un'espressione che ho fatto mia in numerosissime situazioni che è "the Nets being the Nets", chiaramente declinata all'uopo. E questo che ho postato è un video di due minuti di una partita, per così dire, interessante il giusto, immaginate che cosa può succedere in una partita intera, magari con più temi d'interesse. Oh, poi non è che siccome sto dando attenzione a questo, le telecronache poi non sono in grado di farle degnamente, eh. Volete qualche esempio? Eccone uno, ed eccone un altro (tempo incriminato: dal minuto 9.30 - rivisto per l'ennesima volta, brividi e lacrime che appannano la vista).
Questo per dire che i vari Buffa racconta sono solo la ciliegina sulla torta, nonostante ne abbia parlato anche Aldo Grasso. Il che è tutto dire.