In primis, mi scuso per il fatto che, se tutto è rimasto come l'ultima volta che ho postato, voi non possiate vedere le volte che vado a capo, ma magari troverò un modo.
È un periodo che sto notando, dalla mia sporadica e lurkica (passatemi l'orripilante anglicismo - anglicismo?) permanenza sul social network più noto a noi tutti, una tendenza a voler necessariamente essere ipercritici verso qualsiasi cosa sia incredibilmente o in maniera incredibilmente veloce arrivato ad essere conosciuto da molti, visto che la parola "famoso" è veramente grossa, oramai praticamente sempre. Film, canzoni o gruppi, fumettisti, serie tv. Ora, non ho fatto i nomi ma sono certo che, almeno per un paio di essi, non serve neanche che io li dica, ci siamo capiti, occhiolini e sgomitate e via. Ora, non dubito che quelli che muovono queste critiche pensino e sentano veramente quello che poi scrivono su facebook, ma la cosa mi pare un tantino forzata. Dicevamo, qualsiasi cosa inizi vagamente ad essere mainstream, è nel mirino. Epperò, la miglior canzone che potremo sentire di qui a diversi anni è una canzone pacchianamente mainstream - vorrei dire "da qui a diversi lustri", ma sono ottimista e non lo faccio.
R U Mine? degli Arctic Monkeys.
A CAPO
"Essì", direte voi, "lo sappiamo tutti che sei un fanboy impenitente", e io risponderò "sì vostro onore, quante Ave Maria prima di andare a casa?". Però lo è, è una canzone straordinaria.
A CAPO
Partiamo da un gioco a capirci. Suppongo che, se state leggendo questo post, la vostra curiosità musicale si spinge un attimino oltre la solita playlist di radio 105 e il vostro concerto preferito non sia stato quello all'Arena di Verona di Ligabue. Bene. Ciò detto, questa canzone è la prima canzone rock veramente eccezionale che sento da diversi anni. Ma rock in senso buono, nel senso in cui si dice rock intendendo il pop dei Beatles, dei Flaming Lips, di David Bowie. Il rock che era odiato dalla chiesa e dall'opinione pubblica nell'epoca e nei luoghi narrati da Mad Men. Quello generalmente leggero e spensierato, quello che la vita non la prende seriamente tanto non ne esci vivo (cliché 1 partito, comandante). Non che l'altro rock non abbia dato niente, eh, mica li lascio da parte i vari Leonard Cohen, GY!BE, Nirvana, R.E.M., John Coltrane, Tool, My Bloody Valentine, Radiohead, Elliott Smith e compagnia, i miei dischi preferiti probabilmente stanno in quest'elenco piuttosto che nell'altro, ma chi non capisce che The Soft Bullettin è un paradigma di vita piuttosto che una semplice raccolta di canzoni non ha capito molto di come stare al mondo, io credo. Per dirla facendo una citazione per iniziati ai Tool, il rock a cui ci si riferisce non è tanto la Lateralus, quanto la Rosetta Stoned. Non tanto Third Eye, quanto Die Eier von Satan. R U Mine? è il meglio che si possa trovare per fondamentalmente 4 motivi: A CAPO
1) I suoni. C'è chi dice addirittura primi Black Sabbath. Una figata. A CAPO
2) I testi. Alex Turner è il miglior lyric writer della nostra generazione, e magari dopo faccio qualche esempio in più di questa cosa. A CAPO
3) Il mood della canzone. Sì primi Black Sabbath, sì testo splendido (colgo l'occasione per ribadire ancora una volta che testo splendido ≠ testo profondo, non è che chi non è De Andrè e scrive testi impegnati e/o tristezza non sia un grandissimo scrittore. Se tutti i romanzi fossero di Pessoa la letteratura sarebbe considerata in maniera differente), ma è una canzone da arena, una canzone "bright" nonostante i richiami sabbiosi scuola QOTSA (magari poi torno pure su 'sto punto), una canzone per saltarci su, una canzone per gasarsi nonostante sia una canzone d'amore (l'amore è bello amici). Esattamente, cosa volete di meglio dalla vita? Se c'è qualcosa di meglio, giuro che non ne sapevo nulla, e comunque non credo ci sia. A CAPO
4) È una canzone grandiosa. No, perché spesso la gente di cui parlavo all'inizio si dimentica che il fattore primigeneo per attribuire una certa Bellezza (capital B) ad una cosa "bassa" come una canzone pop è proprio la bellezza della canzone. E questa ne ha da regalare, di bellezza. A CAPO, CHE È FINITO L'ELENCO
Ok, getto la maschera. Estendete tutto questo anche al resto del disco. È un disco strepitoso. E sto per finire gli aggettivi, non ho potuto fare le scuole alte. Allora, riprendiamo quella storia dell'elenco. I suoni. I Black Sabbath li abbiamo già detti, ma li ripeto ancora perché si sentono veramente tanto in certi pezzi. Poi i riverberi in Arabella che ti rimandano direttamente dai Black Sabbath ai primissimi Pink Floyd, quelli che si drogavano per davvero. Poi le chitarre di Mad Sounds che sono rubate dai Velvet Underground. Poi l'ultima parte di Mad Sounds che usa gli UH LALLALLA' come solo i Beatles sono stati capaci di fare. Poi chiaramente, usando un'espressione cara ai migliori recensori, tutti questi tributi senza snaturarsi, senza risultare ridicoli e senza snaturare il loro, di suono - e i casi sono due: o siete sorpresi di questo o siete abituati. Ci torniamo, once again. A CAPO
I testi. Ecco, io qui esco di testa. Per ogni singola canzone del disco vi potrei citare almeno 4-5 versi da standing ovation, da gotha delle lyrics, molto più adatte ad un tatuaggio che non la solita frase sui sogni o sul vivere la vida loca. Preso atto che il testo di I Wanna Be Yours non è di Alex Turner ma di un poeta di impronta punk (quando si sarebbe potuto tranquillamente pensare il contrario, vista la qualità a cui ci ha abituato Alexuccio mio fin dal miserrimo video di I Bet You Look Good che passavano su Flux nella tarda estate del 2005 ben prima che ne parlasse XL - c'eravate?), io vi sfido a trovare una sola canzone che non vanti un testo così pregno di quel black humor, di quella brilliantezza e di quell'acume di cui solo i migliori inglesi sono capaci. Sì, QUEI migliori inglesi, non facciamo gli gnorri. Se inizi il disco con "There's this tune I found that makes me think of you somehow and I play it on repeat/Until I fall asleep/Spilling drinks on my settee" c'è da ben sperare, ma è anche problematico mantenersi sugli stessi standard. Poi c'è l'ormai famigerata R U Mine? che, una volta entrata in circolo, ha il testo più fomentante che io ricordi dai tempi di Pantera, Rage Against the Machine e alcune cose dei Blur. Arabella ha un passaggio del genere: "Arabella's got some interstellar-gator skin boots/And a helter skelter 'round her little finger and I ride it endlessly/She's got a Barbarella silver swimsuit/And when she needs to shelter from reality she takes a dip in my daydreams" (questo finisce veramente col botto) e ci sono almeno altre due strofe (ovvero tutte le altre, LOLZ) che sono quantomeno paragonabili a questa. No. 1 Party Anthem è una delle più belle e grottesche cronache rock mai fatte, vedere/sentire/leggere per credere, Mad Sounds c'ha gli UH LALLALLA', ragà, ma ne vogliamo anche parlare?, seriamente?, Why'd You Only Call Me When You're High? ha un testo che è un ca-po-la-vo-ro, punto, Snap Out of It ha i versi "Forever isn't for everyone/Is forever for you?" che da soli sono meglio di intere discografie di gruppi blasonati come profeti del rock di qualità, e I Wanna Be Yours è magistrale nel mischiare falsa morale, sottomissione e sincera devozione for dummies. Ed è punto, game, set e match. A CAPO
Sul mood non ci sarebbe molto altro da dire, a questo punto (a questo punto, in realtà, la mia speranza è che quantomeno abbiate acceso Spotify e lo stiate cercando) e, se proprio vogliamo dire qualcosa per fare i puntigliosi, è splendido anche l'ordine delle canzoni, spezzato in due e piegato su sé stesso dal duo centrale No. 1 Party Anthem+Mad Sounds.
E poi c'è l'ultimo punto che, forse, è quello che mi lascia più sbalordito di tutti (oh ragà, "sbalordito". Ho tirato fuori "sbalordito". Pensavo di aver finito 'sti paroloni arcaici, e invece...). Questa gente è al quinto album. Anzi, per la precisione al quinto album in 7 anni. Se ci pensate non è una cosa così scontata. Punto primo: questo è un gruppo dell'epoca delle new sensation che NME sponsorizzava un tramonto sì e l'altro pure. Mi contate quanti di questi gruppi sono rimasti altrettanto sulla cresta dell'onda da allora? I Monkeys, gli Horrors (altri fuoriclasse, non a caso), i Franz Ferdinand (fuoriclasse ma che dalla loro hanno un'età media molto più alta dei diretti concorrenti, e questo potrebbe voler dire più di qualcosa), e poi? I Bloc Party? Pf. Gli Hives? Seh, come no, e 'sta ceppa di minchia non ce la metti? E all'epoca di questi gruppetti chiamiamolo-indie-rock nato dopo gli intrecci di chitarra di Is This It? ce n'erano a secchiate. Tutti estinti, uno dopo l'altro. Gli Arctic Monkeys non solo sono rimasti, ma sono diventati una delle massime realtà del panorama rock mondiale. Certo, a patto che si consideri la musica che si sa essere buona. Sento di gente che spende bei soldi per vedere ancora Nine Inch Nails o Queens of the Stone Age, nonostante l'evidente, lapalissiana, ovvia squagliatura delle rispettive menti creatrici, solo perché sono dei residui gloriosi ed ancora vivi dei tardi anni '90 o dei primi '00. Ovviamente mica parlo di quelli che vanno a vedere Muse o Foo Fighters, eh, parlo di gente comunque abbastanza rispettabile. Però seriamente, prendiamo la celebre apertura delle Olimpiadi, no?, ok, c'era un sacco di gente che ha cantato una canzone, sì, i Kaiser Chief che mi ero dimenticato prima, per esempio, ma se è per questo una canzone l'hanno cantata pure gli One Direction per evidenti esigenze di sponsor. Però sono le scimmie che hanno cantato la loro hit assoluta (che, a detta loro, è tale per status quo, ma il momento migliore dei loro live è proprio R U Mine?, sarà un caso) e uno dei simboli maggiori della musica inglese e quindi, per traslato, della musica pop tutta. Ora, dopo aver precisato la straordinarietà, intesa come non ordinerietà, del fattore-quinto-album-di-un-gruppo-indie-rock-nato-dopo-gli-Strokes (sarebbe bellissimo mutuare dal cristianesimo l'espressione a. S. e d. S, antre Strokes e dopo Strokes), c'è da sottolineare il fatto che questi quattro raghezzini hanno fatto ogni volta un album molto diverso dal loro precedente. Ogni disco degli Arctic Monkeys era sempre una disco degli Arctic Monkeys, ma non era una semplice variazione sul tema del bestseller Whatever People Say I Am, blablabla, perché a quel punto sarebbe stato facile. Prima hanno "appesantito" emotivamente e snellito chitarristicamente la formula con Favourite Worst Nightmare, album sottovalutatissimo (altra espressione molto cara agli intellettuali delle webzine fino a 4-5 anni fa), per poi deflagrare dopo l'approccio sessuale con Josh Homme che, evidentemente, in fase di produzione è uno che il suo lavoro lo fa da dio. Quest'influenza, questo marchio a fuoco e sabbia, ha accompagnato le scimmie dal 2009 e non li ha lasciati né con Suck It and See, né tantomeno con AM. Mi potete venire a dire in qualsiasi modo che quello del 2011 è un capolavoro del brit-pop duro e puro, e io non avrei mica nulla da obiettare, ma non si può negare il fatto che i suoni desertici che ci hanno fatto amare la Sky Valley non si sentano, o che l'influenza non abbia modellato alcune canzoni, un certo modo di scrivere testi di Turner, perfino alcuni modi di suonare del fido batterista, per non parlare delle linee di basso e della presenza di quell'organetto che fa tanto Golden Bay fine anni '60. E non è che dici, tanto questi hanno avuto un casino di tempo per perfezionarsi, per sperimentare fino ad arrivare alla quadratura del cerchio: macché, oh! Cinque album (più un side project di Alexuccio e un suo EP di colonna sonora - MERAVIGLIOSO) dal 2006 ad oggi. Lavori in corso.
E poi, parliamoci negli occhi, li avete visti i video dei loro live? Una rockstar che diverte a questo modo, che arriva sul palco evidentemente su di giri, che sbaglia canzone da attaccare (Bologna 2011, i was there perché nel 2009 l'aereo costava troppo), che si pettina i capelli ingelatinati tra una canzone e l'altra,che all'iTunes Festival dimentica le parole di 505, che fa battute stupende tra una canzone e l'altra e che si muove in quella maniera impacciata, volutamente paracula e adorabile dal fondo del cuore, una figura così, dicevo, dove altro la trovate? Un sorriso sornione come quello di Alex mentre canta R U Mine?, sempre lei ancora lei, chi ve lo replica? È una rockstar. E di rockstar così si sente una mancanza bastarda.
A CAPO
You got me baby, are you mine?
Ah, oh, figata, si vedono gli A CAPO