Anche quest’anno, come ogni anno.
Quest’anno ho ascoltato una quantità di dischi sinceramente vergognosa. Chiaramente, gran parte di questi non sono stati particolarmente memorabili, però ne ho anche ascoltati tantissimi che mi sono piaciuti un botto, e quando ho dovuto buttare giù i nomi per la classica, senza pensarci troppo ho tirato giù venticinque dischi che mi sono piaciuti. Andando poi a vedere la lista che mi sono fatto su RYM, la situazione è peggiorata, ed è per questo che la lista la pubblico solo ora.
Facciamo le classiche premesse. Cliccando sul nome del disco vi rimando al link di Spotify.
Intanto, volevo comunque segnalare la release di The Carnegie Hall Concert di Alice Coltrane, che se non fosse stato un disco live di un sacco di tempo fa sarebbe stato facilmente in top 5, è un disco incredibile di un’artista altrettanto incredibile.
Prima di passare alla top 30 vera e propria smollo cinque dischi che mi ha distrutto non mettere nella top 30, ma la vita è dura e non è che psso stare a decidere sta top per sei anni.
Ok Quindi ecco, sono tutti disconi incredibili, quindi ascoltateli. E non questi non sono in ordine, se non alfabetico.
Nick Cave & The Bad Seeds - Wild God
Ora andiamo con la top vera e propria.
30. Nilüfer Yanya - My Method Actor
Un gran bel disco di cantautorato più “rock”. Ok, apro questa parentesi. Mi dà al cazzo ormai dire “rock,” perché quando dici rock ormai le persone immaginano la musica rock da virgin radio, alla Foo Fighters per capirci. E questo non lo è minimamente, Yanya fa una musica di puro cantautorato, sì, prendendo spesso dei suoni cari alla tradizione rock, o magari una certa attitudine al crescendo sonoro per incrementare l’intensità della canzone sul finale; queste sono cose indubbiamente rock, solo che non vengono più percepite necessariamente così, per quella associazione a virgin radio che dicevo prima. È colpa della morte del rock? È colpa della morte di Steve Albini? È colpa dell’ascoltatore medio? Non saprei dirlo. Ma tant’è. Comunque ascoltate My Method Actor, sentitevi anche voi vulnerabili dopo i suoi 45 minuti, e poi abbracciamoci tutti.
29. Milton Nascimento & Esperanza Spalding - Milton + Esperanza
Sinceramente non mi aspettavo niente di meno di questo. Non sapevo che uscisse, e quando l’ho scoperto ho letteralmente urlato, perché comunque un conto è quando a collaborare sono due artisti della stessa età, un conto è quando uno dei due è un mostro sacro di oltre ottant’anni. Fate conto tipo la collaborazione tra Jamie xx e Gil Scott-Heron, ma pompata di steroidi. Comunque rispetta perfettamente le aspettative: un mare di eleganza, sensazioni evocate con gusto e non un tanto al chilo, è tutto bello.
28. King Hannah - Big Swimmer
Senza farla troppo lunga: bellissime melodie, bellissime atmosfere, bellissime discese in momenti di post-rock molto rumorose. Ma nel senso, proprio belle.
27. Blood Incantation - Absolute Elsewhere
Quando ogni paio di settimane vado a guardarmi la top 50 degli album su RYM, l’unico genere da cui sto alla larga praticamente sempre è il metal - o quantomeno un certo tipo di metal: questo. Del death metal non me ne frega molto, e spesso e volentieri i dischi che prendono i voti alti sono dischi super tecnici, magari cervellotici e complessi, che per quanto possa capire e apprezzare veramente mi fanno cascare i coglioni nel water come gli sketch sui vecchi. I Blood Incantation, andando poi a vedere la discografia, mi sembravano non rispettare al 100% lo stampo dei classici dischi death metal (mi ricordavo nello specifico l’alieno con gli occhioni nella copertina del disco precedente), quindi questo nuovo l’ho ascoltato sinceramente a tempo perso. Sai quando devi andare al supermercato, non sai di cosa hai voglia e non ci sono nuove puntate di podcast? Ecco, così. Solo che poi non sono più andato al supermercato, perché ok il death metal mi lascia abbastanza freddino (e infatti il cantato secondo me è la parte più debole del disco), ma poi quando finiscono le parti con i riffoni pestati e le strutture si aprono e diventa più ripetitivo e meditativo è un viaggione allucinante. I riferimenti al krautrock sono evidenti, ma non solo al movimento originale, ci mettono dentro anche diverse suggestioni di gente che è stata influenzata da quella roba. Per dire, in due canzoni di fila mi sono ritrovato a pensare prima ai Can e poi ai Tool - pur con tutte le differenze dal caso. Sicuramente una delle sorprese dell’anno.
26. BIG|BRAVE - A Chaos of Flowers
Sono un romantico. Per cui, quando mi sono trovato ad ascoltare il nuovo disco dei(delle?) Big|Brave, sono stato proprio assalito dalla nostalgia, ricordandomi del periodo d’oro del post metal. Per darvi due coordinate, stiamo parlando di un disco che usa appunto suoni metal per gli strumenti, cantato con una voce estremamente suadente e calma, e che è calmo e meditativo anche nella parte strumentale, nonostante i suoni. Ci sguazzo in questa merda. Chiaramente non è un disco che puoi ascoltare in tutti i momenti (nessun disco post metal lo è), ma quando arriva il momento è una cosa bellissima.
25. Elucid - Revelator
Visto che stranamente non è uscito un disco di Billy Woods, allora va messo in classifica un disco in cui Woods è in qualche canzone. No vabbé, cazzate a parte, Elucid è un fenomeno, e specialmente in questo disco le basi sono proprio grevi, oscure da morire e spesso senza un vero e proprio beat. Cioè, il beat c’è (ovviamente - e anzi, in molte tracce la batteria è proprio in primo piano, come se fosse suonata dal vivo), quello che intendo è che è quanto di più lontano ci sia da un tipico beat hip hop. Tipo in Ikebana (che sto ascoltando adesso). È uno spettacolo, che vuoi di più?
24. JPEGMAFIA - I Lay Down My Life for You
La cosa che mi ha sempre fatto abbastanza uscire pazzo di Peggy è il fatto che le basi che usa siano proprio violente come suoni: il primo pezzo di questo disco addirittura inizia con degli accordi proprio metal, ma in generale anche quello dello scorso anno era proprio distorto, che cambiava all’improvviso, quasi schizofrenico. E ‘sto fascino lo mantiene eccome - ci sono dei passaggi che addirittura sono segnati come ritornelli su Genius e non hanno delle caratteristiche di un ritornello, e non voglio neanche parlare delle outro strumentali. Poi lui ha dei flow splendidi, spesso e volentieri i testi hanno dei passaggi proprio divertenti e dei riferimenti non comuni (Candlemass mentioned in don’t rely on other men).
23. Julia Holter - Something in the Room She Moves
Classica Juliaholterata. Canzoni bellissime, sospese, destrutturate, amorevoli e morbide. Ho letto che qualcuno si è lamentato della lunghezza, e posso capirlo essendo quasi un’ora, però d’altro canto il fatto che i dischi siano così lunghi e diano la possibilità di perdercisi dentro è uno dei fascini maggiori dei dischi di Julia Holter.
22. t0ni - Ego Death Memories
Verrebbe quasi da chiamarla ambient, per il mood disteso e malinconico, però non è ambient per niente, le melodie sono in primissimo piano e sono in realtà loro le protagoniste, sono loro a creare l’atmosfera. Va tutto a braccetto, ed è una coppia bellissima. Lode particolare alla copertina splendida.
21. The Cure - Songs of a Lost World
Vogliamo dire nostalgia canaglia e chiuderla qui? Considerando che di sto disco si è detto già di tutto, direi che ci sta. Nostalgia canaglia.
20. Jessica Pratt - Here in the Pitch
Credo che la cosa più bella di questo disco sia l’imprevedibilità. Il fatto che duri poco il disco e durino poco le canzoni fa sì che la classica struttura strofa-ritornello-strofa-ritornello non risulti mai prevedibile, e poi Pratt mette così all’improvviso dei cambi di melodie o dei gorgheggi (parole orrenda) che non ti aspetti, e quindi risulta tutto freschissimo. Disco abbastanza strano, ma di una stranezza proprio bella.
19. Shellac - To All Trains
Già il fatto che esca un disco DI Steve Albini è una rarità. Adesso è l’ultimo. RIP. Un gigante.
Ah poi comunque il disco spacca tutto eh, non è qui solo per mere questioni di cronaca (e di cuore), è proprio bello.
18. Satoko Shibata - Your Favorite Things
Potrei sinceramente chiuderla qui dicendo “uno splendido album pop” e basta. Nel senso, il songwriting è a livelli altissimi, le canzoni sono godibili e scorrono via come l’olio caldo, ma proprio come l’olio caldo ci sono alcune cose, alcune melodie, alcuni hook (noi italiani abbiamo fatto i miracoli musicalmente, poi però il regno se lo sono preso gli inglesi e dobbiamo usare ‘sti termini del cazzo perché non abbiamo il corrispettivo italiano, dio canaglia), che sono talmente eccezionali che non ti mollano anche dopo giorni. Quindi, per tornare al punto, uno splendido album pop e basta.
17. Iceboy Violet & Nueen - You Said You’d Hold My Hand Through the Fire
Classica chicca a sorpresa. Tecnicamente parlando, si tratta di un disco rap, però, complice il tipo che spesso canta proprio invece di rappare, ‘st’etichetta lascia un po’ il tempo che trova. Su RYM tra i generi c’è Weightless, che non sapevo neanche fosse un genere, ma descrive benissimo il mood del disco. Atmosfere sospese e sempre un po’ oscure/malinconichette + flow devastante + ottime trovate di produzione + Hyperdub in grandissimo spolvero = disco splendido
16. Kim Gordon - The Collective
Non ascolto i Sonic Youth tanto quanto vorrei, non sono un grande esperto della loro discografia, nonostante la stima che nutra nei loro componenti e in quello che fanno. Tanto premesso, trovo molto divertente la sorpresa che provo ogni volta nel constatare che un membro dei Sonic Youth faccia un disco dai suoni molto difficili che però risulti godibile come nessun altro in questo campionato. Una band di fuoriclasse, e Gordon forse è la più fuoriclasse di tutti.
15. Godspeed You! Black Emperor - No Title as of 13 February 2024 28,340 Dead
Vabbé raga cosa volete che vi dica? Sono i GY!BE e questo è un disco dei GY!BE. Non ci sono quei crescendo catartici che ti distruggono l’anima, ma d’altro canto non è che possono farlo ogni volta. Questo disco in effetti è più atmosferico, meno strutturato e più fatto, diciamo, di momenti (o almeno questa è stata la mia impressione), solo che appunto, loro sono i GY!BE e anche volendo un disco brutto non lo riescono a fare. Ah sì, Palestina libera.
14. Floating Points - Cascade
Floating Points per me ha sempre avuto un problema: quando l’ho visto dal vivo, e quando comunque guardo dal vivo i suoi concerti con la band, fa un certo tipo di musica, francamente esaltante; quando invece fa i dischi, fa sempre cose molto diverse da quella vibe, e la cosa mi ammosciava molto. Chiaro, per Promises non vale il discorso, diciamo che mi riferisco ai dischi fino al 2020. Dal vivo infatti suonava una cosa riconducibile al jazz, per quanto ovviamente super ibrido e molto vicino all’elettronica, mentre sui dischi tornava ad una musica elettronica (chiamiamola UK Bass, anche se detesto il termine e secondo me nel suo caso non c’entra manco tanto) sinceramente scialba, che poteva azzeccare il singolo pezzo ma a livello di disco con me non ha mai funzionato più di tanto.
E quindi che ha fatto con Cascade? Una cosa che non c’entra un cazzo, ha piazzato delle bordate tech house una dietro l’altra, per un’ora di musica che non ha cali se non quando lo decide lei, e se anche lo decide lei, il calo segue le sue condizioni. Quasi commovente.
13. English Teacher - This Could Be Texas
Se mi avessero detto che avrei messo un disco, chiamiamolo così, indie rock nella top 15 di fine anno avrei pensato boh, ad un ritorno dei Pavement o qualcosa del genere, perché questo è uscito davvero dal nulla. Però effettivamente ha una qualità incredibile, e soprattutto non suona come un disco indie rock, con quei suoni e quelle chitarrine ancorate ad almeno dieci anni fa; suona moderno, i testi sono moderni (per quanto moderno possa essere un disco “rock”) e intelligenti, è davvero tutto bello. Per certi versi mi viene quasi da dire che questo sia la versione di quest’anno di Blue Rev degli Alvvays, ma con le dovute differenze, sia nel mood e se vogliamo nel genere, sia nel fatto che per bello che sia questo disco non è appiccicoso come Blue Rev, non ha necessariamente lo stesso spirito da “ma fammelo rimettere da capo.” Oddio poi dico così adesso, ma magari l’anno prossimo continuerò ad ascoltarli una volta a settimana come gli Alvvays, chi lo sa.
12. Nala Sinephro - Endlessness
Un disco talmente bello e talmente delicato (nonostante ci siano diversi elementi anche spigolosi in giro per le varie tracce, specialmente la batteria secondo me), che praticamente vola via. Ha una durata normalissima, ma sembra durare 25 minuti come i dischi hardcore. Eccezionale, per me un miglioramento rispetto al disco precedente, già di suo splendido.
11. Nicolás Jaar - Piedras 1
Nicolino che torna a fare canzoni (anche) per far ballare (anche). Datemene ancora.
10. Ghost Dubs - Damaged
Io ho un grandissimo deboler per il dub. Se poi come in questo caso ci metti l’attitudine techno (perché su RYM ad esempio è segnato come dub techno, ma la techno vera e propria insomma, non è che ci sia davvero, è più una questione di richiami che altro) e l’oscurità, ci togli il vibe per la marijuana e ci metti invece una bella dose di Andy Stott, io sono perdutamente tuo.
9. Mabe Fratti - Sentir que no sabes
Ogni volta che sento dischi che hanno quest’approccio mi viene in mente ¡Ay! di Lucrecia Dalt, che ho sottovalutato in maniera drammatica all’uscita e poi ho rivalutato come pochissimi altri dischi negli ultimi anni (complice un concerto clamoroso). Quando dico “quest’approccio” mi riferisco al fatto che è un disco incredibilmente arioso, che costruisce tutta la sua magia sul fatto che, nonostante ci possano essere molti strumenti, questi non sono mai invadenti, non costruiscono mai il famoso muro di suono, e anzi molto spesso lo strumento aggiunto è il silenzio. Approccio appunto simile a quel disco di Dalt o di Nicolino Jaar. Non che basti quello naturalmente, perché Sentir no que sabes è un disco pazzesco, fatto sì di tanta sperimentazione (perché, checché se ne dica, suona comunque il violoncello come strumento solista), ma soprattutto di canzoni, che sono splendide e molto evocative di atmosfere per niente banali. Poi ci ho parlato dopo il concerto e lei è una tatona, che fa sempre bene.
8. Tyler, the Creator - Chromakopia
Il disco potrà anche avere tutti i difetti di questo mondo, però ogni volta io ripenso al primo ascolto, il giorno dell’uscita, sul divano con le cuffie giocando a qualche gioco idiota sul telefono, e all’entusiasmo per aver sentito una cosa fuori di testa. E anche dopo averlo ascoltato X volte, aver letto i testi e tutto quanto, l’impressione rimane pressocché la stessa: è un disco pazzesco non per il songwriting che spicca, non per la coerenza del disco o per i suoni scelti - è bello sia per questi fattori, sia soprattutto per la libertà totale che Tyler si è preso nello strutturare queste canzoni. Perché, al netto di alcune cose veramente cringe (tipo il ritornello, chiamiamolo così, di Judge Judy), tu non sai mai cosa aspettarti: adesso hai sentito un verso con sotto praticamente un assolo di basso alla Thundercat, ma poi appena finito potrebbe tranquillamente partire un pezzo di piano che rimane perfettamente coerente con la canzone pur non centrando un cazzo con tutto quello che è venuto prima o che verrà dopo. E a me sta cosa manda al manicomio, soprattutto quando tutti questi elementi quadrano perfettamente il cerchio.
7. Beth Gibbons - Lives Outgrown
Non chiedetemi come, ma siamo riusciti a lasciare Beth Gibbons fuori dalle top 5. Non me lo spiego. Ok che i numeri sono solo numeri, e ok che non ci posso fare niente se ci sono 5 dischi che mi sono piaciuti di più, ma tant’è. Che poi ne sto parlando come se sia una cacata, ma è un disco di cristo incatramato. Pazzesco. Ascoltatelo, amatelo.
6. Adrianne Lenker - Bright Future
Considerando che letteralmente la prima volta che ho ascoltato i Big Thief è stata nel 2019, non capisco davvero il motivo per cui la musica loro e di Adrianne Lenker ci abbia messo così tanto a far breccia in questo cuore diversamente giovane. Fatto sta che ora ci sono riusciti, e praticamente tutto quello che esce a nome Big Thief/Adrianne Lenker è stato toccato da Re Mida. E infatti sto disco ti strappa il cuore e te lo butta nell’indifferenziata.
5. Kendrick Lamar - GNX
MUSTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARD
4. Chelsea Wolfe - She Reaches Out to She Reached Out to She
Semplicemente il suo disco migliore. Non riesco a spiegarmi come suoni sempre un po’ diversa ad ogni suo disco pur rimanendo indubbiamente 100% Chelsea Wolfe. Regina dell’oscurità per un motivo.
3. Arooj Aftab - Night Reign
Oggi mi sento così.
Secondo disco che ascolto di Aftab solista, e mi ha proprio spazzato via; il suo disco precedente, quello che le ha fatto fare il botto e quello che mi pare di capire viene sempre citato come il suo migliore, è bellissimo, però ha il difetto di essere monotono, nel senso che il mood è costante per tutta la durata del disco ma è musicalmente abbastanza impenetrabile per me, perché è sia troppo improntato sui testi (che ovviamente non capisco), sia parecchio lontano dalla musica tradizionale occidentale (che, come si può facilmente capire da questo listone, è la maggior parte dei miei ascolti). Night Reign invece ha diverse canzoni con una struttura più vicina al jazz normale, e ha anche tre canzoni su nove in inglese, il che rende la fruizione del disco molto più immediata, riuscendo ad immergersi anche alle canzoni cantate in Urdu.
2. Magdalena Bay - Imaginal Disk
Tecnicamente non posso parlare di sorpresa, perché il loro primo disco l’avevo ascoltato ed era stato anche trattato molto bene (8 spaccato su Pitchfork, settimo miglior album del 2021 su RYM, eccetera), ma non mi aveva particolarmente colpito, l’avrò ascoltato due tre volte e basta. Questo invece l’ho ascoltato la prima volta e alla seconda canzone mi ha colpito in fronte fortissimo. Dura un sacco ma non rallenta un secondo, ed è una super canzone dietro l’altra. Classico disco che secondo me dovrebbero ascoltare tutti ma non ho più quel genere di fiducia verso le persone, quindi ascoltatelo solo se volete ascoltare davvero della musica bella.
1. Charli XCX - brat
È un disco per me strano - a livello di moralità mia personale intendo. Perché se da un lato è il disco più solido che Charli ha fatto finora, è anche scevro da alcune di quelle robe fuori di testa che ha fatto in passato su altri dischi. Ciò detto, è un disco di cristo. Sicuramente il più a fuoco a livello di scrittura delle canzoni, che sono tutte canzoni pop praticamente perfette, ci sono i pezzacci da ballare che mi hanno sempre fatto volare nei suoi dischi precedenti, ma la cosa che mi ha colpito di più sono le canzoni più intime, quelle in cui lei parla di problemi molto terreni e lo fa non solo con un’emotività per me molto forte, ma lo fa con un linguaggio che difficilmente ho trovato in altri dischi pop, che solitamente si esprimono con frasi più enigmatiche, che richiedono comunque un minimo di interpretazione. Invece lei ci va giù col massimo della franchezza, e generalmente Girl, So Confusing (specialmente nella versione col featuring di Lorde) e I Think About It All the Time mi fanno proprio piangere. Quindi, insomma, il meme arriva fino a un certo punto (ed è bellissimo), ma brat invece percorre tutta la distanza. Non ho ascoltato nessun altro disco che mi abbia esaltato così tanto quest’anno.
Il mio Spotify Wrapped, ma fedele agli ascolti veri e non solo quelli fatti su Spotify.
Solitamente questo è il punto in cui metto il link della playlist e basta. E lo farò comunque. Il link è QUI SOTTO AMISCI ATTENZIONE CLICCATELO TUTTO:
https://open.spotify.com/playlist/2rxG5DDrnp0k1nhIim6Cul
Se invece siete brava gente e avete Tidal, il link è qua: https://tidal.com/playlist/9532b7bd-52c4-404a-b06d-13d5cfafb76d
Però quest’anno ci sono alcune canzoni su cui volevo dire una roba, quindi metto anche dei link YouTube delle canzoni e ci lascio un commentino.
La canzone dell’anno è dal mio disco dell’anno, cosa che, a pensarci, non succede spessissimo. In realtà avevo grossissimi dubbi su quale mettere, nel senso che Von Dutch è di gran lunga la mia preferita di Brat, però quel disco (come ho già detto) è pieno di pezzi della madonna. E quindi che fai, non la metti Girl, So Confusing con Lorde? O I Think About It All the Time? No, non ce le metto.
Joshua Idehen - Mum Does the Washing
L’altra canzone dell’anno è questa roba che non so come non è diventata la cosa più famosa del mondo. Generalmente non mi piacciono le canzoni che fanno troppo affidamento sul testo, soprattutto quando il testo è abbastanza cervellotico, però mi è totalmente impossibile ignorare quanto la trovi divertente. Che pezzo eccezionale.
Anche questa volta la Nubyona (inter)nazionale ha fatto la traccia con influenze raggae. Anche questa volta è una bomba totale assoluta - a differenza dello scorso anno, però, conserva un po’ di struttura più jazz, e ha una melodia proprio trascinante che sembra quasi presa da un disco degli Ezra Collective.
Il flow di Dua Saleh è una cosa che ogni volta che pubblica qualcosa mi manda giù di testa.
Mi dispiace molto che per me Brittany Murphy non regga molto sul disco intero, perché sulla singola traccia è veramente devastante. Questa è pazzesca. Poi metti su il disco, che tra l’altro non dura neanche molto, e man mano ti perdi. Sigh sob.
Grande delusione anche il disco dei Kneecap. Il problema secondo me sta nelle basi, nel senso che ci sono i casi in cui la azzeccano e spacca tutto, e poi ci sono invece dei casi in cui nonostante il loro flow sia atomico, ti ammoscia tantissimo. Capisco l’importanza di DJ Próvaí nel gruppo, ma forse li limita un po’.
Non riesco ad esprimere la felicità di avere finalmente una canzone dei Fontaines DC che mi piaccia tantissimo.
Senza alcun dubbio una delle canzoni dell’anno. Un filo diversa da quello che di solito facevano i Mercury Rev (addirittura mi sembra assomigliare ad alcune cose doom jazz, pensa te), ma comunque un centro pieno. Non si può dire lo stesso dell’album, ma questa canzone basta e avanza.
Sinceramente non capisco come nelle varie playlist sia finita Floating on a moment invece di questa. Nel senso, non che Floating on a Moment faccia cacare, figurarsi, però per me Reaching Out, con il crescendo clamoroso che ha, è proprio per distacco la migliore del disco, che di per sè è già splendido.
Ma che voce ha? Ma che è? Ma da dove è uscito?
Charli XCX - Everything is romantic featuring Caroline Polachek
Sì, Charli ce l’ho già messa. Ma mi pare che fu Churchill a dire che il pallone è mio e gioca chi dico io.
Ma non solo di dischi si campa, quindi ecco alcuni concerti particolarmente belli con eventuali momenti particolarmente mirabili.
- Arooj Aftab, 13 ottobre, National Concert Hall, Dublino - highlight: il crescendo che ha fatto a due canzoni dalla fine (non so quale canzone fosse), di una potenza pazzesca.
- The Bug & Flowdan, 2 febbraio, Button Factory, Dublino - highlight: le prime cinque canzoni in cui c’era così tanto fumo da vedere solo colori, e la ciliegina sulla torta è stata Flowdan che durante la canzone dice allo staff di spegnere la macchina del fumo.
- Nick Cave & The Bad Seeds, 13 novembre, 3Arena, Dublino - highlight: Jubilee Street. Ho letteralmente cominciato a piangere al primissimo accordo e ho finito a metà della canzone dopo. Una roba che non si spiega.
- Marta Del Grandi, 17 agosto, Whelan’s, Dublino
- GYBE, 27 settembre, National Stadium, Dublino - highlight: HANNO SUONATO PISS CROWNS ARE TREBLED RAGA MA DI CHE PARLIAMO
- LCD Soundsystem, 26 giugno, Malahide Castle, Malahide - highlight: Dance Yrself Clean - specialmente quel drop. Pazzesco.
- Maruja, 9 novembre, Whelan’s, Dublino - degli esaltati.
- The Smile, 7 marzo, 3Arena, Dublino
- Sunn O))), 25 marzo, National Concert Hall, Dublino - più un’installazione artistica che un concerto
- Tool, 3 giugno, O2 Arena, Londra - eh raga, sì
Stavo addirittura pensando di fare una classifica delle migliori serie manga, però non ne ho lette abbastanza, quindi fa niente. Se mi seguite su IG, tanto, potete vedere i recap periodici che faccio. Butto dei titoli a caso: Skip & Loafer di Misaki Takamatsu, Evol di Atsushi Kaneko, Hirayasumi di Keigo Shinzo, Saru di Daisuke Igarashi, Even Though We’re Adults di Takako Shimura, Sanctuary di Bronson e Ryoichi Ikegami, Takahashi del negozio di biciclette di Arare Matsumishi. Ah vabbé, e One Piece, ma che lo dico a fare.
Mo i film.
I film soffrono, per me ma sono sicuro anche per molti altri, della sindrome da Oscar. Quando penso al miglior film che ho visto nel 2024, penso solo a Dune e Anora, perché per me i film che sono usciti prima degli Oscar sono film del 2023.
Il problema è che, non solo Poor Things è uscito nel 2024, ma soprattutto che la cerimonia degli Oscar è stata a marzo inoltrato, quindi praticamente per me il primo trimestre del 2024 doveva andare a farsi fottere. Bene ma non benissimo. Per fortuna però abbiamo i siti dove possiamo loggare i film che ci dicono le date precise in cui li abbiamo visti. Come potete intuire, le prime cinque posizioni sono in ordine, poi dalla 6 alla 10 sono in ordine alfabetico. A sto giro vi beccate i link di Letterboxd.
Furiosa: A Mad Max Saga, di George Miller
Io capitano, di Matteo Garrone
The Holdovers, di Alexander Payne
Wallace & Gromit: Vengeance Most Fowl, di Merlin Crossingham e Nick Park
All'anno prossimo.